Lo hanno chiamato addirittura “patto dei cent’anni” e fra le altre cose dovrebbe portare sul territorio ucraino le basi militari di Sua Maestà. Come riferisce il sito Strumenti Politici, basta questo aspetto per renderlo una provocazione piuttosto lampante nei confronti del Cremlino, che infatti non ha gradito. I commenti dei vertici russi sono o nel senso di considerare tale accordo di fatto nullo o vederlo come il primo passo effettivo della trasformazione dell’Ucraina in colonia britannica. Intanto, comunque, esso impegna Londra a continuare ancora per anni a finanziare Kiev con miliardi di sterline e a fornire attrezzature militari.
Certamente questo genere di assistenza lega sempre di più l’Ucraina al blocco euroamericano, senza necessariamente renderla un membro della NATO a tutti gli effetti. Inoltre è risaputo che i britannici sono considerati non solo come sponsor di Zelensky, ma veri e propri “curatori” che negli ultimi tre anni hanno dato istruzioni su cosa fare e soprattutto cosa non fare. L’allora sottosegretario di Stato USA per gli affari politici Victoria Nuland ha rivelato che a marzo 2022 le trattative saltarono anche per colpa del governo inglese che disse ai negoziatori ucraini di lasciare il tavolo. Oggi a Kiev sono euforici perché credono che l’odierno accordo possa invogliare altri governi europei a seguire l’esempio di Londra e a concedere ulteriori aiuti all’Ucraina. I russi però avvertono: il prezzo che gli ucraini stanno già pagando per tale assistenza consiste nello svendere il proprio Paese agli occidentali, che promettono sostegno “per tutto il tempo che occorre”.