Curiosità - 11 febbraio 2025, 17:36

Rotary Saluzzo: una conviviale per conoscere la val Varaita e i valori della Baìo

Continuano le serata a tema alla scoperta del territorio firmate dal sodaluzio saluzzese. Curiosità sulla Baìo di Sampeyre raccontate dall’avvocato Gianpiero Boschero cultore di storia e tradizioni della valle, personaggio della Baìo di Calchesio in undici edizioni e Abbà della festa

Silvio Tavella presidente Rotary Saluzzo, l'avvocato Gianpiero Boschero e Ilaria del Carretto

L’avvocato Gianpiero Boschero - grande cultore di storia e tradizioni della Valle Varaita a cui è legatissimo - ospite del Rotary Saluzzo nella scorsa conviviale all'Interno Due, ha condotto gli ospiti in un excursus storico incentrato sulla valle; un viaggio nei secoli dai Romani, al Marchesato di Saluzzo, ai francesi. Dominazioni diverse a cui è riferibile la situazione linguistica del territorio dove “buona parte della popolazione parla quattro lingue: la lingua d’Oc, il piemontese, il francese e l’italiano”. Tra i vari interventi,  che continuano il viaggio alla scoperta del territorio voluto dal presidente rotariano Silvio Tavella,  il ritmo e la  bellezza della musica e dei balli valligiani, patrimonio culturale oggetto di una raccolta sistematica da parte di Boschero, che di fatto l'ha salvato dall'andare in fumo. 

In coincidenza con il periodo - anche se non si tratta propriamente  di una festa di carnevale,  pur svolgendosi nel suo momento conclusivo del giovedì grasso -, la relazione si è concentrata intorno a un momento fondante per l'identità della comunità della valle Varaita: la Baìo di cui l’avvocato saluzzese è studioso e partecipante,  oltre a essere stato Abbà, ovvero capo supremo della Festa che si svolge in contemporanea a Sampeyre ( Piasso) e nelle frazioni di Rore, Calchesio e Villar. Boschero vanta nel suo palmarès undici Baìo, e da mezzo secolo redige il libro di quella di Calchesio (ogni festa ha un suo verbale) nella bella calligrafia “che ho imparato a scuola da Dina Ambrogio, insegnante di calligrafia, oggi residente a Saluzzo alla bella età di 100 anni e 6 mesi".

"La Baìo  è una tradizione complicatissima - racconta - tramandata dal vento". Un regista con la fantasia più fervida non riuscirebbe a creare una cosa cosi articolata".  E’ frutto di una sedimentazione secolare e, nel tempo,  vi si è sovrapposto il significato storico legato alla cacciata dei Saraceni, quando gli abitanti di ciascuna borgata formarono dei piccoli eserciti per  respingere il nemico comune.  In realtà è il frutto della stratificazione  di tante simbologie sul nucleo di un’antichissimo rito pre-cristiano legato al risveglio della natura, all’abbondanza e alla fertilità. Boschero, suscitando la curiosità generale, ha parlato della gerarchia e dell'interessante struttura organizzativa della Festa: "Sono  sempre in due gli Abbà a comandare, come i consoli romani che governavano collegialmente con pari dignità e poteri, o come i sindaci medioevali. Un governo a numeri pari. Il vantaggio è poi che tutte le Baìo cambiano gli Abbà, e i nuovi cercano sempre  di fare meglio degli altri, si correggono in corso d’opera. Una cosa alla quale non siamo più abituati".

Dopo il veto imposto dal re Carlo Alberto, poche Baìo sopravvissero, per poi ulteriormente diradarsi. "In val Varaita sono stati due ragazzini della seconda media al quel tempo - racconta - a ricostruire la Baìo di Pontechiale attraverso i ricordi e le testimonianze di un’ anziana donna del paese".  

Capitolo bellissimo dell'incontro quello legato ai nastri di seta con motivi floreali (i bindel) che adornano copricapo e abiti: "Sono  bellissimi,  un vero tesoro della Baìo gelosamente tramandato nelle famiglie come un bene prezioso. Ne abbiamo di quelli che risalgono a '700 e '800.  Negli ultimi anni vengono confezionati da una fabbrica molto nota di Saint-Étienne, che rifornisce case di moda e che ho trovato perché,  come tutti i partecipanti della Baìo, quando vediamo una merceria entriamo per comprare bindel".  I copricapo danno idea  della storia della Baìo e della sedimentazione culturale. Ai cappelli degli Arlequin, il servizio d’ordine della Baìo, sono appesi gusci di lumache - una tradizione molto antica - mentre le feluche degli Abbà, i capi della festa, conservano il ricordo delle epoche napoliche. Ancora,  la mitra degli Uzouart, le guardie ussare, assomiglia a quella dei  vescovi con l’aggiunta di specchietti e bindel. L’ultimo entrato in scena evoca i bersaglieri  dell'immaginario collettivo seguito alla guerra di Crimea.

Nella Baìo anche i ruoli femminili sono impersonificati da maschi: “Da piccoli, da  quando si impara  a camminare a quando uno ci riesce, da anziano. Abbiamo ultraottantenni nelle Baìo. Ed è anche stancante, dovendo camminare per chilometri tutto il giorno per tre giorni". Se si pensa  però a un carnevale riservato a soli uomini, lo è solo parzialmente. Nei balli ufficiali  entrano le donne:  nonna, mamma, sorella,  morosa animando le danze. 

 Infine, i valori: "Nella Baìo  non devono esserci rivalità. Bisogna fare pace con i nemici, con i vicini di casa, se ci sono stati problemi : è  una festa di libertà, pace, armonia, unione: i  quattro valori  della nostra tradizione".

La Baìo va in scena ogni cinque anni. Si è svolta richiamando migliaia di persone nel 2023, quindi si farà presumibilmente nel 2028, ma solo "se verrà richiesta dai giovani ai sommi capi, con molta convinzione. Ci vuole molto tempo per l’organizzazione - aggiunge Boschero -. Un tempo la gente era sul posto, oggi è sparsa per il mondo e i partecipanti nativi dei paesi interessati devono prendersi ferie per poterci essere".

VB