Curiosità - 13 febbraio 2025, 13:30

Nino Aragno pubblica il libro di Malagodi su Mattioli, con la prefazione di Patuelli

A Nino Aragno si deve altresì l'edizione della collana di libri scritti dal Banchiere Beppe Ghisolfi, amico e stretto collaboratore dello stesso Patuelli che scrisse la prefazione al manuale capostipite di educazione finanziaria

Da sinistra: Patuelli, Mattioli e Malagodi

Il Presidente dell'Associazione Bancaria Italiana ha redatto la prefazione al libro edito da Nino Aragno e che fu scritto dall'illustre Politico, Ministro e leader Liberale del secondo dopoguerra, che dedicò la propria "prima vita", negli anni molto difficili e complessi del primo conflitto mondiale e della dittatura fascista (resa più drammatica del varo delle leggi razziali), a garantire, assieme a Raffaele Mattioli, l'autorevolezza della Banca Commerciale Italiana (Comit) e la sua impermeabilità contro ogni impropria interferenza o ingerenza esterna: "In tal senso, quella di Malagodi è da intendersi come opera non solo biografica ma autobiografica, che emerge oggi grazie al lavoro dell'editore Aragno e dell'archivio storico di Intesa Sanpaolo".

Si consolida l'opera della prestigiosa casa editrice saviglianese e cuneese nell'ambito dell'educazione finanziaria nel senso dell'esplorazione della storia e dei termini del lessico bancario, contesto nel quale l'intervento del Presidente Antonio Patuelli, nel ruolo di scrittore e giornalista, è da sempre un qualificato punto stabile di riferimento per qualificare e valorizzare le opere in pubblicazione e per connotare eventi pubblici di alta caratura economica e istituzionale.

A Nino Aragno si deve altresì l'edizione della collana di libri scritti dal Banchiere Beppe Ghisolfi, amico e stretto collaboratore dello stesso Patuelli che scrisse la prefazione al manuale capostipite di educazione finanziaria e che figura tra i protagonisti narrati nei libri "Banchieri" e "Visti da vicino", partecipando a tavole rotonde di massimo livello nella libreria/salotto nel cuore di Torino e nella storica Villa Tornaforte di Cuneo.

Il libro "Profilo di Raffaele Mattioli", di cui è autore Giovanni Malagodi, oltre che della prefazione di Antonio Patuelli, si avvale del contributo del curatore Sandro Gerbi, storico e saggista di fama internazionale. Nato nel 1895 a Vasto negli "Abruzzi" e deceduto a Roma nel 1973, Mattioli, economista e mecenate, contribuì, assieme allo stesso Malagodi, a puntellare l'indipendenza e la forza organizzativa di Comit, facendo della stessa un simbolo del prestigio e della serietà e affidabilità italiana nel mondo e innovando, nei marosi del Novecento, il modo di fare banca e di essere banchieri.

Di seguito pubblichiamo pertanto il testo integrale della prefazione redatta dal Presidente Patuelli
"Giovanni Malagodi non era solito scrivere biografie: fece un’eccezione per Raffaele Mattioli. Malagodi, infatti, nei suoi razionalissimi ragionamenti, guardava sempre in avanti, cercava di influire sulla costruzione dell’avvenire. Questo modo di ragionare era tipico del banchiere di ampi orizzonti internazionali, sempre teso a cercare di intuire le evoluzioni e i rischi dei mercati e delle relazioni internazionali.

Giovanni Malagodi, anche con chi era più in confidenza con lui, parlava, quindi, ben poco di quella che definiva la sua “prima vita”, cioè la sua professione di banchiere. Ma Malagodi rimase sempre soprattutto un banchiere internazionale, anche quando, nella seconda parte della sua lunga vita, assunse incarichi politici ed istituzionali. Le tattiche politiche non erano il terreno su cui si cimentava Malagodi, tutto intriso di intransigenza sui principi e di conseguenti coerenti e rigide linee strategiche. Invece Giovanni scrisse questo “Profilo di Raffaele Mattioli” che, in filigrana, è, in parte, anche la sua autobiografia.

Mattioli era nato nel 1895, nove anni prima di Malagodi, a Vasto, negli Abruzzi (come allora venivano chiamati). Giovanni nacque a Londra, dove allora lavorava il padre Olindo come giornalista corrispondente dalla capitale britannica per un grande quotidiano italiano. Ma i Malagodi erano di Cento, una cittadina fra Ferrara, Bologna e Modena Sia Mattioli che Malagodi studiarono brillantemente e vissero la prima guerra mondiale: Mattioli partì volontario, mentre Giovanni era troppo giovane e apparteneva strettamente al mondo giolittiano che aveva lucidamente intuito i grandi rischi che correva l’Italia post risorgimentale con l’entrata in una guerra così vasta e imprevedibile. 

Dopo la Grande Guerra Mattioli fu attratto dagli studi economici e da Milano che già allora era capitale economica d’Italia. Nel 1925 Raffaele Mattioli fu assunto alla Banca Commerciale Italiana da Toeplitz, che la guidava, con il grado di Condirettore addetto alla propria segreteria. Fu proprio Mattioli a coinvolgere il giovanissimo neolaureato Giovanni Malagodi nella Banca Commerciale, dove iniziò a lavorare nel 1927. Già nel 1928 Giovanni accompagnò Toeplitz (che lui aveva soprannominato “il padrone”) e Mattioli addirittura a New York e compì esperienze di lavoro internazionali.

Dal 1933, quando Mattioli venne nominato Amministratore delegato della Comit, Giovanni ne fu il principale collaboratore nel rilancio della Banca che aveva anch’essa subito la grande crisi degli anni precedenti. Il sodalizio fra Mattioli e Malagodi fu strettissimo: Gio- vanni inventò il nuovo modello per la concessione dei prestiti, aprendo una “rivoluzione culturale” che avrebbe coinvolto poi tutto il mondo bancario italiano, e si impegnò per la riorganizzazione della rete delle filiali della Comit che era una delle principali banche italiane e la più internazionale.

Mattioli e Malagodi erano culturalmente nettamente lontani dal regime dell’epoca e, nonostante tutto, garantivano l’indipendenza della Banca Commerciale da chiunque: questo era uno dei loro principali punti di forza che rimase tale anche negli anni più difficili della seconda guerra mondiale e nei decenni della ricostruzione. Malagodi, per parte di madre, era di famiglia ebraica e, con l’approvazione delle leggi razziste, dovette allontanarsi dall’Italia e poi anche dall’Europa, continuando da Buenos Aires il suo alto impegno di banchiere internazionale, avendo anche la fiducia della Sante Sede che gli attribuì delicati incarichi economici in Sud America in tempo di guerra.

La Commerciale, fin dagli anni Venti, fu un formidabile centro di attrazione di giovani talenti: anche Giuseppe Saragat, prima di espatriare in Austria, vi lavorò, pure all’Ufficio Studi a Milano che, sotto la guida di Antonello Gerbi (poi anch’egli espatriato in Sud America per motivi razziali) e poi di Ugo La Malfa, divenne centro propulsore delle riflessioni della Banca. Eugenio Montale, scrittore e Premio Nobel, mi confidò che anch’egli trovò rifugio nella Banca Commerciale di Mattioli negli anni più bui della guerra.

L’autorevolezza e l’indipendenza di Mattioli gli permisero di guidare la Commerciale anche per quasi vent’anni dopo la guerra, fin quando la decadenza del rigore che era stato della neonata Repubblica cercò di corrodere l’indipendenza politica di varie banche che erano rimaste indipendenti, pur se controllate dallo Stato.

La sostituzione di Raffaele Mattioli dalla Presidenza della Commerciale fu una svolta preoccupante, dopo che l’aveva rilanciata dopo la grande crisi come Amministratore delegato e dopo essere stato uno dei principali banchieri che, molto coraggiosamente, sostennero finanziariamente la lotta di Liberazione quando l’Italia era spaccata in due e campo di battaglia. Per Mattioli e Malagodi i principi e i metodi della libertà e della democrazia (nell’accezione di Tocqueville) erano le loro bussole.

Qualunque fosse l’attività di Giovanni Malagodi nelle sue “due vite”, il suo rapporto professionale e intellettuale con Mattioli fu continuamente strettissimo e molto riservato: è merito dell’Archivio storico di Banca Intesa San Paolo e dell’Editore Aragno pubblicare così importanti ed emblematiche testimonianze etiche ed economiche della vita bancaria italiana del Novecento."

comunicato stampa