Attualità - 31 gennaio 2025, 14:30

Internet, disagi e cablatura a spot: la “tempesta perfetta” dei gestori di rete nel Cuneese

Secondo il consigliere comunale con delega alle infrastrutture digitali del Comune di Cuneo Silvano Enrici le cause sono da ricercarsi nella scarsa manutenzione, nel poco personale e nell’insufficiente conoscenza del territorio: “Scelte specifiche negli ultimi vent’anni. Ora è difficile tornare indietro”

Una delle "palificazioni fantasma", in frazione Cerialdo di Cuneo

Il territorio, di Cuneo ma dell’intero Paese, necessitava di una rete in fibra posata da un solo gestore di rete che avrebbe ospitato tutti i gestori telefonici e gli operatori di settore. E, soprattutto, posata con criteri identici a quelli dell’esistente rete in rame, con identiche caratteristiche di profondità degli scavi e occhio di riguardo ai centri storici. Purtroppo la mancanza di politiche aziendali e la fretta di alcune decisioni governative hanno generato la situazione di disagio odierna”.

Parla così Silvano Enrici, consigliere comunale di Centro per Cuneo con delega alle infrastrutture tecnologiche, commentando le tante segnalazioni avanzate quotidianamente da cittadini e amministratori del territorio cuneese che riguardano la mancata connettività e i disservizi sulle reti di telefonia in rame e in fibra. Problemi che tutti noi, in qualche misura, si è sperimentato. E che secondo Enrici sono figli di una “tempesta perfetta” da cui è e sarà probabilmente difficile uscire. Ma che non per questo merita di rimanere senza spiegazioni.

Personale scarso e con poca conoscenza tecnica e del territorio: le cause dei disagi
Enrici parte, nella sua disamina, distinguendo tra la realtà della rete in rame (di telefonia) e quella in fibra. Diverse, ma con alcuni aspetti in comune. “La rete in rame è stata posata dalla Sip, diventata Telecom e poi Fibercop, nel secolo scorso ed è davvero di ottima qualità: una vera opera d’arte fino agli ‘90 tenuta sotto controllo costante dal punto di vista della manutenzione. Parte dalle centrali Fibercop per raggiungere tutte le città d’Italia ed è composta da una rete primaria che raggiunge gli armadi dislocati nei quartieri e nelle frazioni, da cui parte la rete secondaria che, sempre tramite cavi, arriva in prossimità dell’utente e del box che permette il collegamento dell’ultimo miglio”.

Questa rete è tutta distribuita in cavi sotterranei e aerei per la maggior parte ancora in piombo, con giunti saldati a stagno. Senza l’adeguata manutenzione è molto fragile, e questa da almeno vent’anni non sussiste più; in Fibercop non esistono più i reparti di giuntisti e guardafili, ovvero coloro che riparano i cavi, e le imprese appaltatrici ne sono quasi sprovviste perché non ne viene prevista la formazione (attività lunga, sia tecnica che manuale)” commenta Enrici.

Il consigliere si rifà, come esempio, al guasto in via Roma a Cuneo che la scorsa estate ha messo fuori servizio per parecchi giorni l’infrastruttura comunale e parte del centro storico: è stato provocato dall’entrata di acqua in un cavo per la rottura di un giunto, cosa che non sarebbe successa se il sistema di pressurizzazione fosse stato in funzione. Chi l’ha risolto? Ce lo dice Enrici: due fratelli ultrasettantenni e pensionati da parecchio tempo, con la capacità tecnica necessaria e due giorni interi di lavoro.

Non esiste un programma annuale di risanamento delle palificazioni cosa che in un territorio vasto come quello della nostra provincia è un vero dramma; tante delle palificazioni posate negli anni ‘80 e ‘90 in piccole frazioni e borgate riguardano l’ultimo miglio e sarebbero perfettamente utilizzabili (se manutenute) ma non sono mai entrate nella cartografia della rete Telecom perché disegnate manualmente da chi le ha progettate: si sarebbe potuta trasferire la documentazione in digitale per metterla a disposizione dei tecnici, non è stato fatto e ora se ne sono ormai perse le tracce. Insomma, il personale è poco e si sta perdendo la conoscenza del territorio”.

La “favola” della cablatura dell’intero territorio comunale
Per quanto riguarda la rete in fibra, la domanda è – ormai da qualche tempo – una sola: perché non si è ancora raggiunta la cablatura dell’intero territorio, nonostante le promesse fatte dai gestori Open Fiber e Fibercop (in provincia figura anche Isiline, ma non l’aveva prevista sin dall’inizio della propria attività).

Open Fiber ha creato una nuova rete sul territorio ma ha lasciato fuori le frazioni – spiega il consigliere -. Ha posato una rete primaria fino ai nuovi armadi su strada ma la secondaria ha coperto solo una parte della città; non tutti i cittadini dotati di un operatore di telefonia possono usufruire della rete ed è assurdo pensarci quando questa potrebbe ospitare più di 80 operatori. Fibercop, invece, si è trovata ad avere già attiva e posata la connessione FTTC fibra misto rame, e a dover posare soltanto l’armadio in fibra e la rete secondaria, copiando letteralmente la vecchia rete di rame di Telecom, per addivenire alla FTTH, l’internet in casa. La questione, però, non cambia e non tutto l’altipiano di Cuneo viene servito”.

Secondo Enrici i problemi in questo caso derivano dalla “sussistenza di un sistema di cablatura non ‘di servizio’ ma basato sull’ottica commerciale: più residenti attivi in una zona, maggiore e migliore la cablatura, un ragionamento che potrebbe anche andar bene se il resto del territorio venisse trattato allo stesso modo”.

Abbiamo reti progettate su Google Maps mancanti di verifiche puntuali e di sopralluoghi e che ingenerano inevitabilmente grossolani errori di progettazione tecnica e, conseguentemente, il malumore dei residenti – prosegue ancora il consigliere delegato -. Abbiamo zone coperte dalla fibra con utenti vicini di casa ma con uno solo collegabile all’FTTH e l’altro no perché fa parte di un armadio di rete diverso. Con l’esempio lampante del quartiere San Paolo di Cuneo, ma è così per tutte le frazioni, che fa parte della rete telefonica di San Rocco cablata a macchia di leopardo e senza reali previsioni di completamento”.

Posa di bassa qualità, armadietti aperti e il ricorso (ancora pendente) al Tar
L’ultima, ma non per importanza, grande questione nella faccenda dei collegamenti in fibra riguarda il sistema autorizzativo del decreto, che per Enrici “ha permesso una cablatura di bassissima qualità troppo soggetta a stress, attenuazioni e rallentamenti. Si è permessa la posa di piccole microtrincee di 10 centimetri e di minitrincee di 40 centimetri di scavo, che al primo lavoro stradale generano seri guasti e problemi (e sta già succedendo)”.

Le amministrazioni comunali sono poi obbligate a far passare la fibra anche nelle infrastrutture dell’illuminazione pubblica, una situazione di ‘promiscuità di passaggio’ che non tutela i lavoratori che normalmente non lavorano sulle tensioni – prosegue ancora il consigliere -. Infine, gli armadi Fibercop e Open Fiber dislocati sul territorio, che si trovano spesso aperti e in condizioni precarie quando dovrebbero essere ben chiusi e protetti per evitare atti di vandalismo e tutelare anche la privacy dell’utenza”.


[Un armadietto, aperto, in frazione Madonna dell'Olmo di Cuneo]

In conclusione, la pagina ancora aperta del ricorso al Tar avanzato da Telecom/Fibercop contro il regolamento comunale, che ha impedito di apporre centinaia di scatolette sulle facciate del centro storico (da cui sarebbero partiti altrettante centinaia di cavetti in fibra volanti, creando secondo l’amministrazione comunale reali danni ai proprietari e al decoro urbano). “Ad oggi i gestori Open Fiber e Isiline passano già all’interno dei condomini del centro storico aulico utilizzando le tubazioni posate – sottolinea Enrici -; auspichiamo che anche Fibercop si decida a utilizzarli, cosi da poter collegare anche chi vorrà usufruire dei suoi servizi senza attendere il giudizio del Tar. Che a questo punto non potrà che constatare come non gli sia impedito di cablare il centro storico ma semplicemente si stia esplicando il decreto governativo. Siamo in attesa di nuovi aggiornamenti in merito”.