Attualità - 23 gennaio 2025, 13:10

L’uomo dei ricorsi in campo contro i velox: "Ne facciamo diecimila all’anno, accolti al 98%"

In poco più di anno sarebbero un centinaio quelli annullati dal giudice di pace nella sola provincia di Cuneo. La motivazione è sempre la mancata omologazione dell’apparecchiatura elettronica

Mario Gatto, 79 anni, fondatore di Globoconsumatori

Quasi cento multe annullate, in poco più di un anno, nella sola provincia di Cuneo. Sono i numeri coi quali l’associazione Globoconsumatori rivendica i propri successi nella battaglia da anni intrapresa a difesa degli utenti della strada, a suo giudizio ingiustamente vessati da pubbliche amministrazioni smaniose di fare casse mediante l’utilizzo di apparecchiature per il rilevamento automatico della velocità – i famigerati autovelox – che quasi sempre non disporrebbero però del previsto requisito dell’omologazione da parte delle autorità a ciò preposte.

Secondo Mario Gatto (nella foto sopra), 79enne di origine torinese e residenza alessandrina, imprenditore in pensione, fondatore e presidente del sodalizio nazionale che ha la propria sede nella città piemontese (in via Cremona 6) e 55 sedi sparse in tutto il Paese, le ultime due decisioni arrivate in questa direzione sarebbero state quelle prese appena ieri l’altro, mercoledì, dal giudice di pace di Alba, che avrebbe annullato due multe elevate dall’autovelox fisso installato dalla Provincia lungo la Sp 7 a Cherasco, quello già al centro delle segnalazioni operate nei giorni scorsi dal nostro giornale.

Presidente Mario Gatto, i giudici di pace vi danno ragione.

"Assolutamente. In provincia di Cuneo abbiamo vinto tutti i ricorsi presentati nell’ultimo anno, quasi cento. A livello nazionale presentiamo 10mila ricorsi all’anno con un accoglimento del 98%".

E sulla base di quale motivazione?

"Il motivo primario è la mancata omologazione dei dispositivi. L’autorizzazione non è sufficiente. Lo ha sancito in modo chiaro una sentenza della Cassazione dell’aprile scorso, la numero 10505/2024".

Approvati, ma non omologati.

"Esatto. Di base c’è un vuoto legislativo che non è mai stato colmato. Non è mai stato fatto il regolamento di attuazione utile a poter concedere l’omologazione. Si tratta di un adempimento che investe due diversi ministeri, perché l’approvazione all’utilizzo del dispositivo la rilascia quello dei Trasporti. Ma un autovelox è uno strumento di misurazione e l’unico ministero che può validare un qualsiasi dispositivo sotto il profilo della metrologia legale è quello dello Sviluppo Economico. Evidentemente non si sono parlati a dovere, sul punto. Manca la regolamentazione, in sostanza, mentre il Codice della Strada, articolo 142 comma 6, parla chiaro, richiamando l’espressione 'apparecchiature debitamente omologate’. E nella sua sentenza dell’aprile scorso la Cassazione ha detto chiaramente che l’approvazione non equivale all’omologazione. E solo le registrazioni di una macchina che sia omologata a tale misurazione hanno valenza di prova".

Leggiamo che lei è un consulente della Commissione Trasporti della Camera.

"Certo. Ma collaboro anche con la trasmissione 'Le Iene’: tempo fa sono andati a intervistare un grosso produttore di dispositivi autovelox. Questi ha spiegato che se ci fosse l’omologazione non ne passerebbe nemmeno il 50%, di quelle macchine. Immagini cosa non gravita, di denaro, in questo comparto… ".

E col nuovo Codice della Strada il tema non è stato toccato?

"No. La questione dell’omologazione no. Noi però stiamo preparando un ricorso contro quelle norme che prevedono sanzioni sino al ritiro della patente contro chi risulti aver consumato stupefacenti non oggi, ma giorni e giorni prima di venire fermato. Gli esperti ci spiegano che col test del capello tale consumo si riesce a rilevare sino ai 90 giorni precedenti. Ma se ho io fumato un spinello un mese fa, chi lo dice che oggi non sono lucido per guidare. Una norma simile va contro la Costituzione".

Da quanto tempo si occupa di questo tema?

"L’associazione l’ho fondata quando mi sono ritirato dall’azienda di famiglia, un calzificio e maglificio in provincia di Torino. Ho una pensione che mi consentirebbe di giocare a golf tutti i giorni, ma sarei impazzito, a stare con le mani in mano. Mio padre mi aveva fatto studiare economia, io avevo la passione per la giurisprudenza. Nel 2005 quasi per scherzo ho fondato l’associazione, che oggi ha 55 sedi in mezza Italia. Siamo stati i primi a vincere un ricorso con un giudice di pace, a Milano, nel 2018, quando nel suo pronunciamento la dottoressa Barbaro descrisse il legislatore come solo 'apparentemente schizofrenico', in quanto aveva previsto percorsi diversi per l’autorizzazione degli apparecchi elettronici a seconda dello loro finalità di utilizzo. Si è sancito che quelli che devono fornire prove legittime in mancanza dell’agente accertatore devono essere omologati. Da allora abbiamo continuato e l’anno scorso abbiamo presentato 9.600 ricorsi in tutta Italia".

Ma al privato cosa chiedete.

"I costi vivi, per pagare sedi e consulenti. Vede, ieri mattina (martedì, ndr) sono andato fino ad Alba, dal giudice di pace, con costi di auto e benzina. Per la pratica chiediamo un contributo che può andare dai 100 ai 150 euro. Ma prima ci facciamo inviare copia del verbale. Se siamo fuori dai termini non facciamo spendere nemmeno un centesimo. Siamo un’organizzazione di volontariato, non possiamo avere utili, ma di spese vive ne abbiamo. Siamo l’unica associazione consumatori specializzata in materia".

Chi si rivolge a voi?

"Ogni tipo di persona. Un’ora fa qui è venuto un giudice di pace a farsi fare un ricorso. Non è che siamo più bravi degli altri, ma è dal 2013 che ne presentiamo. Non accediamo a contributi pubblici e ci autofinanziamo".

Il velox fisso presente lungo la Sp 7 a Cherasco

E. M.