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Schegge di Luce | 09 febbraio 2025, 07:18

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di don Cosimo Monopoli

Commento al Vangelo del 9 febbraio 2025, V domenica del Tempo Ordinario

“Pesca miracolosa”, dipinto a tempera su carta di Raffaello Sanzio (1515-1516), Victoria and Albert Museum di Londra

“Pesca miracolosa”, dipinto a tempera su carta di Raffaello Sanzio (1515-1516), Victoria and Albert Museum di Londra

In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare. Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini». E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono (Lc 5,1-11).

Oggi, 9 febbraio 2025, la Chiesa giunge alla V domenica del Tempo Ordinario (Anno C, colore liturgico verde).

A commentare il Vangelo della Santa Messa è don Cosimo Monopoli, Cappellano Militare per l’Esercito Italiano in Avellino.

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole per accendere le ragioni della speranza che è in noi.

Eccolo, il commento.

L’evangelista Luca, da buon pittore, nella pericope di questa liturgia ci dipinge la vocazione del cristiano che viene incontrato dal Signore nella sua vita quotidiana e ordinaria; infatti nella scena in questione localizzata presso il lago detto di Gennesaret (omonimo dell’antica città scomparsa) o di Tiberiade (in riferimento alla città costruita sulla riva in onore di Tiberio) o mar di Galilea (per la sua grande estensione), presenta da una parte la folla che vuole ascoltare Gesù, già noto per la predicazione della buona novella in parole e in opere, e gli fa ressa per ascoltarlo ovunque si trovi, mentre dall’altra parte ci sono i pescatori che, quasi non curanti di Gesù e della folla, pensano a sistemare i propri attrezzi dopo aver svolto la propria professione di reperire pesci. Al centro vi è Simon Pietro che, nonostante la fallimentare fatica della pesca di notte, è pienamente interessato a seguire fiduciosamente il Maestro; infatti, alla richiesta di riprendere il largo per pescare, pensa sì all’invana fatica notturna che, pur essendo la più favorevole, non ha portato risultati nonostante che da svariati anni svolga questo mestiere che ben conosce essendone esperto, quindi non avrebbe senso tornare a pescare di giorno, ma abbandonando le sue certezze, non dubita minimamente della richiesta del Signore e manifesta la sua disponibilità: «Sulla tua Parola getterò le reti»!

Su questa Parola e sulla fiducia in essa si gioca la vocazione di ogni cristiano che da essa alimenta la propria vita, orienta le proprie scelte e illumina la propria testimonianza. Quante volte il cristiano si trova dinanzi alla stessa situazione dell’apostolo Pietro! Le sue convinzioni e le sue certezze umane sono costantemente messe alla prova dinanzi all’ambiente in cui vive, rispetto al contesto sociale, agli amici, ai mass-media; ma dove cerca le risposte a queste provocazioni? Ecco che egli, se si fida e agisce solo sulla Parola di Gesù, nella Sacra Scrittura potrà pescare miracolosamente le certezze delle sue risposte, consapevole che è la potenza di Dio a compiere il miracolo della copiosità dei frutti. Il vocato non dubita di ciò che chiede il Signore, perché ciò che Lui suggerisce ha come fonte l’amore e come fine il bene, sia del discepolo-apostolo sia di chi sarà destinatario delle sue parole e delle sue azioni.

In questa chiave di lettura, la vocazione del cristiano è porre piena fiducia nella sua Parola, cioè basare il proprio comportamento, le proprie attività e l’intera propria vita sulla sua Parola e solo così potrà contemplare con stupore che proprio dove le risorse umane vengono meno e sperimentano fallimento, Dio interviene, poiché a Lui nulla è impossibile e tutto riprende vita; infatti il verbo greco (zoyròn) che l’evangelista utilizza per la missione che Gesù affida a Pietro, quindi ad ogni cristiano, cioè di essere pescatore di uomini, letteralmente si tradurrebbe con “catturali vivi”, quasi a dire che la missione della Chiesa è di portare gli uomini alla vita di Dio.

La conseguenza della propria vocazione, chiamata dal Maestro, è la missione; la titubanza della propria pochezza è colmata con sovrabbondanza dall’azione di Dio che agisce attraverso la piena fiducia che il discepolo pone sulla sua Parola; mai lasciarsi scoraggiare dai fallimenti che si sperimentano quando si agisce sulle sole proprie certezze, ma chiamato ad essere trasmettitore di amore e di vita che vengono dall’agire di Dio, il cristiano è consapevole che egli è solo uno strumento!

silvia gullino

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