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Eventi | 06 febbraio 2025, 20:05

Vini piemontesi: nuove tipologie di consumo impongono un cambio di strategia

Il 2024 è l'anno più povero in termini produttivi dal 1961. Il Piemonte accetta la sfida di trasformare le crisi in opportunità, investendo in comunicazione

Si è tenuto oggi, giovedì 6 febbraio,  presso l’Ampelion di corso Enotria il convegno "Vino e mercati", evento annuale di Confindustria Cuneo rivolto alle aziende vitivinicole, per conoscere i dati del Wine Permanent Observer. L’osservatorio, nato nel 2018 e finanziato dalla Camera di Commercio di Cuneo, monitora i principali dati della filiera che i Consorzi e i partner tecnici raccolgono e mettono a disposizione, per fare il punto della situazione sui mercati nazionale e internazionali del comparto vitivinicolo piemontes

Introduce Paola Lanzavecchia, presidente della sezione vini e liquori di Confindustria Cuneo, che subito affida i saluti di apertura a Luca Rolle, presidente del corso di laurea in Scienze viticole ed enologiche dell’Università degli Studi di Torino e direttore di CONViVi, centro di ricerca interdipartimentale tra le facoltà di Giurisprudenza, Management e Scienze agrarie, forestali e alimentari che collabora con Confindustria Cuneo alla promozione del convegno annuale.

“Vino e mercati” è diventato un appuntamento fondamentale per gli operatori del settore. La panoramica generale che Lanzavecchia offre descrive il 2024 come un anno complesso in cui “il Piemonte del vino ha tenuto bene”. La reputazione dei vini piemontesi è tra le più alte al mondo, ciononostante il settore è attraversato da problematiche note e strutturali – come la difficoltà di abbattimento dei costi di produzione e di reperimento di manodopera e la crisi climatica – così come da recenti insidie che ne rabbuiano l’orizzonte – quali lo spettro dei dazi statunitensi e le nuove frontiere del consumo di alcolici, in calo perenne rispetto al passato. L’analisi di questi fenomeni in relazione al mercato del vino impone di trovare strategie inedite per la diversificazione dei mercati e per la comunicazione del vino piemontese e del suo territorio nell’ottica di creare nuove opportunità.

In rappresentanza della Camera di Commercio di Cuneo interviene Patrizia Mellano, segretario generale, per parlare delle novità circa i metodi di rilevazione dei dati per il Wine Permanent Observer, ora dotato di una piattaforma telematica dedicata alle oltre 100 imprese vinicole e Consorzi per la raccolta dei dati sui prezzi del vino – con pubblicazione bimestrale – e delle uve da vino – con pubblicazione annuale. Mellano sottolinea: “Il contributo della Camera di commercio di Cuneo alla trasparenza dei dati nasce dalla competenza istituzionale, ma si rafforza dalla consapevolezza dell'importanza che ha la conoscenza delle dinamiche dei prezzi per gli imprenditori, soprattutto per un mercato così esposto”, ammette.

Il professor Alberto Cugnetto, referente sezione vini e liquori, relaziona su produzione, imbottigliamento, giacenze e prezzi di uve e vini sfusi. Per due anni il Piemonte è stato interessato da una riduzione di giacenze, dovuta a un calo di produzione rispetto alla media storica. Sebbene il 2024 sia stato un anno di rialzo per le produzioni, ancora 11 punti percentuali ci separano dalla media dei cinque anni, tracciando una situazione globale di povertà produttiva.

L’incremento di produzione per il 2024 conduce a dati inferiori di giacenza rispetto alla media pre-covid. L'indice di calo di giacenza mensile passa dal 6.5% del 2019 al 5.7% del 2024. In termini di potenziale produttivo osserviamo una decrescita per i rossi DOP, a fronte di una moderata crescita per i bianchi DOP e un incoraggiante +11.6% per il rosato DOP. Il livello di giacenza del dolcetto preoccupa più degli altri DOP, essendo superiore conferma che le produzioni a base dolcetto sono quelle che soffrono di più al momento. Il Gavi passa da una giacenza residua del 9% nel 2021 a una del 22% nel 2024 – soglia che Cugnetto valuta come limite oltre il quale sarebbe meglio non salire – ma conta su oltre 15 milioni di bottiglie prodotte quest’anno appena trascorso. Volumi positivi di imbottigliamento per Barolo, Barbaresco e Langhe Nebbiolo. Circa la metà delle denominazioni in questa categoria perde terreno, salvo ottenere un generalizzato rialzo nel secondo semestre del 2024. Ulteriori dati specifici per denominazione sono stati presentati, venendo infine ai prezzi delle uve che censiscono un generale decremento – circa -16% rispetto al 2023. Limitandosi a una lettura globale, il prezzo medio da listino per le uve è superiore all’euro per chilogrammo. Il prezzo di vendita per oltre metà delle etichette piemontesi è diminuito nel 2024, segnando una battuta d’arresto rispetto al trend degli ultimi anni. Il confronto del prezzo medio tra bottiglie piemontesi e lombarde è oggetto di indagine, dal momento che il Piemonte registra prezzi più alti rispetto al più competitivo – e meno remunerativo – mercato della Lombardia.

Sui mercati internazionali, l’export è ancora positivo. Interessante il caso dei consumi del -4.4% dei vini italiani negli USA, con ripercussioni ovviamente anche sui vini piemontesi. Canada, Germania, UK e USA sono gli importatori di vini piemontesi monitorati dal Wine Permanent Observer. Nella quasi totalità dei mercati c'è stato un calo dei vini piemontesi rispetto al totale dei vini italiani venduti, dal 2016 ad oggi. Timide riprese solo nell'ultimo triennio. Sui mercati internazionali primeggiano i vini fermi, seguiti da spumanti e frizzanti. L’unica eccezione è il mercato statunitense che predilige i frizzanti. Un dato curioso riguarda il Nebbiolo: appena “esportato” nel general listing, spopola in Canada. “Occorre tenere sott’occhio questo fenomeno”, suggerisce Cugnetto.

Il focus dell’edizione 2025 di “Vino e mercati” si sposta poi sulle nuove frontiere del consumo di vino e spirits, attraversato da significativi cambiamenti sotto gli aspetti comunicativi e sociologici. Si presta particolare attenzione a ciò che questo comporta su vendite e acquisti e sulle prospettive della domanda. La professoressa Anna Claudia Pelliccelli stimola gli operatori del settore verso la necessità di innovare la comunicazione del mondo del vino.Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, sempre più giovani sono interessati a lavorare in aziende di eccellenza del food & beverage”, condivide Pelliccelli, docente ordinaria del Dipartimento di Management “Valter Cantino”. Adattare il brand all’orientamento dei nuovi consumatori è una sfida, che deve tenere conto delle variabili politiche, economiche, sociali e tecnologiche. Solo attraverso l’attenta osservazione delle variabili in gioco – senza escludere le opportunità del digitale – sarà possibile supportare con le giuste strategie le aziende verso l’obiettivo di diventare “love brands”, conquistando il rispetto e l’affetto del consumatore. L’identikit del nuovo consumatore di vino ritrae un consumatore esigente e desideroso di informarsi pienamente sul prodotto che consuma. I giovani sembrano in fuga dal consumo di vino “tradizionale”, ma il loro interesse cresce verso le proposte low alcohol o zero alcohol.
Cambiano le abitudini di consumo – Stefano Massaglia, professore ordinario del Dipartimento di Scienze agrarie, forestali e alimentari le analizza sotto il profilo economico e strategico. Precisa che i vini “SOLA” – ironizzando, si premura di svolgere l’anagramma che caratterizza i vini Sostenibili, Organici e Low Alcohol – sono al centro delle riflessioni sulla percezione del consumatore del tenore alcolico almeno dal 2014. Pertanto, oltre a guardare in prospettiva è utile capire chi e come si è mosso negli ultimi 10-15 anni nel panorama dei vini parzialmente o totalmente dealcolizzati. La Spagna è tra i pionieri.

Inoltre, la sensibilità e attenzione alla gradazione alcolica differisce tra Paesi, per genere e classe sociale. La maggioranza relativa dei tedeschi, ad esempio, dichiara di preferire acquistare vini con una gradazione inferiore a 11 gradi. Le nostre bottiglie di Langa stanno a fianco dei dealcolizzati spagnoli nei supermercati tedeschi. Il genere femminile pone maggiore attenzione per le basse gradazioni, mostrano i dati. Anche il reddito conta, laddove a un reddito alto corrisponde minore interesse nei confronti dei vini a basso contenuto di alcol.

Se e dove investire in prodotti dealcolizzati parzialmente o totalmente lo sceglierà il settore, ma il professor Massaglia fa notare come, tra le referenze, già parte della tradizione enologica piemontese vanta una bassa gradazione alcolica: Moscati e Brachetti. “Questo aspetto va comunicato, senza dover ricorrere a nuovi brand necessariamente”, conclude.

Ernesto Abbona – Cantina Marchesi di Barolo –, Maurizio Coppola – direttore Ser.D. ASL CN 1 – e Nello Gatti – Wine ComunicAuthor – con il coordinamento di Paolo Cornero – direttore della Rivista Idea – condividono la tavola rotonda che precede il momento conclusivo dedicato alla degustazione di vini a ridotto contenuto di alcol.

Eleonora Ramunno

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