"Dopo aver organizzato un viaggio e accompagnato un numeroso gruppo di persone a Nonantola, abbiamo assistito alla lezione molto interessante e approfondita della dottoressa Cristina Filippini, che svolge anche il ruolo di guida, docente e accompagnatrice di gruppi. Così, sollecitato da alcuni partecipanti, abbiamo pensato di proporre per il Giorno della Memoria mercoledì 22 gennaio alle 18 presso la Sala Tematica del Quartiere, un incontro sul tema della guerra, della solidarietà, dell'aiuto reciproco, al di là di ogni barriera e di ogni confine, partendo proprio dall'esempio degli abitanti di Nonantola e cogliendo tutte le opportune attualizzazioni".
Così spiega Sandro Cappellaro che introdurrà l’evento per presentando l’incontro programmato a Saluzzo, con Cristina Filippini componente della Fondazione Villa Emma di Nonantola nonché dell'Anpi di Modena.
Citando riferimenti storici Capellaro sottolinea che "quello che avvenne a Nonantola, paese della provincia di Modena, è una della pagine più luminose della storia dell'opposizione italiana alle politiche di sterminio degli ebrei perpetrate dal nazifascismo.
Dal luglio del 1942 fino all'ottobre del 1943, la quasi totalità di questo piccolo paese si prese cura di un gruppo di giovani ragazzi ebrei provenienti dalla Germania e dai Balcani, che cercavano di fuggire dalle persecuzioni e di raggiungere la Palestina del mandato britannico, e contribuì a nasconderli.
I primi ragazzi a raggiungere Nonantola furono una cinquantina di giovani tedeschi, in fuga dall'autunno del 1940. Riuscirono a mettersi in contatto con l'assistenza ebraica italiana Delasem, che prese in affitto per loro un edificio abbandonato, Villa Emma. Alla fine del 1942 arrivarono a Villa Emma altri giovani ebrei provenienti da Bosnia e Croazia, per lo più orfani. In totale a Villa Emma si trovarono, in attesa di poter raggiungere la Palestina, 86 persone, quasi tutti minorenni. Da subito la popolazione locale fraternizzò con questi ragazzi.
Quando, dopo l'armistizio del settembre 1943, la Repubblica Sociale Italiana collaborò attivamente con la Germania nazista nei rastrellamenti degli ebrei per la loro deportazione, i cittadini di Nonantola si adoperarono per nasconderli e favorirne la fuga. Mente e anima di questa straordinaria rete di salvataggio furono il medico Giuseppe Moreali e il sacerdote Arrigo Beccari, ma sono state decine le persone che hanno messo a repentaglio la propria vita per proteggere i ragazzi di Villa Emma: dai contadini ai notabili, così come numerosi sacerdoti e suore".
Tra gli eroi di questa storia vi è anche Goffredo Pacifici, un adulto ebreo che ricopriva il ruolo di bidello di Villa Emma, che accompagnò il primo gruppo di ragazzi al confine ma scelse di non mettersi anch'egli al sicuro e tornò indietro per aiutare altri gruppi nella fuga: fu arrestato e deportato ad Auschwitz, dove morì.
L'opera di salvataggio di don Beccari continuò fino al settembre del 1944, quando il sacerdote fu arrestato dopo una delazione: non confessò e non denunciò mai chi collaborò con la rete di protezione, rimanendo in carcere fino alla Liberazione.