L'ospedale Carle, a Confreria, è un cantiere.
Lo è ormai da qualche mese, da quando, cioè, hanno preso il via i trasferimenti e la riorganizzazione di un terzo della struttura, con i reparti trasferiti al Santa Croce o spostati in altri blocchi. Lo stabile storico, degli anni Trenta, chiamato blocco A e vincolato dalle Belle Arti, è completamente svuotato. Dal secondo piano a scendere, si stanno ora eseguendo i lavori.
Si tratta di un intervento di maxi adeguamento sismico, che durerà, si stima, almeno due anni. Finanziati coi fondi del PNRR, i lavori dovrebbero terminare a marzo 2026 ma Tranchida ha invece parlato di novembre dello stesso anno.
QUI LE PAROLE SUE E DEL GEOMETRA ALDO PETRONE, DIRETTORE DEI LAVORI PER L'IMPRESA MIT DI NICHELINO
Una visita che Tranchida ha organizzato per i giornalisti per mostrare come stanno procedendo i lavori, al momento in linea con il cronoprogramma. Siamo partiti dal secondo piano del Blocco A, dove prima c'erano gli ambulatori delle visite private o intramoenia, per scendere poi di un piano, dove c'era la neuropsichiatria infantile, ora ricollocata al Santa Croce.
Al piano terra, dove aveva sede il bar, al momento chiuso e sostituito da corner con i distributori, non senza molte polemiche, al momento non ci sono lavori in corso. Sarà l'ultimo ad essere interessato. Quanto al bar, è questione di giorni, ma dovrebbero concludersi le valutazioni rispetto a due spazi che potrebbero tornare ad ospitarlo. Molto dipenderà dai costi, anche perché i locali, una volta individuati, necessitano di adeguamento, così come è stato per la mensa, spostata nell'area della formazione e che ha richiesto ben due mesi di lavoro per la messa a punto degli impianti.
Al Carle ora si entra dal lato destro guardando verso l'edificio. L'accettazione e la cassa (tre sportelli e una decina di sedie), così come l'accoglienza e l'area vigilanza, sono stati ora collocati in due container, aperti dallo scorso 17 gennaio.
Una riorganizzazione complessa, impossibile, allo stato attuale, per l'ospedale principale, il Santa Croce, destinatario di un finanziamento di 30 milioni sempre per adeguamento sismico. L’azienda ospedaliera ha chiesto il rinnovo dei fondi, per evitare di perderli. Quanto a poterli usare, Tranchida non ha fatto mistero di come la cosa, allo stato attuale, è di difficilissima attuazione. Se un terzo del Carle è stato chiuso e trasferito senza cancellare una sola prestazione, farlo al Santa Croce è una missione praticamente impossibile.