Dalla crisi demografica dei comuni montani alle opportunità da cogliere, passando per l'afflusso record e il limite imposto dal sindaco di Roccaraso: di questo ha parlato Marco Bussone, presidente dell'Unione Comunità Montane (Uncem) ai microfoni di DixTV. Il Piemonte detiene il record di Comuni, oltre cento, in cui in tutto il 2024 non è nata una sola nuova attività economica, e le narrazioni di chi abbandona tutto per trasferirsi in montagna possono essere controproducenti. Ma la montagna continua a essere un'opportunità e deve saper sfruttare i fondi europei e imparare a lavorare insieme: "La logica del noi è l'unica possibile" ha spiegato Bussone.
Il Piemonte ha il numero più alto di comuni montani
La crisi delle imprese è legata indissolubilmente a quella demografica e a quella climatica: più morti, meno nati, sommati all'abbandono dei territori porta alla presenza di meno giovani che possono lanciarsi nel mondo imprenditoriale. "Il Piemonte - secondo Bussone - è contraddistinto dal fatto che siamo la Regione col maggior numero di comuni montani. Dobbiamo ragionare su un altro fronte che è quello delle opportunità: ci sono nuove imprese che sono nate con l'utilizzo positivo dei fondi europei e questo è un fattore da tenere presente e da far crescere".
Uno storytelling fuorviante
Spesso sui giornali e nei media si leggono le storie di chi abbandona tutto per andare a vivere in montagna, ma secondo Bussone la realtà è lontana dalla narrazione. "C'è sempre un po' di retorica e di spettacolo di fonte a queste storie che piacciono, cambiare vita per andare all'estero o in montagna - ha commentato -. In realtà non sono opportunità che tutti possono cogliere, non è per tutti il cambiare vita e andare a vivere in montagna se uno è stato sempre abituato a vivere in un quartiere urbano, è molto difficile adattarsi a contesti diversi. Però ci sono casi di nuovi imprenditori giovani e anche adulti che decidono di investire non soltanto in rifugi alpini. Ci sono persone che decidono di fare impresa nell'agricoltura, nel turismo, e usare fondi europei per questo permettete di creare nuovi ecosistemi. La politica deve muoversi con interventi adeguati, non bastano 30 mila euro per la famiglia che fa un bambino o che si sposta, non è quella la soluzione ma intervenire sui servizi come gli asili nido, agire sui trasporti più efficaci. Agire sui servizi per consentire lo sviluppo economico".
Modello Trentino è la giusta via?
E il modello a cui guardare potrebbe essere il Trentino, che ha ridotto il numero dei suoi comuni per ingrandire i territori e facilitare la collaborazione tra di loro, seguendo e coordinando i progetti dall'alto. "Il Trentino - ha raccontato - negli ultimi 5 anni è passato da 150 a 80 comuni, ha fatto delle vere e proprie fusioni e la Provincia autonoma ha guidato un processo per cui si lavora insieme, la chiamiamo la "logica del noi". Per la montagna significa che si lavora a dimensione di valle, e i servizi e le risposte vengono erogati con 10-15 comuni che lavorano insieme. Possiamo farlo anche in Piemonte, il percorso è già avviato: c'erano le comunità montane, oggi ci sono le unioni montane che già fanno quel lavoro".
Il caso Roccaraso: "La montagna non è un parco giochi"
Infine non poteva mancare una domanda sulla vicenda di Roccaraso, in Abruzzo, che si è vista inondare di turisti anche in seguito a promozioni sui social e la cui amministrazione ha risposto mettendo un tetto massimo di arrivi giornalieri. "Francesco Di Donato, il sindaco di Roccaraso, è un politico capace e una persona che conosce benissimo il suo territorio e il turismo - ha spiegato Bussone - e ha fatto quello che deve essere fatto: non ci può essere un parco giochi che sia preso d'assalto. Il limite va trovato e il sindaco ha trovato con le altre istituzioni un preciso limite. Ha messo anche una condizione: non può essere tutto gratis, la montagna e il territorio non possono essere gratis e alla mercè di chi arriva. Bisogna cambiare la narrazione: la montagna non è un gioco, è uno spazio pubblico e naturale complesso che presenta alcuni rischi, ha bisogno di alcuni limiti".
Ma occorre pensare ai cambiamenti climatici
Da qui il dibattito sulla possibilità di fruizione della montagna e di altre mete turistiche, che in questo modo potrebbero diventare alla portata solamente dei più ricchi: "È la grande domanda a cui dobbiamo riuscire a rispondere con efficacia, consapevoli che l'ambiente naturale è molto fragile e lo diventa sempre di più con i cambiamenti climatici così gravi. Abbiamo un turismo che si polarizza: da una parte alto spendente e dall'altra parte un turismo di massa, dei flussi veloci. Abbiamo in mezzo una possibilità di intendere il turismo come opportunità per le comunità che ci vivono".
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