Ci sono date che restano impresse nella nostra memoria. Io, ad esempio, ricordo benissimo dove ero il 14 febbraio 2015. A Dogliani, per intervistare Renato Salvetti, prezioso testimone della follia dei lager nazisti, deportato nel campo di Mauthausen e sopravvissuto all’orrore dei campi di concentramento.
Proprio mentre ero nel paese in cui era nato novanta anni prima, mi giunse la notizia della scomparsa di Michele Ferrero.
Il giornalista Marcello Pasquero si mise subito al lavoro per scrivere un articolo per Gazzetta d’Alba, l’uomo Marcello Pasquero era profondamente addolorato dalla scomparsa del signor Michele.
Avendo lavorato quasi 10 anni in Ferrero, avevo conosciuto il signor Michele e ne avevo potuto apprezzare l’umanità, la viva intelligenza, il suo affetto per le tradizioni, per le Langhe e per la lingua piemontese che parlava con orgoglio e con cui era riuscito a esprimersi in tutto il mondo.
La portata di quella scomparsa l’avremmo capita subito nelle lunghe code fuori dallo stabilimento per recarsi nella camera ardente e poi per il funerale in piazza del Duomo con tutta la città a tributare l’estremo saluto all’uomo che, con Giuseppe Miroglio, i Giacomi Morra e Alberione e altri uomini di impresa ha permesso di traghettare Alba e le Langhe dalla Malora al benessere.
Le parole del figlio Giovanni che poco tempo prima aveva preso in mano le redini dell’azienda, in seguito alla scomparsa di Pietro, risuonano ancora nella memoria collettiva e suonano come un monito.
Cosa sarebbe la Langa se la famiglia Ferrero non avesse raccolto l’invito di don Gianolio, un altro grande personaggio, mai troppo celebrato, fondatore della scuola di avviamento, oggi Apro Formazione, a istituire corriere gratuite per i dipendenti dell’azienda con un servizio che ha permesso alle campagne di non spopolarsi e ai contadini di non vendere il proprio pezzetto di vigna? Molti di quei contadini oggi producono vini di grande successo e molti paesi grazie a questo servizio non si sono spopolati
Cosa sarebbe oggi Alba se questo langhetto verace a un certo punto non avesse preso in mano le redini di una azienda di discrete dimensioni trasformandola in una multinazionale conosciuta in ogni angolo del globo? Meglio non pensarci.
Tra le poche, pochissime testimonianze dirette del pensiero di questo grande uomo rimangono degli spezzoni di video “rubati” durante le premiazioni ai dipendenti e le regole che l’inventore della Nutella aveva lasciato ai propri collaboratori.
Le norme erano appese in una bacheca all’interno della fabbrica, le lessi quando nella fabbrica della Nutella lavoravo e rimasi colpito per la profondità, la chiarezza, l’umanità di cui erano intrise quelle parole cariche di significato. Le pubblicai la prima volta su Gazzetta d’Alba nel 2015. Quell’articolo venne rilanciato circa 150 mila volte ed ebbe oltre due milioni di lettori. Fu in seguito pubblicato da migliaia di testate nel Mondo.
Era inevitabile che la eco della grandezza di questo imprenditore travalicasse le alte mura dello stabilimento di via Vivaro, ma lui non l’avrebbe mai fatto per quel pudore e quella “Gena” che lo caratterizzavano, l’ho fatto io e ne vado fiero, perché Michele Ferrero lo meritava e lo merita profondamente.
Rivolgendosi ai responsabili dei vari reparti l’inventore della Nutella scriveva prima di tutto: «Quando parli con un individuo ricorda: anche lui è importante»Si potrebbe già smettere con questo principio fondamentale, ma, per fortuna, siamo solo all’inizio, il primo punto recita: «Mettete i vostri collaboratori a loro agio: dedicate loro il tempo necessario e non le “briciole”, preoccupatevi di ascoltare ciò che hanno da dirvi, non date loro l’impressione che siate sulle spine, non fateli mai sentire “piccoli”, la sedia più comoda del vostro ufficio sia destinata a loro».
Sembra una poesia, il punto 4 precisa: «Comunicate gli apprezzamenti favorevoli ai lavoratori, quelli sfavorevoli comunicateli solo quando necessario, in quest’ultimo caso non limitatevi a una critica, ma indicate ciò che dovrà essere fatto nell’avvenire perché serva a imparare».
Non chiedete cose impossibili, siate umani, non vergognatevi dei vostri errori, sono regole che introducono al punto 13: «Diffidate di quelli che vi adulano, a lungo andare sono più controproducenti di quelli che vi contraddicono».
In un crescendo si arriva al climax con la penultima norma: «Ricordate che un buon capo può far sentire un gigante un uomo normale, ma un capo cattivo può trasformare un gigante in un nano».
Queste regole intrise di umanità, sono un’eredità più viva che mai a 10 anni dalla scomparsa di un uomo che rimane nella mente e nel cuore di tutti coloro che lo hanno conosciuto.
Massime da seguire nei contatti con il personale: “Quando parli con un individuo ricorda: anche lui è importante”
1-Nei vostri contatti mettete i vostri collaboratori a loro agio:
-Dedicate loro il tempo necessario e non le “briciole”
-Preoccupatevi di ascoltare ciò che hanno da dirvi
-Non date loro l’impressione che siate sulle spine
-Non fateli mai sentire “piccoli”
-La sedia più comoda del vostro ufficio sia destinata a loro
2-Prendete decisioni chiare e fatevi aiutare dai vostri collaboratori, essi crederanno nelle scelte a cui hanno concorso
3- Rendete partecipi i collaboratori dei cambiamenti e discutetene prima della loro attuazione con gli interessati
4-Comunicate gli apprezzamenti favorevoli ai lavoratori, quelli sfavorevoli comunicateli solo quando necessario, in quest’ultimo caso non limitatevi a una critica, ma indicate ciò che dovrà essere fatto nell’avvenire perché serva a imparare
5-I vostri interventi siano sempre tempestivi: “Troppo tardi” è pericoloso quanto “Troppo presto”
6-Agite sulle cause più che sul comportamento
7-Considerate i problemi nel loro aspetto generale e non perdetevi nei dettagli, lasciate ai dipendenti un certo margine di tolleranza
8-Siate sempre umani
9- Non chiedete cose impossibili
10-Ammettete serenamente i vostri errori, vi aiuterà a non ripeterli.
11-Preoccupatevi di quello che pensano di voi i vostri collaboratori.
12-Non pretendete di essere tutto per i vostri collaboratori, in questo caso finireste per essere niente.
13-Diffidate di quelli che vi adulano, a lungo andare sono più controproducenti di quelli che vi contraddicono.
14-Date sempre quanto dovete e ricordate che spesso non è questione di quanto, ma di come e di quando.
15-Non prendete mai decisioni sotto l’influsso dell’ira, della premura, della delusione, della preoccupazione, ma demandatele a quando il vostro giudizio potrà essere più sereno
16-Ricordate che un buon capo può far sentire un gigante un uomo normale, ma un capo cattivo può trasformare un gigante in un nano
17-Se non credete in questi principi, rinunciate ad essere capi