Un lutto che lascerà sicuramente un segno profondo nella memoria collettiva della città: si è spento oggi Paolo Monticone.
Nato ad Asti il 28 maggio 1942, è stato una figura di riferimento per l'antifascismo e il giornalismo locale. Diplomato al Liceo Scientifico “Vercelli”, ha avuto una gioventù segnata dalla passione per lo sport, ricoprendo i ruoli di giudice, arbitro e dirigente nell'atletica leggera e nella pallacanestro.
La sua carriera giornalistica è iniziata prestissimo, a soli 17 anni, come apprendista cronista di cronaca nera presso "La Nuova Provincia", testata locale astigiana di cui è poi diventato redattore capo e direttore. Ha inoltre diretto per sette anni "Il Corriere dell’Astigiano", consolidando la sua autorevolezza nel panorama dell'informazione locale, con l'amico Carlo "Charlie" Accomasso.
Monticone è stato anche autore, contribuendo alla biografia del leggendario ciclista Giovanni Gerbi, "Diavolo Rosso", scritta insieme ad Antonio Guarene, Pippo Sacco ed Ezio Mosso. Con quest'ultimo ha collaborato a numerosi progetti editoriali.
Nel 2016 ha assunto la presidenza dell’Anpi di Asti, diventando il primo non partigiano a guidare l'associazione.
Alla guida dell'Anpi, Monticone ha lavorato instancabilmente per mantenere vivi i valori della Resistenza, opponendosi con fermezza a qualsiasi tentativo di revisionismo storico. Ha promosso iniziative per coinvolgere le nuove generazioni e rafforzare la consapevolezza dell'importanza della democrazia e della libertà.
Durante il suo mandato, ha saputo rafforzare il legame tra l'Anpi e la comunità locale, rendendo l'antifascismo un tema attuale e vivo. La sua scomparsa lascia un vuoto significativo, ma il suo impegno resta un esempio per chi continua a battersi per i valori democratici.
Lascia la moglie Eugenia. Le esequie, che si terranno in forma civile, non sono state ancora fissate.
"Giornalista garbato e sempre corretto nei rapporti con il sindacato, sempre puntuale nei suoi articoli a ben rappresentare le nostre opinioni - scrive la Cgil -, Paolo, nonostante la malattia che lo ha afflitto per lungo tempo, è sempre stato vicino alla Cgil e ha rappresentato al meglio i valori della Resistenza e dell’antifascismo. Sempre pronto a scendere in piazza per difendere i valori della pace, per la difesa del lavoro e contro ogni forma di discriminazione".