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Attualità | 27 gennaio 2025, 18:06

Il giorno della Memoria a Saluzzo: riflessioni sull'Olocausto e sulla guerra in Medio Oriente

In mattinata la partecipata cerimonia alla sinagoga e al cimitero ebraico. L'intervento del Vescovo Bodo, del sindaco Franco Demaria. Mattia Terracina della Comunità ebraica di Torino: "Conoscere l'Olocausto o la guerra ancora in corso in Medio-Oriente significa saper distinguere e separare, non, paragonare ed eguagliare"

Salluzzo, il giorno della Memoria alla Sinagoga Ebraica - Foto Paola Ravazzi

Salluzzo, il giorno della Memoria alla Sinagoga Ebraica - Foto Paola Ravazzi

In tanti questa mattina, cittadini, autorità civili e militari, Forze dell’Ordine, rappresentanti di associazioni,  nella sinagoga  di via Deportati ebrei per la commemorazione della Giornata della Memoria organizzata dal Comune,  in collaborazione con Aned, Anei, Anpi, Istituto storico della Resistenza di Cuneo, Istituto comprensivo di Saluzzo, i cui allievi hanno arricchito  la cerimonia con letture e brani musicali. 

Nell'intervento del vescovo monsignor Cristiano Bodo, l'accento sui valori assoluti della Giornata della Memoria che ricorda la liberazione dal campo di Auschwitz Birkenau. I valori della Pace, della fraternità, della Giustizia tra tutti i popoli in nome di Dio, con l'invito potente del salmo 100 del Vecchio Testamento.  “Mandate grida di gioia al Signore” : un invito a ritrovare il senso della vita in “tutte le terre”  e l’ideale del buon governo nella giustizia e  per ritrovare  la forza di pregare in chi ,come le vittime dell’Olocausto, non vedevano all’orizzonte il soccorso di Dio.  

L’ intervento di Franco Demaria per il 27 gennaio,  il primo da sindaco,  ha preso spunto dal  libro di Adriana Muncinelli “Ebrei a Saluzzo 1938-1945” in cui spicca la frase di Sion Segre Amar che racconta un viaggio alla scoperta della bella cittadina, vista con gli occhi di bambino: “Saluzzo era così bella e tutti volevano bene agli ebrei”. 

Quella Saluzzo che in fondo, forse, non era molto diversa da quella di oggi.  Una cittadina che ha ospitato un’ importante comunità ebraica nel 19° secolo, ma, seppur ridotta, ancora nel primo ‘900 ben integrata nella popolazione.

Saluzzo cambiò nel giro di poco tempo. Ricorda il sindaco con riferimento alla storia, portando la sua  considerazione sul valore della memoria. " Ringrazio le scuole, gli insegnanti per aver  accompagnato i ragazzi e aiutarli a studiare ciò che è stato. Dobbiamo fare tesoro delle ultime testimonianze. 

Un paese senza memoria non costruisce il suo futuro. Senza la memoria, e guardo voi giovani, manca rispetto per il prossimo, si dimentica la sofferenza con cui la libertà è stata conquistata dai nostri padri e dai vostri nonni. Ne riparleremo il 25 aprile. Vi aspetto.  “Non facciamoci imporre il futuro”. 

Demaria ha poi ricordato un passaggio del discorso ( lo scorso anno) di Mattia Terracina, nipote oggi diciottenne di Giuseppe Segre, uno degli ultimi ebrei della comunità saluzzese. L’incipit pieno di emozione del giovane diceva”..  tremo per lo zaino che porto sulle spalle” non parlando  di quello  della scuola, ma dello zaino ricevuto dai genitori, “…sono un Ebreo”.

Anche quest’anno, in rappresentanza della comunità ebraica di Torino  il giovane Terracina ha parlato in sinagoga, con emozione e convinzione,  per rinnovare il senso della Giornata , partendo da ciò che gli  capitato di vivere da 478 giorni a questa parte.

"Perché un giovane come me cresciuto in una famiglia ebraica, tra storie di chi tra i miei parenti riuscì a sopravvivere e di chi invece affrontò un tragico destino come quello dei miei bisnonni di Saluzzo, Emma e Moise Segre uccisi ad Aushwitz, non può restare in silenzio in un mondo di coetanei e non solo, che dimostrano di non aver minimamente compreso il valore di questa giornata.

 Nei corridoi di scuola gli è capitato di leggere un manifesto  “Ci fate fare un minuto di silenzio per l'Olocausto e poi fate sette mesi di silenzio per un genocidio". Di fronte a qeusta vergognosa considerazione - ha detto -   io non riesco ad abbassare o a chiudere gli occhi.

Perché se da parecchi mesi a questa parte tanti miei conoscenti, ma anche intimi amici, vengono da me, consapevoli di star parlando con un ebreo, chiedendomi se abbia senso, quest'anno, celebrare la giornata della Memoria, considerando la maniera in cui lo Stato di Israele sta agendo nella Striscia di Gaza nei confronti della popolazione civile, come potrei riuscire a non rimanere sorpreso e profondamente deluso?  

Soffrendo ovviamente per  i civili di entrambe le parti ha continuato dicendo "Non colgo il collegamento logico tra i due eventi.  E alla base di questo equivoco sta il modello attuale di informazione che tende ad assimilare e di conseguenza a confondere le menti di chi viene colto alla sprovvista. Conoscere e valorizzare nella sua essenza un determinato evento storico, soprattutto se si parla di tragedie come l'Olocausto o la guerra ancora in corso in Medio-Oriente, vuol dire saper distinguere e separare, non, paragonare ed eguagliare.

 E’ nostro dovere continuare a tramandare i fatti nella Giornata della Memoria, ma al contempo è necessario avvicinare le persone al mondo ebraico presente, così come quello israeliano. Un universo plurale e pluralista, con mille sfaccettature, denso di correnti di pensiero e di opinioni più o meno distanti tra loro.

Bisogna portare le scuole a visitare le sinagoghe, gli archivi, le comunità ebraiche, bisogna insegnare nelle classi l’incredibile storia della lunghissima vita ebraica della diaspora nel nostro paese e bisogna senza dubbio cercare di affrontare nelle scuole secondarie di secondo grado, il tema, oggi particolarmente delicato, del Sionismo e di Israele.

Oggi, qui con voi, ho spontaneamente lasciato scorrere libere le parole di cui un anno di vita mi ha colmato fino all’orlo l’animo inquieto per il pericolo che corre adesso la Memoria, quella Memoria che proprio giornate come queste mi hanno insegnato a proteggere e preservare con lo studio, il pensiero critico e con la riflessione. E il prossimo anno, spero di poter tornare a parlare dalla tevà di questa straordinaria sinagoga con il cuore più leggero e con la consapevolezza che le mie preoccupazioni si siano rivelate infondate".

Come ogni anno la cerimonia si è conclusa al cimitero ebraico di via Lagnasco con la deposizione della corona d’alloro alla lapide posta all'ingresso del cimitero, che ricorda i 29 ebrei deportati da Saluzzo, morti nei campi di concentramento,  il cui nome  è stato letto ad alta voce da Mattia Terracina.

Il filo della Memoria prosegue domani martedì 28 gennaio con la proposta de  “Il Tempo ritrovato”: visita guidata alla sinagoga saluzzese  a cura della comunità ebraica di Torino. Per partecipare è necessaria la prenotazione entro oggi lunedì 27 gennaio; i posti disponibili sono 40 in totale. Per informazioni e prenotazioni: cultura@comune.saluzzo.cn.it o 348-0707998. 

Vilma Brignone

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