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Attualità | 29 gennaio 2025, 09:30

Decreto sicurezza, la maggioranza si divide mentre Cuneo si schiera contro

In Consiglio la discussione dell’ordine del giorno di Beni Comuni e Cuneo Mia, che critica aspramente il “decreto ‘fascista nell’animo’”. Ma non tutti sono d’accordo: 16 dei consiglieri (anche di maggioranza) astenuti o contrari

Il Consiglio comunale di Cuneo - foto di repertorio

Il Consiglio comunale di Cuneo - foto di repertorio

Una sequela di nuove fattispecie di reato e di aggravanti per alcuni di quelli già sussistenti: è questo che, a Cuneo, ha fatto storcere il naso al consigliere comunale Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni), autore di un ordine del giorno – assieme ai compagni di gruppo e a Claudio Bongiovanni (Cuneo Mia) – con il quale ha richiesto lo schierarsi della città ufficialmente contro quanto contenuto nel nuovo “decreto Sicurezza”.

Sturlese ha presentato il documento in Consiglio comunale, definendo il decreto come “Un decreto fascista nell’animo, con un senso e un carattere profondamente punitivo che punta alla repressione delle voci contrarie. Un provvedimento grave sia per l’ispirazione di fondo sia per l’entità delle sanzioni coinvolte e figlio di una visione sicuritaria in cui sinceramente non credo, e che anzi considero dannosa. Si tratta di pura criminalizzazione e repressione del dissenso e del malcontento. Serve schierarsi contro questa presa di posizione, e farlo sapere ai rappresentanti territoriali e al Governo”.

L’ordine del giorno è stato conseguentemente votato in maniera favorevole, raccogliendo però soltanto 14 consensi tra quelli dei consiglieri presenti. Curiosi i risultati dei contrari e degli astenuti, perfettamente identici e fissi a quota otto unità: tra queste, i consiglieri di Cuneo Civica e di Centro per Cuneo.

Un decreto dalle tematiche complesse
Un risultato, quello delle votazioni, che si è subodorato già nel corso del lungo spazio dedicato alla discussione (tanto che l’astensione di Cuneo Civica è stata fondamentalmente già chiarita dai suoi membri proprio in quella sede). “Siamo a favore di ogni forma libera di protesta e contestazione, purché rispetti le regole e la legalità senza incidere sulle spalle dei cittadini ma condanniamo ogni azione violenta verso chi è a tutela dell’ordine pubblico – ha detto Elio Beccaria -: l’ordine del giorno è particolarmente complesso, e le nuove fattispecie di reato toccano temi sotto l’attenzione quotidiana di tutti. Serve confrontarsi, punto per punto. In attesa di questo confronto, ci asterremo”.

Soltanto due le voci contrarie – Centro per Cuneo, infatti, non si è espresso -, quelle di Noemi Mallone (FdI) e Franco Civallero (FI). “Fuorviante definire i provvedimenti ‘illiberali’ – ha detto la prima -. Le norme, come sempre, garantiscono i diritti di tutti, l’ordine, la sicurezza e la legalità e sono necessarie, così come in alcuni casi lo sono anche le conseguenze dure. Ma il sanzionamento non è lo scopo, quanto piuttosto il bilanciamento tra le realtà individuali e il concetto di sicurezza”.

Civallero, invece, si è detto speranzoso nel fatto che le eventuali future modifiche al decreto si rivelino particolarmente leggere.

“La repressione non risolve i problemi, anzi li acuisce”
Tra i consiglieri in accordo con quanto sostenuto da Beni Comuni e Cuneo Mia, la prima a parlare è stata Stefania D’Ulisse (Cuneo Solidale e Democratica): “La sicurezza dei cittadini è un bene pubblico da tutelare, ma diversi articoli del decreto sono stati menzionati come problematici relativamente al rispetto dei diritti umani, e ne è stata chiesta nuova scrittura: alcune voci potrebbero intaccare libertà fondamentali e mettere il paese in una situazione difficile da sostenere. Personalmente non penso che l’introduzione di nuove pene e l’inasprimento di quelle che già ci sono siano l’unica strada per affrontare il problema”.

Il primo errore che vedo è nel nome del decreto: non c’è la sicurezza, solo tante riduzioni della libertà personale – ha detto Claudia Carli (PD) -. I temi che si affrontano sono importanti, ma lo si fa unicamente con l’indole repressiva, un tratto politico e culturale che è solito per il nostro governo. Molti dei problemi che si vorrebbe risolvere rischiano di aggravarsi, così, aumentando paura ed esclusione sociale”.

Se proprio vogliamo le sanzioni per i reati coinvolti ci sono già, basterebbe comminarle e far rispettare le leggi – ha aggiunto Paolo Armellini (Indipendenti) -. Si pensa di dare soluzioni penali a problemi in realtà sociali, che non si vedranno risolti in questa maniera, in un’ottica che in alcuni casi supera anche quella del codice penale fascista”.

Gli episodi di violenza, siamo tutti d’accordo, vanno condannati ma il decreto colpisce alcuni pilastri della democrazia come la partecipazione, il diritto di manifestare, di opinione – ha commentato Erio Ambrosino (PD) -. Intimidisce, reprime, punisce coloro che lottano contro le ingiustizie. Non si risolvono queste questioni aumentando ingiustizie e rabbia sociale, criminalizzando il dissenso di chi manifesta disagio sociale. C’è un filo sottile tra il garantire la legalità e il soffocare la democrazia”.

In conclusione, Antonino Pittari (Gruppo Misto Maggioranza): “Il decreto limita la libertà dei cittadini e soprattutto di chi si vede già leso nei propri diritti. Si va così verso una forma strisciante di neofascismo, che si presenta in forme nuove e ‘limitate’, ma comunque spaventose”.

Manassero: “Impensabile rendere reato la manifestazione pacifica”
A raccogliere le voci a sostegno dell’ordine del giorno la sindaca Patrizia Manassero – fatto che, inevitabilmente, sottolinea la dissonanza dei voti di due delle ‘gambe’ della sua maggioranza -: “L’idea della sicurezza sarebbe quella di difendere i più deboli, perché i più forti si difendono già da soli, così come credo già adesso facciano in un lavoro continuo e instancabile le nostre forze dell’ordine. Questo decreto suscita fortissime preoccupazioni, che sostengo anch’io: nello specifico, trasformare la manifestazione pacifica e non violenta in reato, come si legge nel decreto, è qualcosa che non riesco nemmeno a immaginare. Si accrescono e accelerano le difficoltà senza nemmeno tentare di risolverle”.

Simone Giraudi

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