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Cronaca | 06 febbraio 2025, 11:27

Delitto Cella, via al processo: il rebus dei testimoni per ricostruire cosa accadde a Nada trent'anni fa

Oggi la prima udienza. La prova 'regina', il bottone rinvenuto sotto il corpo della ragazza il giorno del delitto, che collocherebbe Anna Lucia Cecere sulla scena del crimine nel momento del delitto, si trova conservata in cassaforte in tribunale

Sulla destra la palazzina di via Marsala a Chiavari teatro del delitto

Sulla destra la palazzina di via Marsala a Chiavari teatro del delitto

A quasi trent'anni dal delitto di Nada Cella, si aprirà oggi, giovedì 6 febbraio, in Corte d'Assise a Genova e per la prima volta il processo che dovrà accertare le responsabilità sul cold case di Chiavari: per la morte di Nada, giovane segretaria dello studio del commercialista Marco Soracco trovata agonizzante alla scrivania nell'appartamento di via Marsala la mattina del 6 maggio 1996, sono tre gli imputati: Anna Lucia Cecere, ex insegnante ai tempi residente nella cittadina del Levante genovese, che da tempo vive alle porte di Cuneo, accusata di omicidio volontario, il datore di lavoro di Nada Marco Soracco, e l'anziana madre Marisa Bacchioni, gli ultimi due accusati di favoreggiamento.

Oggi la prima udienza: "Sicuramente se non ci fossero stati indizi di una certa solidità non saremmo stati qua", dice l'avvocata Sabrina Franzone, legale di parte civile della famiglia Cella.

Dopo 30 anni e almeno due indagini finite in un vicolo cieco, i testimoni scarseggiano e nonostante si sia cercato a lungo la voce intercettata mentre al telefono con la madre di Soracco avanza sospetti su una donna, identificata come Cecere, è rimasta anonima. Per l'accusa non sono noti con certezza i nomi dei teste ma con ogni probabilità potrebbero comparire il figlio di una donna che testimoniò di aver visto l'ex insegnante uscire insanguinata dal portone di via Marsala il giorno del delitto, e tra le ipotesi c'è anche quella della possibile audizione di un collega di Soracco depositario di confidenze che potrebbero rivelarsi utili in dibattimento.

In apertura verrà fatta la richiesta di prove, persone da sentire, documenti acquisiti e la Corte d'Assise dovrà autorizzare e ammettere testimoni e prove: sarà un'udienza preparatoria in cui oltre le parti civili al processo - la madre di Nada, Silvana Smaniotto, la sorella e i nipoti - saranno chiamati anche i testimoni della famiglia, tre persone in tutto, tra cui un'amica della madre di Nada, e alcune persone vicine ai nipoti, utili per provare proceduralmente il danno patito dalla famiglia.

La prova 'regina', il bottone rinvenuto sotto il corpo della ragazza il giorno del delitto, che collocherebbe Cecere sulla scena del crimine nel momento dello stesso, si trova conservata in cassaforte in tribunale. Una garanzia procedurale, per evitare che vada perso un tassello che potrebbe rivelarsi essenziale. 

Cautele in più, vista la 'sfortuna' processuale del caso, con il faldone riguardante Cecere che finì alluvionato in una piena dell'Entella, oltre al fatto che il nome dell'attuale principale imputata comparve nelle carte degli inquirenti all'epoca per 5 giorni, per poi sparire definitivamente per quasi 30 anni.
La sua figura tornò sotto i riflettori due anni e mezzo fa, grazie all'intuizione di una criminologa, che ristudiò le carte dall'inizio, facendo riaprire le indagini. Lei stessa, con ogni probabilità, sarà chiamata in dibattimento, per essere sentita in merito alle ricostruzioni sul caso.

Valentina Carosini

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