Sono l'autismo e i disturbi comportamentali giovanili ad impegnare maggiormente la Neuropsichiatria Infantile dell'Asl Cn1 diretta dal dottor Franco Fioretto. E' in queste due sfere che i casi hanno subito un forte incremento e richiedono sempre più risorse e attenzione.
Se per quanto riguarda l'autismo si tratta di un aumento progressivo, per i disturbi del comportamento tra i giovani, invece, il vero boom è esploso con la pandemia Covid. Effetti e conseguenze, infatti, sembrerebbero resistere ancora oggi senza segnali di ripresa e anzi con una prospettiva poco rosea.
Autismo e il progressivo aumento dei casi
“Negli ultimi 20 anni – spiega Franco Fioretto - si è verificato un graduale incremento di casi di autismo. Oggi si inizia a parlare di disturbi del neurosviluppo di cui fa parte, riservando una maggiore attenzione diagnostica a questa sfera. Inizialmente non veniva diagnosticato in maniera esatta e completa e probabilmente tutt'oggi stiamo sottovalutando qualche aspetto.
Nel tempo si sono affinate le attenzioni, anche con diagnosi precoci via via più precise e accurate. Oggi si parla di uno spettro autistico che parte da un quadro più leggero della compromissione della parte cognitiva, fino ai casi a basso funzionamento con difficoltà di parola, per cui servono strategie comunicative come i pittogrammi, con un livello di ipersensibilità e di facile scompenso rispetto all'elemento di novità e cambiamento.
Resta ancora lavoro da fare - precisa Fioretto -. Se, infatti, l'alto funzionamento maschile (difficoltà di socializzazione e cognitiva, interesse selettivo) lo riconosciamo abbastanza precocemente, in Italia non riusciamo ancora a diagnosticare bene quello femminile a causa del cosiddetto meccanismo di mascheramento, attivato dalla ragazza per paura di esclusione dal gruppo di amiche o compagne di classe e cerca di fingere degli interessi, che però regge fino all'adolescenza o giovane adulto quando poi sfocia in crolli di disadattamento o grave disagio poichè insostenibile".
In provincia di Cuneo, come in Piemonte, un ragazzo su cento è autistico. Nella fascia dei bambini più piccoli 1 su 76.
“L'evoluzione nella diagnosi – continua il primario della Neuropsichiatri Infantile dell'Asl Cn1 - si è ottenuta nel riconoscimento di diversi disturbi contemporaneamente. Sono infatti maggiori i casi di autismo con presenza di deficit dell'attenzione e con iperattività, che può riguardare ragazzini anche non autistici e in particolare sui maschi rispetto alle femmine. In questi casi ci avvaliamo anche di una terapia farmacologica specifica (somministrata solo in ambito ospedaliero). Attualmente, su questo fronte, stiamo sperimentando nell'ambito di uno studio pilota il trattamento di una 50ina di ragazzi autistici con deficit attenzione con modalità innovative di presa in carico”.
Che cosa sta succedendo? Perchè aumentano?
“Non basta dire che ne diagnostichiamo di più e meglio – prosegue Fioretto – e preciso che l'autismo non è colpa dei genitori o della famiglia. Sicuramente c'è una base poligenetica, ma contemporaneamente si ritiene incida anche l'esposizione a fattori inquinanti, in aumento anche quelli, durante la gravidanza. E' quanto è emerso da alcune ricerche negli Stati Uniti la cui indagine si è focalizzata su dove la madre abbia trascorso la gravidanza.
Come si sta lavorando
Una volta individuata la tendenza e le aree di intervento si passa all'azione.
“Cerchiamo di arrivare ad una diagnosi precoce per la maggior parte dei casi – spiega Fioretto - , che, come detto, sono in aumento e in tutte le fasce di età. L'altro aspetto su cui stiamo lavorando è quello di avere una scuola sempre più preparata, intesa come palestra di socializzazione, e con insegnanti formati”.
Ma il lavoro maggiore del centro sovrazonale è concentrato sulla prevenzione anche grazie ai fondi ricevuti per attività mirate.
Disturbi comportamentali e la brusca accelerata in tempi Covid
Un quadro quello descritto finora a cui si aggiunge l'aumento tra gli adolescenti cuneesi dei disturbi comportamentali. Da quelli autolesivi all'anoressia nelle ragazze, da quelli eterolesivi dei ragazzi ai tentati suicidio emerge una situazione critica.
“I nostri adolescenti non stavano bene manco prima della pandemia – evidenzia Fioretto - ma il boom è arrivato per le ragazze nella seconda ondata pandemica e per i ragazzi nella terza e quarta.
Dalla seconda ondata è mancata la scuola, intesa come spazio di socializzazione al mattino e come punto di incontro al pomeriggio per andare da qualche parte. E' un importante punto di riferimento intrascolastica ed extra. In casa, intanto, hanno cominciato a soffrire la convivenza forzata con i nuclei familiari. Criticità di convivenza ed economiche e in qualche situazione di lutti hanno scatenato paura e angoscia...per non tralasciare i casi di long covid con conseguenze di annebbiamento cerebrale.
Le prime a soffrire sono state le ragazze con forti crisi depressive e comportamenti autolesivi (procurandosi tagli) o disturbi alimentari fino a raggiungere picchi di casi di anoressia del 140% nel Cuneese.
Dalla quarta ondata pandemica si sono aggiunti i ragazzi con l'aggressività sia verbale che fisica.
La scuola è ricominciata e si è tornati ad uscire e a rifrequentarsi, ma quello scompenso non è stato recuperato, anzi se la fascia interessata era quella degli adolescenti, ora si è ampliata coinvolgendo via via anche i pre adolescenti.
Se i casi problematici e patologici sono aumentati lo sono anche i ricoveri, con un incremento del 50%. In alcune situazioni è il ragazzo a preferire l'ospedale a casa propria.
Nella maggior parte dei casi quello che emerge è un forte bisogno generalizzato di attenzione e di ascolto. Ad esempio il tagliarsi è un atto per provare un'emozione, una sensazione rispetto a una situazione di paralisi emotiva. Ciò che accomuna questi gesti è il tentativo di richiamo, che nelle ragazze talvolta viene verbalizzato, cosa che avviene con maggiori difficoltà con i ragazzi.
Ma, per quanto riguarda i minori il nostro non è il territorio più drammatico.
La cosa più preoccupante – conclude Fioretto - è che la nuova generazione non ha più speranza nel futuro. E' quanto emerso da alcune recenti statistiche su generazioni a confronto illustrate nel corso del progetto giovani transfrontaliero con la Francia”.