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Curiosità | 14 febbraio 2025, 07:56

Si ami chi può: il 14 febbraio è la festa dell’amore

La storia tristissima su come è nato san Valentino, tra tortura, fertilità, matrimoni segreti e amori impossibili

Si ami chi può: il 14 febbraio è la festa dell’amore

Le rose e le serenate questa volta non c’entrano. La storia di come è nata la festa di san Valentino è tutt’altro che un affare romantico, ancora meno erotico o gourmand. In occasione della ricorrenza sta nuovamente facendo il giro del mondo l’origine della festa del 14 febbraio. Storia tristissima basata sul divieto di sposarsi a favore del reclutamento militare. Obbligo morale e sociale imposto dall’imperatore Claudio II il Gotico nel III secolo: il divieto di contrarre matrimonio era giustificato in maniera schiettissima «un soldato che ha una moglie a casa è un pessimo soldato, uno che non rischi mai abbastanza», ma poco è cambiato negli anni Settanta nelle forze speciali dei marines che prediligevano solo militari con pochi impegni sentimentali e dita allenate a premere grilletti e non lettere d’amore.

Quello che sarebbe poi diventato san Valentino era un giovane nato a Interamna (oggi Terni) nel 176 che a soli 21 anni lasciò la famiglia patrizia per convertirsi al cristianesimo. Il suo fu un obiettivo costante e alimentato tra segretezza e sfida al potere romano. Valentino, fresco di investitura da vescovo iniziò a sostenere le giovani coppie pronte ad amarsi e a contrarre matrimonio in grandissimo segreto (dilemma tornato anche in chiave shakespeariana), ma fu scoperto, imprigionato, torturato e decapitato il 14 febbraio 273 all’epoca della persecuzione dell’imperatore Aureliano.

La letteratura religiosa descrive il Santo come guaritore degli epilettici e taumaturgo e per questo era stato chiamato a Roma dal filosofo Cratone per far guarire il figlio affetto, pare, da una malattia che ne limitava notevolmente la mobilità. san Valentino promise la guarigione se tutta la famiglia si fosse convertita. Ambedue le cose si verificarono e dopo la sua decapitazione, alcuni allievi di Cratone, anch’essi convertiti, portarono il corpo del martire a Terni, e lì lo seppellirono.

La festa di san Valentino venne istituita ufficialmente nel 496 d.C. da papa Gelasio I, al fine di sostituire una festa pagana poco aderente alla moralità cristiana. Si trattava dei Lupercali, tradizionalissimi riti per la fertilità, che venivano celebrati a Roma a metà febbraio. Il 15 febbraio era dedicato al Dio della fertilità Luperco, una giornata che prevedeva festeggiamenti senza freni che comprendevano, tra le altre cose, sacrifici di animali e spargimenti di sangue per la città. Il Pontefice decise, quindi, di annullare la festa pagana, decretando il culto per il Santo patrono dell’amore e anticipando il tutto di un giorno. Ecco perché si festeggia san Valentino il 14 febbraio. Ironia della sorte il 15 febbraio è san Faustino, la festa dei single che festeggiano san Valentino alla “loro” maniera.

Curiosità. A Terni sono state ritrovate le ossa di due fidanzati, seguiti da san Valentino, dalla storia controversa. Erano Sabino e Serapia: lui centurione romano e pagano, lei cristiana fervente. Per amore di lei, Sabino si convertì al cristianesimo, ma scoprì, poco dopo, che Serapia era ammalata di tisi, malattia allora incurabile. Non volendo separarsi da lei, Sabino si rivolse a san Valentino il quale benedì le loro nozze e pregò per l’eternità del loro amore. I due morirono abbracciati e ancora oggi le loro ossa riposano in quella postura.

Una leggenda che consegna san Valentino come patrono degli innamorati narra che egli, vedendo due fidanzati litigare, si avvicinò, dando loro una rosa. Dopo aver pregato, il cielo si riempì di coppie di colombi che tubavano, volteggiando sopra i due innamorati. Pace fu fatta e così, accanto all’abbraccio dell’amore, anche le colombe entrarono a pieno titolo nella simbologia del Santo, tanto che l’espressione “piccioncini”, riferita agli innamorati, sembra derivare proprio da questo leggendario miracolo.

La storia finisce qui. La morale è che amare a volte fa male. Ma non amare, forse, di più.

Silvia Gullino

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