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Cronaca | 18 febbraio 2025, 11:43

Crack Egea, la difesa di Carini: "Perché reinvestire 3 milioni di utili in azienda se la sapeva decotta?"

L’ex patron della multiservizi insieme a tre manager e altrettante società al centro delle indagini concluse dal procuratore aggiunto astigiano Laura Deodato. La contabilizzazione dei ratei attivi tra le leve che secondo le Fiamme Gialle avrebbero consentito di nascondere i reali risultati di un gruppo in difficoltà già prima della tempesta dei prezzi dell’autunno 2021

PierPaolo Carini, ex presidente e amministratore delegato di Egea Spa

PierPaolo Carini, ex presidente e amministratore delegato di Egea Spa

Dopo il sequestro da 3,6 milioni di euro eseguito nel luglio scorso dalla Guardia di Finanza nei confronti dell’ex presidente e amministratore delegato PierPaolo Carini,  nei giorni scorsi la Procura della Repubblica di Asti ha notificato ai soggetti indagati l’avviso di conclusione indagini in capo a quattro soggetti che furono ai vertici della capogruppo Egea Spa e delle società controllate Egea Commerciale Srl ed Egea Pt.

Oltre a quello di Carini, difeso dall’avvocato Michele Galasso, i nomi da tempo sul registro degli indagati sono quelli di Daniele Bertolotti, direttore commerciale e amministratore delegato di Egea Commerciale nel periodo dal 2020 al 2022, difeso dall’avvocato Rinaldo Sandri, di Valter Bruno, consigliere e amministratore delegato di Egea Commerciale fino al giugno del 2023, assistito dall’avvocato Nicola Menardo, e di Giuseppe Zanca, presidente del consiglio di amministrazione e consigliere di Egea Commerciale dal 2017 al 28 febbraio 2023, difeso dagli avvocati Alberto Mittone e Nicola Gianaria. La Procura procede inoltre anche nei confronti delle tre società, indagate come persone giuridiche e assistite dall’avvocata Monica Totolo.

L’ipotesi di indagine, che riguarda gli esercizi compresi tra il 2017 e 2021, è quella di false comunicazioni sociali, al centro dell’inchiesta che il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Torino ha condotto sotto il coordinamento del procuratore aggiunto presso la Procura astigiana Laura Deodato per accertare la correttezza dei conti approvati dal gruppo albese, una delle principali realtà del Nord Ovest nel campo dell’energia e dei servizi quali la gestione del cosiddetto ciclo idrico, della raccolta rifiuti e del teleriscaldamento, con volumi attivi superiori al miliardo di euro, oggi controllata da Iren dopo essere stata al centro di una complessa e impegnativa procedura di salvataggio tramite quella che venne definita dai suoi attori quale "la procedura negoziata della crisi più grande mai realizzata in Italia".

Il salvataggio del gruppo, le cui attività oggi sono confluite in una "new co" controllata dal Gruppo Iren mediante un’operazione che ha visto quest’ultimo intervenire con risorse per 110 milioni di euro,  è avvenuto al costo degli importanti sacrifici accordati da fornitori, banche e obbligazionisti di un gruppo i cui debiti – è stato sostenuto durante la stessa procedura regolata dal Tribunale di Torino – erano arrivati alla somma "monstre" di 800 milioni di euro.

Tramite il lavoro delle Fiamme Gialle e gli accertamenti compiuti da consulenti quali la società di consulenza PricewaterhouseCoopers la Procura astigiana ha inteso accertare se il dissesto che ha portato Egea a un passo dal fallimento si è consumato per esclusivo effetto degli scossoni registrati sul mercato dell’energia a partire dall’autunno 2021, cioè dai mesi precedenti l’attacco all’Ucraina da parte della Russia, o se, come sembrerebbe secondo le tesi di indagine, i suoi prodromi fossero in realtà già ben presenti e ravvisabili in conti che, affinché tale veirtà non emergesse, venivano aggiustati mediante sofisticati meccanismi di contabilizzazione di poste quali i ratei attivi: artifici che sempre secondo l’accusa potevano valere anche il 10% del fatturato.

Il fine, secondo l’accusa, sarebbe stato ovviamente quello di non fare risultare le difficoltà nelle quali la società pubblico privata avrebbe navigato da ben prima che quella tempesta internazionale dei prezzi arrivasse a renderne insostenibile la gestione, in forza di fondamentali e patrimonializzazione per nulla solidi.  Con l’effetto non irrilevante di fare risultare margini e utili che in realtà non esistevano, ma che venivano invece distribuiti agli azionisti. Alla famiglia Carini in primis, detentrice di circa il 60% delle quote. E in subordine ai soci privati e al centinaio di enti pubblici che negli anni avevano acquisito il 30% della società (tra questi il Comune di Alba risultava quale il primo azionista pubblico con l’8% circa del capitale) e che a salvataggio concluso si sarebbero trovati col valore delle proprie partecipazioni praticamente azzerato.

"La corretta rilevazione delle poste contabili avrebbe fatto emergere ingenti perdite in capo ad Egea, nonché l’insorgere di un deficit patrimoniale, già a partire dal 31 dicembre 2017", si legge nelle carte finite ora in mano agli avvocati, che secondo l’enunciato dell’articolo 415 bis del Codice di Procedura Penale avranno venti giorni di tempo per assumere per assumere iniziative come presentare memorie, produrre documenti, depositare documentazione delle indagini investigative, chiedere al Pm nuovi atti di indagini, ovvero chiedere che i propri assistiti vengano sentiti a spontanee dichiarazioni o sottoposti a interrogatorio.

LA DIFESA DI CARINI: "LOGICO REINVESTIRE 3,2 MILIONI IN UN’AZIENDA DECOTTA?"

"Perché Carini avrebbe dovuto reinvestire una significativa quota dei suoi utili in un’azienda che secondo l'accusa avrebbe saputo essere decotta? Eppure lo ha fatto, per ben 3,2 milioni di euro. Questo riprova la sua buona fede rispetto  a quanto accaduto". 

A parlare l’avvocato Michele Galasso, difensore dell’ex presidente e amministratore delegato del gruppo nonché principale indagato per il dissesto della multiservizi che personalmente e tramite una società controllava, insieme alla sua famiglia, con una quota pari a circa il 60%.

"Da visionare e studiare avremo un fascicolo imponente – spiega Galasso –. Parliamo di questioni estremamente tecniche, a partire dalla correttezza delle qppostazioni fatte in Egea Commerciale su alcuni voci importanti come i ratei attivi. Una materia davvero molto complicata, come dimostrano i diversi calcoli effettuati da Guardia di Finanza e Pwc, mentre altre due voci contestate hanno un peso molto relativo dal punto di vista dell’equilibro economico-patrimoniale".

"Sorprende innanzitutto che tutto ciò sia potuto avvenire negli anni senza che nessuno se ne accorgesse – registra quindi il legale –. Noi cercheremo di dimostrare che siamo di fronte a un errore di conteggi, a partire da un’erronea applicazione del sistema elettronico che operava nella valorizzazione dei prezzi dell’energia. Su tali elementi lavoreranno i nostri consulenti tecnici. Ma al di là del fatto che queste poste siano state conteggiate erroneamente da una società controllata, ma di cui il mio assistito non era a capo  – prosegue il legale riferendosi a Egea Commerciale –, al di là anche del fatto che il conteggio era particolarmente complicato, e quindi non possiamo escludere un errore in buona fede, un dato certo riguarda il fatto che Pierpaolo Carini, che pure da questo miglioramento di questa situazione ha tratto dei benefici, ha reinvestito quasi tutti gli utili ottenuti in Egea stessa. Questo, si comprenderà, è un dato molto curioso, se non straordinario, trattandosi di una persona che nell’ipotesi di accusa avrebbe migliorato le poste di una società che avrebbe saputo decotta".

L'AVVOCATO MENARDO:  "VALTER BRUNO HA SEMPRE AGITO CON LEALE SPIRITO DI SERVIZIO"

“Si tratta di contestazioni ad alta complessità tecnica, che richiedono di essere approfondite prima di prendere posizione – spiega l’avvocato Nicola Menardo, che difende invece Valter Bruno -. Il mio assistito è sereno e convinto di avere sempre agito con leale spirito di servizio e nell’interesse degli stakeholder; non è un caso che anche dopo l’avvio delle indagini della Procura di Asti abbia continuato a collaborare col nuovo management per risolvere le criticità finanziarie emerse”.

Ezio Massucco

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