Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto. In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode. Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato» (Lc 1,1-4;4,14-21).
Oggi, 26 gennaio 2025, la Chiesa giunge alla III domenica del Tempo Ordinario (Anno C, colore liturgico verde).
A commentare il Vangelo della Santa Messa è Claudio Bo, diacono della chiesa Battista di Mondovì.
Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole per accendere le ragioni della speranza che è in noi.
Eccolo, il commento.
Luca apre il suo Evangelo con la spiegazione dei metodi con cui ha raccolto le informazioni per redigere il testo con un approccio quasi giornalistico. Si rivolge a Teòfilo che rappresenta tutti i lettori.
La parte centrale del testo proposto, però, è la lettura che Gesù fa nella Sinagoga del rotolo della Legge. Viene proposto il testo di Isaia 61 omettendo il passo della vendetta di Dio. Il Salvatore legge come fosse il profeta stesso, rendendo vivide le parole di Isaia. Siamo di fronte ad una profezia, quella che per gli ebrei annunciava la venuta dell’inviato di Dio e l’anno del Signore, quello del Giubileo ebraico che prendeva il nome da yobel, il corno di montone che annunciava ogni anno lo Yom Kippur.
Tale Giubileo doveva essere convocato ogni 50 anni ed era proposto come l’occasione nella quale ristabilire il corretto rapporto nei confronti di Dio, tra le persone e con la creazione, e comportava la remissione dei debiti, la restituzione dei terreni alienati e il riposo della terra.
Siamo in un contesto non facile per il Messia, la sua fama è ormai diffusa, ma a Nàzaret (come si legge più avanti e negli altri sinottici) la sua figura suscita diffidenza. Possiamo immaginare la scena: Gesù si alza per leggere la Torah, quindi tace e si siede in un silenzio palpabile mentre tutti lo scrutano.
In questo silenzio, quasi teatrale, risuonano le sue parole: «Oggi si è compiuta questa scrittura». E non si riferisce all’anno giubilare, ma alla venuta del Messia. Lui stesso è l’inviato di Dio. Chi lo ascolta conosce a memoria le Scritture e capisce il messaggio potente senza equivoci. Gesù, unto dal Signore, si propone come il salvatore degli oppressi. Si tratta del potere attribuito al Messia liberatore di Israele, eppure Gesù omette proprio la parte della vendetta di Dio che avrebbe allietato gli afflitti di Sion, dando loro una corona.
La profezia, possiamo dire oggi, non riguarda solo Israele, ma tutta l’umanità ed è la promessa che leggiamo sulle labbra di Maria quando annuncia ad Elisabetta la nascita del Salvatore delle genti con il Magnificat. Il figlio del falegname si permette di emulare Isaia, di paragonarsi al Messia? Gli astanti prima perplessi, si infuriano e tentano di ucciderlo. Ma questa furia deriva proprio dal fatto che Gesù li ha smascherati: è il tempo della venuta di Dio e non quello di arroccarsi nell’egoismo.
Quelle parole di Isaia sono la formula della liberazione, ma Gesù (leggendo Isaia) ha chiarito come questa liberazione sia per tutta l’umanità e che saranno liberati proprio gli oppressi, i prigionieri, i poveri. E non si tratta di un’attesa messianica, ma un dovere dei fedeli subito: oggi si è compiuta questa Scrittura.
Ed è questo che ci interpella: l’Evangelo non riguarda la fine dei tempi, ma il nostro quotidiano, tutto quello che possiamo e dobbiamo fare ora per seguire, come testimoni, la Parola.