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Attualità | 29 gennaio 2025, 12:05

Cuneo e il “capannone Amazon”: per ora, nessuno se lo prende

In Consiglio comunale Armellini interroga Spedale in merito al futuro della struttura di frazione Ronchi. Il vicesindaco: “L’amministrazione può fare da facilitatore tra soggetti privati. Non dispero”

La struttura Amazon ai Ronchi

La struttura Amazon ai Ronchi

“Capannone Amazon” di Cuneo, tutti sperano in una vendita ma le interlocuzioni tra potenziali soggetti interessati – per ora – non avrebbero dato alcun frutto. A dichiararlo il vicesindaco Luca Serale, che in Consiglio comunale ha risposto all’interpellanza presentata dal consigliere Paolo Armellini (Indipendenti).

Armellini ha richiamato a grandi linee la lunga e complessa vicenda che ha portato la società partecipata del Comune Miac a vendere alla Scannell Properties - multinazionale americana che in Europa lavora per Amazon – un’area di 93mila metri quadrati in frazione Ronchi per quasi quattro milioni di euro. Area su cui è poi sorto quello che avrebbe dovuto essere un centro di smistamento per il colosso statunitense delle consegne “ultimo miglio”, ma che a quattro anni dalla costruzione risulta attualmente ancora inutilizzato.

Un iter di difficile comprensione dall’esterno, non certo aiutata dalle risposte, spesso interlocutorie, date dalle due ultime amministrazioni di maggioranza – ha detto Armellini -. Ma il destino della struttura cuneese diventa ancora più importante se si pensa a quella dell’alessandrino, un centro di smistamento vicino a un’area Michelin proprio come il nostro e dal costo di 120 milioni di euro, capace di assicurare centinaia di posti di lavoro. Perché invece, a Cuneo, è diventata una ‘cattedrale nel deserto’?

Due i consiglieri comunali intervenuti sull’argomento. Franco Civallero (FI) ha sottolineato come “il centro produttivo nell’alessandrino, più interessante rispetto all’area che Amazon intende servire, rende il nostro sostanzialmente inutile. Ma sorge in una bella zona, dalle grandi potenzialità: serve ora l’intenzione del gruppo proprietario all’alienazione”.

Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni) ha evidenziato invece gli “errori clamorosi nello sviluppare la vicenda effettuati dalle due giunte, figli di un Piano Regolatore del 2008 la cui modifica e perimetrazione continua a essere rinviata: avere strumenti inadeguati, è un fatto, danneggia il Comune e configura  un consumo di suolo del tutto improprio e insensato, che non si esaurirà qui. L’area complessiva è di 177mila metri quadri, quindi aspettiamoci pure qualche altra invenzione, nella zona più verso la città”.

L’assessore Serale ha confermato quindi i tentativi d’acquisto già rivelatisi fallimentari e – ricordando come il bene e l’area su cui sorge siano ormai di proprietà privata e non più pubblica – ha individuato nel compito dell’amministrazione comunale quello di “facilitare i contatti tra vari soggetti intenzionati al raggiungimento di una soluzione. Non dispero – ha concluso -: la nostra è una terra d’investimenti”.

Simone Giraudi

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