Il 15 maggio 2021 una 40enne di origini congolesi venne investita da un’automobile lungo via Torino a Mondovì. Il conducente del veicolo non si fermò e la donna, riversa sul lato sinistro della carreggiata in direzione Mondovì, venne poi soccorsa da alcuni passanti.
In tribunale a Cuneo è in corso il processo penale per ricostruire la dinamica di ciò che avvenne quel sabato mattina.
Stando a quanto emerso nel corso dell’istruttoria, sembrerebbe che le telecamere di video-sorveglianza presenti sul posto non avessero un’inquadratura sufficientemente ampia da permettere di riprendere la zona dell’investimento.
Accusato di aver investito la donna e di non averle prestato soccorso è un giovane che gestisce un’attività commerciale in zona. “Sono stato io a chiamare l’ambulanza”, ha affermato l'imputato nel corso del suo esame.
Quella mattina, come spiegato al giudice, l'uomo si stava occupandosi di un lavoro che un cliente gli aveva commissionato la sera precedente, quando a un certo punto, dopo essere rientrato da una tappa all'autolavaggio presente in quella zona alla guida dell'auto affidatagli dal cliente, sentì un tonfo che richiamò la sua attenzione: “Per uscire dall’autolavaggio mi sono immesso in modo perpendicolare in via Torino - ha riferito-. Il muso dell’automobile era fuori e la visibilità era buona. Poi ho svoltato a destra, dirigendomi verso la sede della mia attività.”
A quel punto le urla: “Mi sono affacciato e ho visto sulla strada la signora - ha detto-. Si lamentava, continuava a dire ‘sto morendo’. Le ho chiesto che cosa fosse successo e lei mi ha detto che una macchina scura, uscendo dalla strada, l’aveva urtata. Subito non c’era nessuno, c’ero solo io. Sono stato io a chiamare soccorsi”.
In aula, è stata anche ascoltata una testimone, che quel giorno soccorse la signora: “L’ho vista a terra e mi sono fermata. Mi ha detto che era stata investita da una macchina scura e chi l’aveva investita non si era fermato. Mi ha chiesto di andare a chiamare sua sorella che abitava lì vicino”.
La testimone ha ricordato anche l’arrivo sul posto di un ragazzo: “Non so chi fosse - ha spiegato -, so che ha chiamato lui il 118. Ricordo di avergli detto ‘non so come si faccia a investire una persona e ad andarsene’ e lui era d’accordo con me”. La donna ha anche aggiunto che, sulla strada, non erano presenti né vetri, né pezzi di auto o oggetti.
Secondo la Procura, però, sarebbe stato l’imputato a bordo di quell’auto a investire la donna: "L’auto del mio cliente era assicurata - ha affermato l’accusato -. Una quindicina di giorni prima dell’incidente, verso aprile, mi aveva scritto un messaggio, spiegandomi che voleva portare l’auto dal carrozziere perché danneggiata. Mi aveva mandato le foto la sera stessa. Mi aveva scritto di aver tamponato un altro veicolo e di aver fatto regolare Cid”.
Su queste circostanze, l’avvocato difensore ha prodotto gli screenshot delle conversazioni, le foto dell’auto e della constatazione amichevole compilata.
Alla prossima udienza, si ascolteranno i testimoni della difesa.