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Cronaca | 06 febbraio 2025, 18:51

Scesero in piazza nonostante i divieti anti Covid: in quattordici a processo a Cuneo

Iscritti e simpatizzanti all'associazione Biblioteca Popolare Rebeldies, devono rispondere dell'accusa di manifestazione non autorizzata e di non aver rispettato le disposizioni anti assembramento

Il tribunale di Cuneo (foto Mattia Benozzi)

Il tribunale di Cuneo (foto Mattia Benozzi)

Era il novembre 2020 e in Italia vigevano le normative “anti assembramento” per contenere i contagi da Covid-19. Il Piemonte, in quel periodo, era “zona rossa” e, tra i vari divieti, vi era anche quello di organizzare riunioni e manifestazioni.  In piazza Galimberti, il 28 novembre, venne allestita una mostra dall’associazione Biblioteca Popolare Rebeldies, fondata dal cuneese G.M., per esprimere solidarietà e vicinanza ai detenuti.  

Insieme a lui, a processo in tribunale a Cuneo con l’accusa di aver violato la disposizione del testo unico di pubblica sicurezza che prevede il pagamento di un’ammenda o l’arresto nel caso di mancata comunicazione al questore entro tre giorni dalla manifestazione, sono ora finiti gli altri tredici soggetti che presero parte all'iniziativa.

Come illustrato da uno degli agenti della Digos intervenuto quel giorno, la manifestazione, oltre a non essere stata autorizzata, era anche vietata: “I vari decreti vietavano le manifestazioni - ha ripercorso in tribunale - . Lo svolgimento di quella riunione non era stato comunicato come di solito facevano queste persone collegate a movimenti anarchici. Da giornali online abbiamo comunque saputo che si sarebbe tenuta e abbiamo predisposto un servizio di sorveglianza sia in divisa, sia in borghese”. 

Come spiegato dal poliziotto, quel giorno pioveva molto e alcuni giovani arrivarono sia in auto che a piedi, iniziando a scaricare da un’auto i pannelli per allestire la mostra fotografica che poi è stata collocata sotto i portici lato Casa Galimberti“Hanno distribuito volantini ai passanti - ha ricordato il testimone - e alcuni li fermavano. Abbiamo identificato con i documenti solo chi si è reso più attivo nella manifestazione. Il tutto durò circa un’ora e mezza, poi venne smontato tutto”.

Dei quattordici partecipanti, solo quattro vennero riconosciuti con il documento“Gli altri li conoscevamo per ragione d’ufficio - ha precisato il poliziotto -. Per capire che cosa avessero fatto abbiamo visionato i filmati, oltre che averli visti dal vivo”. 

Quanto alla produzione delle foto con i nomi dei coinvolti, le avvocate della difesa si sono opposte: se dovrà esserci il riconoscimento dovrà avvenire tramite i filmati delle telecamere di videosorveglianza. Obiezione, questa, che è stata accolta dal giudice. 

Quel pomeriggio, poi, dopo un pranzo nella sede dell’associazione, il gruppo di anarchici si recò di fronte al carcere di Cerialdo per quello che definirono come “un presidio di solidarietà ai detenuti”. 

A luglio ci sarà la discussione del processo. 

CharB.

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