A denunciarla era stata un'operatrice socio sanitaria, che aveva concluso la sua attivtà lavorativa nella stessa casa di riposo. Ai Carabinieri aveva raccontato che la collega avrebbe maltrattato alcuni anziani degenti. Da qui iniziò l'attività ispettiva dell'Asl Cn1, che si occupa di attuare le sorveglianza sulla Rsa. Era il gennaio 2022.
La donna si presentò in caserma raccontando di alcuni presunti fatti che si sarebbero consumati tra il 19 e il 20 novembre 2021. Fatti che si riferirebbero limitatamente ai turni di lavoro che lei avrebbe avuto insieme alla collega. Quella collega, ora si trova accusata di fronte al tribunale a di Cuneo di maltrattamenti su due ospiti degenti nel nucleo Alzheimer temporaneo (Nat). Ad essersi costituiti parti civili nel processo a carico della donna accusata sono le famiglie degli ospiti - uno di questi deceduto- e la stessa Rsa.
Come illustrato dal comandante Norm di Saluzzo, il luogotenente Giancarlo Usai, l’attività di indagine iniziò nell’aprile di quell’anno. Nei due soggiorni della struttura, cioè gli ambienti in cui gli ospiti trascorrevano gran parte delle loro giornate, vennero messe delle telecamere ambientali. L’attività di monitoraggio durò circa un mese. Ma di quei presunti maltrattamenti, non vi fu alcun riscontro: “Durante la visione delle immagini e ascolto audio - ha precisato il luogotenente- non sono emerse situazioni che acclarassero la posizione di qualche personale oss nei confronti dei degenti. Qualche paziente urlava e veniva assistito dalle oss. Nella maggior parte dei casi veniva gestito all’interno della stanza da un paio di operatrici”.
Gli episodi che sarebbero stati tenuti in considerazione riguarderebbero due cadute di due ospiti avvenute una il 21 novembre e l’altra il 26. Entrambi gli episodi di sarebbero verificati durante i turni dell’imputata. “Si parlava di un clima di tensione tale per cui gli ospiti cadevano perché agitati o perché mancava vigilanza” ha riferito anche il maresciallo Fabrizio Giordano, comandante della stazione di Saluzzo.
Ma la “caduta” che avrebbe attirato di più l’attenzione delle autorità, sarebbe stata quella avvenuta il 26 novembre. In quella giornata venne richiesto l’intervento di un’ambulanza per una paziente del reparto di alta intensità che riportò un “bernoccolo in testa”. “Dall’esame delle cartelle cliniche - ha proseguito Usai- non vi era nessuna correlazione tra le lesioni e i fatti denunciati” .
“Ho assistito a cose sgradevoli” racconta invece una ex operatrice della struttura in aula. “L’ho vista schiacciare le braccia di un’ospite sul petto, fortissimo, tanto che l’ospite faticava a respirare. Io le ho detto ‘lasciala stare, non vedi che fatica a respirare?’: la teneva così perché non scappasse, l’ospite dava pugni e calci ed era coricata. La collega poi l’ha lasciata e l’ospite è scappata”. La testimone ha anche affermato che la collega avrebbe avuto un modo “nervoso” di rivolgersi agli ospiti e che in un’occasione avrebbe preso l’anziana per i pollici.
“Alzava la voce, anche con noi infermieri. Secondo me era il suo modo di essere, non era aggressiva ma sempre pronta a rispondere” spiega invece un’altra ex dipendente che in quel periodo lavorava in struttura. Nel 2021, quindi durante il Covid, il Nat ospitava 22 persone e nessuna delle oss era mai andata da lei a lamentarsi circa il comportamento dell’imputata: “Se n’è parlato solo quando ero già stata chiamata dai Carabinieri” ha spiegato l’infermiera, aggiungendo anche di non aver mai visto sui pazienti lesioni sospette.
“Una volta - ha concluso - una oss, agitata, è venuta da me dicendo di aver visto effettuare una manovra sul dito. Io sono andata a controllare ma non ho visto nulla. Non ricordo chi fosse la collega in servizio, ricordo solo che si parlava tanto di lei”.
Il processo riprenderà il 18 marzo.