Da un caso di crisi a un modello, l'evoluzione di Egea al centro dell'incontro del 10 febbraio scorso al Circolo dei Lettori di Torino. Numeroso il pubblico di esponenti del settore bancario, finanziario e delle Istituzioni.
Oggi l’azienda registra ottimi numeri ed è pronta a nuove assunzioni, ma quando la crisi era sotto gli occhi di tutti, erano proprio i dati finanziari a destare allarme in un gruppo che contava 40 società partecipate e 28 società di varia forma. Il quadro includeva: 2.000 creditori, 32 banche coinvolte, 300 soci pubblici e privati a rischio, 77 obbligazionisti e un debito cresciuto fino a 800 milioni di euro. Numeri enunciati con precisione e attenzione dal commercialista torinese Massimo Feira, che ha avuto un ruolo chiave di collante tra le parti nell’operazione di salvataggio, nella quale sono stati determinanti “la volontà comune di preservare tutto, a cominciare dai lavoratori, il lavoro di grandi professionisti e anche un Tribunale illuminato”. Un elemento sottolineato anche dall’avvocato Carlo Alberto Giovanardi: “Uno dei nostri interlocutori chiave è stato proprio il pubblico ministero. Gli abbiamo spiegato, passo dopo passo, ogni evoluzione del caso”.
Una linea condivisa anche da Giovanni Valotti, ordinario di Economia delle aziende e delle amministrazioni pubbliche all’Università Bocconi: “Eravamo di fronte a un’azienda del territorio con una storia gloriosa, che ha avuto l’ambizione di crescere molto, sottovalutando però l’aspetto finanziario. Con questa operazione abbiamo garantito continuità non solo ai dipendenti, ma anche a tutti i territori coinvolti, e il futuro si preannuncia roseo, grazie anche agli investimenti di Iren, che assicureranno stabilità e crescita”.
L’incontro, organizzato da Nordinary, è stata l’occasione per ripercorrere con attenzione l’intera vicenda di Egea. “Egea – ha spiegato il partner di PwC, Gianpaolo Chimenti – era troppo piccola per essere grande e troppo grande per essere piccola. Con i suoi 200mila clienti, non aveva un vero ruolo a livello nazionale, ma era fondamentale per il suo territorio. Oggi realtà come questa non esistono più, perché non hanno la forza di garantire investimenti”.
Alla fine si può dire che il caso Egea ha fatto scuola, come sottolineato da Riccardo Ranalli, commercialista e soprattutto uno dei padri della composizione negoziata della crisi: “Quello che è stato fatto sarà considerato un modello, perché si trattava di una situazione estremamente complessa, con molte parti coinvolte, molto diverse tra loro, e sono state necessarie decine di riunioni, anche con gli istituti di credito, per trovare la soluzione più corretta”.
“È stato possibile concludere con successo il processo di risanamento, nonostante la complessità della situazione e la numerosità degli attori coinvolti – spiega Fedele Pascuzzi partner di PwC – perché da parte di tutti, pur con posizioni negoziali diverse e molto dure, si è riconosciuto il valore che la continuità aziendale avrebbe creato rispetto alla liquidazione giudiziale”.
A chiudere il ragionamento e il percorso è stato il presidente di Iren, Luca Dal Fabbro, che ha lanciato anche un appello importante: “Dobbiamo tornare all’industria, all’Italia di Olivetti e Mattei. Ben venga la finanza, ma in questo Paese occorre puntare sull’industria, valorizzare il lavoro e investire in ciò che ha valore. Serve un approccio serio di ristrutturazione, come quello con cui abbiamo affrontato il caso Egea. Lo abbiamo fatto con serietà: non licenziamo, ma facciamo assunzioni e anche i conti di quest’anno renderanno il 2024 un anno positivo per Egea. Non è un piano finanziario, ma un piano industriale: stiamo sviluppando realtà industriali sul territorio in cui Egea opera. Sono molto ottimista sul futuro e sullo sviluppo. Guardiamo ad assunzioni nei nuovi business e abbiamo conti molto positivi, a cominciare da un Ebitda positivo a doppia cifra. Questo non è il merito di una sola persona, ma il risultato del lavoro congiunto dei dipendenti di Egea, ai quali vanno i nostri complimenti e ringraziamenti, e dei dirigenti di Iren, che hanno portato al risanamento dei conti”.