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Economia | 31 gennaio 2025, 06:55

L’addio di Dana all’Italia, la Fiom cuneese nel coordinamento nazionale

A Reggio Emilia il punto sull’annunciata dismissione degli stabilimenti di Cervere e Sommariva Perno

Un presidio di lavoratori alla Dana di Sommariva Perno, nel giugno scorso

Un presidio di lavoratori alla Dana di Sommariva Perno, nel giugno scorso

"Se dall’azienda non arriveranno risposte ci attiveremo con iniziative unitarie per tutto il comparto interessato". Così Domenico Calabrese, componente della segreteria provinciale della Fiom, illustra la posizione della sigla Cgil all’indomani del coordinamento nazionale sul caso della multinazionale Dana tenuto martedì 28 gennaio a Reggio Emilia.

Il caso è noto. Nelle scorse settimane l’azienda americana ha cominciato di voler procedere alla dismissione degli stabilimenti italiani del gruppo. Multinazionale fondata nel 1904 a Maumee, in Ohio, negli Usa, presente in 31 nazioni con un fatturato da 10,5 miliardi di dollari e impianti che oggi impegnano 41mila addetti nella produzione di assali, alberi di trasmissione e meccatronica per veicoli commerciali e non, il gruppo statunitense ha ora deciso di fare a meno delle sue attività legate alle trattoristica e in particolare alla fornitura di sistemi di guida e movimento per veicoli pesanti in mercati quali agricoltura, movimentazione materiali, estrazione mineraria, edilizia e silvicoltura. Tra queste quelle italiane e tra quelle italiane l’ex Graziano Trasmissioni di località Piano a Sommariva Perno (217 dipendenti) e lo stabilimento di via dell’Aviazione a Cervere (190 addetti).

"I proventi di una potenziale vendita consentiranno a Dana di rafforzare il suo bilancio attraverso una leva finanziaria sostanzialmente ridotta e di restituire il capitale agli azionisti", aveva fatto sapere l’azienda a novembre con una lunga e articolata nota con la quale lo scorso 25 novembre ha anche indicato in Goldman Sachs e Morgan Stanley & le società di consulenza incaricate della vendita.

Su sollecitazione dei sindacati la vertenza è divenuta oggetto di un tavolo aperto dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), riunitosi nella scorsa settimana alla presenza dei vertici italiani dell’azienda. Incontro al quale ha preso parte anche il senatore Giorgio Maria Bergesio (leggi qui).

"Da quell’incontro – spiega Domenico Calabrese – abbiamo registrato favorevolmente l’indicazione arrivata dal Governo di tenere aperto il tavolo con riguardo a tutto il segmento coinvolto: il Governo aveva convocato Dana Italia, ma la vertenza interessa ovviamente anche Dana Graziano. Non abbiamo invece apprezzato il fatto che l’azienda non abbia dato risposte di merito, visto che dai vertici del gruppo presenti al confronto sono arrivate considerazioni sull’opportunità di evitare una vendita disgiunta degli stabilimenti coinvolti, ma con valutazione di ordine personale, mentre sul punto servirebbe una presa di posizione aziendale, che ad oggi manca".

"Nel frattempo, a livello di Fiom, abbiamo deciso di raccordarci con un coordinamento nazionale – prosegue il sindacalista – e lo abbiamo fatto a partire dall’incontro tenuto martedì in Emilia Romagna, alla presenza della segreteria nazionale. L’obiettivo è poi di coordinarci anche con le altre sigle del settore, a partire da Fim Cisl e Uil Uil, come già fatto a livello locale, a partire da tre questioni. La prima richiesta è che anche l’azienda operi con un proprio coordinamento nazionale, che favorisca l’interlocuzione coi rappresentanti dei lavoratori. La seconda è che in una simile fase vengano sospese le delocalizzazioni, visto che ci risulta che l’azienda stia spostando l’attività su altri Paesi. La terza è che, se si arriverà alla vendita, che questa coinvolga il sindacato e garantisca gli attuali livelli occupazionali e trattamenti economici, orientandosi verso una cessione ad un unico acquirente".

Ezio Massucco

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