io_viaggio_leggero - 15 febbraio 2025, 07:00

Mondo Erasmus, viaggi scolastici per adulti: l'intervista a Federica

In questa rubrica troverete interviste a viaggiatori ed esperienze vissute in prima per-sona, lontano dal turismo di massa. Luoghi da scoprire, avventure emozionanti, e an-che storie di vita . Se hai un’esperienza da raccontare… scrivi a : ioviaggioleggero@gmail.com

Federica 47 anni, insegnante di materie letterarie e appassionata viaggiatrice. La sua storia è caratterizzata da uno spirito migrante, è stato sposata con un giapponese e ha vissuto nel paese del “sol levante” per qualche anno. Dal 2016 lavora in un CPIA, la scuola serale per adulti, che accoglie studenti italiani e stranieri dai 16 anni in su. Si tratta di un percorso abbreviato, per chi non è riuscito a completare la terza media o ad ottenere un diploma. Oltre al ruolo di insegnante, Federica ricopre l’incarico di coordinatrice “Erasmus”.

Parliamo dei viaggi studio, raccontaci?

Il programma Erasmus esiste da sempre. Inizialmente era pensato solo per gli studenti universitari, che potevano trascorrere un semestre o un anno all’estero con il riconoscimento degli esami sostenuti fuori dall’Italia. Negli ultimi anni, è stato esteso anche alle primarie, medie e superiori, comprese le scuole per adulti come il CPIA.

Cosa prevede il programma? 

Il personale scolastico, può partecipare a corsi di formazione completamente finanziati dall’Unione Europea; riguardano nuove tecnologie, lingue straniere o percorsi di crescita personale come il potenziamento dell’autostima. Il finanziamento copre il corso, il viaggio, il vitto e l’alloggio. Un’altra opzione, è trascorrere fino a sei mesi in una scuola europea; per osservare diversi metodi di insegnamento e strategie didattiche innovative. Uno dei progetti, ad esempio, riguarda l’apprendimento a distanza (e-learning), una modalità che credo sarà sempre più decisiva sopratutto all’interno dei CPIA. Per studenti invece, c’è la possibilità di partecipare a lezioni all’estero per confrontarsi con altre realtà scolastiche. La durata di queste esperienze varia da una settimana a dieci giorni.

Qual è stato un “Viaggio” Erasmus che ricordi in particolare?

L’esperienza a Tenerife è stata particolarmente significativa. Abbiamo portato  insieme studenti di età molto diverse: diciottenni, trentenni ed ultracinquantenni. Questo ha richiesto un grande lavoro di armonizzazione, perché generazioni differenti hanno abitudini e aspettative alle volte in conflitto. Alcuni non avevano mai viaggiato prima e non erano mai saliti su un aereo, per loro è stato un passo enorme. L’obiettivo del viaggio era vivere la realtà di una scuola spagnola e mostrare ai nostri studenti che la loro situazione non è unica, ma condivisa da altri in tutto il mondo. E’ stato importante, per superare il senso di isolamento e frustrazione che alcuni provavano.

Un’esperienza formativa?

Se parliamo della crescita personale, assolutamente si. Essere “un adulto/studente” è già di per sé una contraddizione; e viaggiare in gruppo, condividere spazi ed abitudini, può solo migliorare l’apertura mentale. Bisogna adattarsi, rispettare le regole del Paese ospitante e della scuola, ed essere pronti a mettersi in discussione.

Ti sei trovata ad affrontare situazioni complicate?

Gli attriti sono inevitabili. Anche le cose più banali, come la condivisione di una camera, possono diventare problemi. Ad esempio, una signora di sessant’anni si è trovata in stanza con ragazze molto giovani che volevano ascoltare la musica fino a tardi. Poi ci sono anche questioni culturali: nei nostri centri abbiamo studenti italiani e stranieri, musulmani, cristiani o atei. Il viaggio diventa un esercizio di rispetto reciproco e convivenza.

Viaggiare con i colleghi invece?

Il viaggio non è esperienza di crescita solo per gli studenti, ma anche per i docenti. Viaggiare con un collega cambia completamente il rapporto, un conto è frequentarsi a scuola, un altro è stare 24 ore al giorno assieme. Mi ricordo in Islanda con Daniela, all’inizio non eravamo intime amiche. Poi ci siamo ritrovate a dividere un bagno microscopico e avevamo un tavolino come comodino, lo spazio tra i letti era di un palmo, se una dormiva l’altra doveva per forza fare lo stesso. Dopo un’esperienza così o diventi complice o smetti di parlarti, adesso non partirei senza di lei! Quando sei lontano da casa esce la vera personalità e devi trovare un equilibrio: c’è chi vuole visitare tutto e chi preferisce rilassarsi, chi ha bisogno dei suoi spazi e chi ama stare sempre in compagnia. Diventa un’esperienza di convivenza forzata che può regalare sorprese: ci sono casi in cui due persone non si sono più rivolte la parola, altri invece dove si è creato un legame molto più forte di prima. Questi momenti ti mettono alla prova, ti obbligano ad adattarti e a gestire le diversità. E’ una scuola di vita anche per noi docenti.

Un viaggio che sogni di fare con i tuoi studenti?

La Turchia, ci sono già stata con i colleghi ed è un Paese meraviglioso! L’ospitalità è un valore profondamente radicato nella loro cultura, e i turchi ci hanno accolto con una gentilezza incredibile. Mi piacerebbe portare gli studenti, perché è una realtà completamente diversa dall’Europa. Un Paese a metà tra Oriente e Occidente, con tradizioni e abitudini molto distanti dalle nostre; sarebbe per loro una grande occasione per confrontarsi con qualcosa di nuovo. La Turchia fa parte del programma Erasmus, ma ci sono alcune complicazioni: la necessità di stipulare un’assicurazione sanitaria extra e la lingua. Gli insegnanti parlano inglese, ma la popolazione locale spesso no, quindi entrare in contatto è complicato. In ogni caso tutto assolutamente superabile!

Dietro le quinte dell’ Erasmus per adulti ?

Tutto inizia nel mese di febbraio, quando presentiamo il piano delle mobilità, per l’anno successivo stabilendo: quanti studenti e docenti partiranno, per quanto tempo e con quale budget. Quando il finanziamento viene approvato, inizia la parte operativa: prenotare voli e alloggi, coordinarsi con le scuole ospitanti. Con gli adulti la logistica è più complessa, perché ognuno ha impegni lavorativi e familiari, quindi trovare le date giuste non è sempre facile. Poi, inevitabilmente, arrivano gli imprevisti: voli in ritardo, bagagli smarriti, documenti dimenticati. Ma nonostante la fatica, ne vale la pena! Vedere studenti, che si mettono in gioco e scoprono nuove culture è molto gratificante; a mio avviso conferma che l’Erasmus non è solo un percorso didattico, ma una vera esperienza di vita.

Marco Di Masci