/ Cronaca

Cronaca | 29 gennaio 2025, 11:11

Sacha Chang è pericoloso ma può stare in giudizio. A marzo comparirà di fronte alla Corte d'Assise di Cuneo

Il Gup ha rinviato a giudizio il giovane olandese accusato di aver ucciso il padre e l'amico di famiglia che li ospitava a Montaldo Mondovì nell'agosto 2023. A stabilire che può stare in giudizio ma è ancora socialmente pericolo è stata una nuova perizia psichiatrica. Il ragazzo, attualmente, si trova in una Rems a Bra, ma non è in stato di libertà

Sacha Chang

Sacha Chang

Sacha Chang è stato rinviato a giudizio di fronte alla Corte d’Assise di Cuneo e la prima udienza si terrà il prossimo 21 marzo. A stabilirlo, il giudice per l'udienza preliminare  Edmondo Pio. 
Questo quanto deciso ieri, lunedì 28 gennaio, in sede di udienza preliminare, alla lettura di una nuova perizia sul giovane, esame che ne ha confermato sì la pericolosità sociale, ma non ne ha escluso l’imputabilità.  
Nel frattempo il giovane, che il 16 agosto 2023 uccise a Montaldo Mondovì il padre e l’amico di famiglia Lambertus Ter Horts, i cui familiari si sono costituiti parte civile, si trova a Bra, ma non è in stato di libertà. 

L’ultima perizia sullo stato di salute mentale di Sacha, quella che poi aveva stabilito che per lui stare in giudizio non sarebbe stato possibile, era stata redatta nel novembre 2023. 
Dopo qualche mese, nell’aprile 2024, il giovane era stato collocato presso la Rems (Residenza per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza) di Bra, dove rimarrà finché verrà dichiarato non più “socialmente pericoloso”. 

Dopo l’arresto, era stato inizialmente ricoverato alcuni giorni all’ospedale "Regina Montis Regalis" e poi trasferito in carcere in custodia cautelare. In seguito alla disapplicazione della misura, ottenuta a seguito della perizia psichiatrica che aveva inquadrato il ragazzo come “soggetto incapace di intendere e volere”, e il trasferimento dalle Vallette di Torino, Sacha non è comunque in stato di libertà.
Il 21enne continuerà, infatti, ad essere ricoverato in residenza per l’esecuzione di misure di sicurezza, una struttura sanitaria adibita a chi, come lui, autore di reati, è stato ritenuto socialmente pericoloso e al tempo stesso non imputabile. Nel marzo scorso, il Gip aveva disposto la sua scarcerazione dichiarandolo “incapace di intendere e volere”.

Una ricerca, quella della Rems che l’ha accolto, che si era protratta per più di un mese e che non è stata affatto semplice: non solo per i posti limitati e le lunghe liste di attesa, ma anche perché su tutto il territorio italiano sono pochissime le strutture presenti pronte ad accogliere soggetti autori di reato ma anche tossicodipendenti, alcolisti o affetti da patologia psichiatriche.
 

Quanto al rimpatrio di Sacha, al momento il ritorno in Olanda è una meta lontana, anche se il legale del giovane, l'avvocato Luca Borsarelli ha fatto sapere che ci si sta lavorando. Lo sarà quando, una volta definito il processo, i Paesi Bassi chiederanno la sua estradizione che, nel caso specifico, è definita “passiva” perché è l’Italia a ricevere la richiesta da uno Stato estero. A quel punto, la decisione finale spetterà al Ministro della Giustizia italiano a seguito della deliberazione favorevole della Corte d’Appello di Torino. “Auspico una soluzione ormai celere del processo al fine di poter trasferire il mio assistito in Olanda”, ha dichiarato il legale.
 

CharB.

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A GENNAIO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium