Attualità - 01 febbraio 2025, 08:53

Di 28 ce n’è uno! Benvenuto febbraio, il mese più corto dell’anno

Per gli antichi romani era il tempo della purificazione e della rinascita

Dice un famoso proverbio: «Febbraio, febbraiello, cortino e bugiardello». Archiviato gennaio, diciamo benvenuto a febbraio, il mese più corto dell’anno che porta con sé due ricorrenze molto attese come San Valentino e il Carnevale.

Guardando il calendario, c’è una domanda che nasce spontanea: perché conta solo 28 giorni (che diventano 29 negli anni bisestili)? Se non conoscete la risposta o anche solo se non la ricordate (visto che è un po’ complicata) continuate a leggere…

La filastrocca

«Trenta giorni a novembre con aprile, giugno e settembre, di ventotto ce n’è uno, tutti gli altri ne han trentuno». Grazie alla filastrocca che abbiamo imparato da bambini, è facile vedere che febbraio è il più breve degli altri. La suddivisione dei mesi dell’anno risale all’antica Roma. Assieme a gennaio, febbraio fu l’ultimo mese aggiunto al calendario da Numa Pompilio, nel 713 a.C.. Prima di lui, infatti, era composto da dieci mesi con i primi 4 (marzo, aprile, maggio e giugno) dedicati a Marte, Afrodite, Maia e Giunone e terminava a dicembre. I romani non dividevano l’inverno in mesi, visto che faceva troppo freddo per guerre e conquiste da ricordare. Ma la nuova suddivisione si dimostrò imprecisa, così per mantenere l’allineamento tra l’alternarsi delle stagioni e il calendario si decise di aggiungere ogni due anni il mercedonio, un mese intercalare della durata di 27 giorni. La riforma del calendario promulgata da Giulio Cesare nel 46 a.C. introdusse il nome “luglio” in suo onore al posto di Quintilis (quinto mese) e si iniziò a contare il trascorrere dell’anno a partire da gennaio (mese dedicato a Giano, dio bifronte degli inizi, delle porte e dei passaggi) seguito da febbraio con 29 giorni. Che però divennero 28 quando si decise di dedicare ad Augusto il mese di agosto (che allora ne aveva 30 e si chiamava Sextilis). Infatti il mese dedicato a Cesare, luglio, durava 31 giorni, e parve scortese che il mese di Augusto ne durasse uno in meno! Così il povero febbraio dovette prestare un giorno al suo più illustre collega. E gliene rimasero solo 28.

Perché si chiama così

Febbraio fu dedicato a Febris, dea della febbre e della guarigione. Durante questo mese avvenivano i Lupercàli, festa della purificazione, in onore del dio Fauno nella sua accezione di Luperco il protettore dei bestiami dall’attacco dei lupi. Era un mese purificatorio, ed è proprio dal latino “februare” (che significa “purificare”) che prende il suo nome, così come la natura si purifica e si prepara in attesa della primavera. Iniziano, infatti, a sbocciare in questo mese le prime viole del pensiero, le primule e le mimose.

Misteri del bisestile

Le stranezze di febbraio non finiscono qui, poiché è l’unico mese che, ogni quattro anni, si allunga di un giorno. Anche questa consuetudine risale al tempo dei romani, che sapevano che l’anno non dura esattamente 365 giorni, ma “circa” sei ore in più. Così, per rimettersi in pari, ogni quattro anni aggiungevano un giorno all’ultimo mese del calendario. Che era (mica l’avrete già dimenticato, eh?) febbraio. Questi anni speciali di 366 giorni si chiamano bisestili e ricorrono negli anni divisibili per quattro: 2028, 2032, 2036… C’è un’eccezione e la vediamo alla fine.

Giorni scomparsi nel nulla

Cos’è successo il 5 ottobre 1582? Assolutamente nulla, perché quel giorno non esiste! Infatti, per ordine di papa Gregorio XIII, dal 4 ottobre si saltò direttamente al 15. Ma perché? Il fatto è che, mentre l’anno civile (quello che vediamo sul calendario) dura 365 giorni, l’anno solare (il periodo che serve alla Terra per fare un giro completo intorno al Sole), non dura proprio 365 giorni e 6 ore, ma esattamente: 365 giorni, 5 ore, 48 minuti e 45 secondi. Nel corso dei secoli, quindi, il calendario era “rimasto indietro” di ben dieci giorni. E Gregorio li recuperò tutti in un colpo solo.

Un’eccezione ogni 400 anni

Ma non si fermò qui. Per evitare l’accumulo di altro ritardo in futuro, papa Gregorio stabilì che gli anni secolari, ovvero terminanti con due zeri, non sarebbero stati bisestili, ad eccezione di quelli divisibili per 400. Troppo complicato? Ma no, considerate questo esempio: l’anno 2028 sarà bisestile, ma il 2100, 2200 e 2300 non lo saranno. Il 2400 invece sì. Segnatevelo in agenda e buon febbraio a tutti!

silvia gullino