Politica - 20 gennaio 2025, 11:46

Fratelli d’Italia, la Destra identitaria si chiama fuori dalla gestione del partito

In un documento viene denunciato l’immobilismo del partito nella Granda, che relega la federazione provinciale cuneese a fanalino di coda in Piemonte. Giovedì a Moretta si presenta “Panta rei”, un’associazione che ha le caratteristiche di una corrente 

Se qualcuno pensava che l’intesa sul nome di Armando Erbì alla presidenza del Parco delle Alpi Marittime potesse essere propedeutica ad un rasserenamento dei rapporti interni al coordinamento provinciale di Fratelli d’Italia, deve prendere atto che così non è.

Si è trattato di un fragile armistizio, dettato da ragioni di real politik, che nulla ha a che vedere con una situazione che resta tesa, dal momento che una componente, quella cosiddetta “identitaria”, si chiama fuori dalla gestione del partito. L’ultimo atto, in ordine di tempo, è la non accettazione da parte del sindaco di Valdieri Guido Giordana di entrare a far parte del coordinamento.

Una comunicazione inviata ai vertici provinciali, regionali e nazionali, firmata dallo stesso Giordana insieme a Luca Ferracciolo, Ilio Piana, Matilde Esposito, Gianfranco Griseri, Rosalia Grillante, Maurizio Occelli, Mario Franchino, Maria Grazia Montalbano e Mauro Vannucci spiega il perché.

“La nostra posizione è di alternativa politica alla conduzione del partito di William Casoni, che perdura ormai da nove anni. Conduzione verticistica, personalistica, vuota di idee e iniziative, di immobilismo di fatto. Non c’è niente di personale in queste affermazioni: abbiamo sempre detto che Casoni ci può ben rappresentare in organismi istituzionali pubblici e in enti privati, ma guidare il partito non è il suo mestiere. Anche nel coordinamento c’è chi è del nostro stesso avviso, ma non ha il coraggio di esprimerlo, a tutto danno dell’attività della federazione e del prestigio di Casoni stesso”.

“Andando nel dettaglio – aggiungono - constatiamo che la crescita del partito in questi anni è stata solo fisiologica, e la si deve essenzialmente all’azione di traino esercitata dal vertice nazionale, cioè da Giorgia Meloni. Questa azione di traino è avvenuta in tutta Italia, ma in provincia di Cuneo è mancato il valore aggiunto dell’attività sul territorio, imprescindibile al di là dell’impegno della deputata e del consigliere regionale. Valore aggiunto che deve essere espresso dalle iniziative politiche e propagandistiche e dalla preparazione dei dirigenti. Valore aggiunto del partito sul territorio che esige di respingere ogni pregiudizio ideologico, controproducente ed ingiusto, fra la corrente “moderata” e la corrente cosiddetta “Destra identitaria”. Valore aggiunto che va messo in atto oggi che siamo in un favorevole momento politico, momento da consolidare per non rischiare le negative esperienze e il ridimensionamento elettorale di partiti come Forza Italia, Lega, Movimento 5Stelle”.

Le ruggini restano quelle dell’ultimo congresso provinciale dove – secondo gli “identitari” – non sarebbe stato consentito il voto a circa 250 tesserati, fatto questo che ha stravolto i rapporti di forza in seno al partito.

“Nei mesi scorsi – spiegano - da vari rappresentanti di vertice ci è stato chiesto di sanare la contrapposizione interna offrendoci 3\4 posti nel coordinamento provinciale. È una proposta che noi respingiamo, perché non è questione di avere una etichetta dirigenziale, ma questione essenzialmente politica, di linee di indirizzo, di contenuti, di metodi di conduzione e di operatività. Una formale dialettica all’interno si riduce a mantenere indisturbata la situazione della federazione. E ciò è quello che piace, per varie ragioni, anche a livello dirigenziale regionale e nazionale, tant’è che non mettono lingua. Ma siamo chiari, i differenti propositi non possono essere composti con una aritmetica e partigiana integrazione del coordinamento provinciale, che avallerebbe il mantenimento della situazione. Infatti, su 25 membri del coordinamento (fra eletti e di diritto) che sostengono il potere di Casoni e del suo “cerchio magico”, solo la consigliera regionale Barbero non è “in linea”. Anche con una limitatissima integrazione di oppositori, cosa potrebbe cambiare? Offriremmo soltanto un alibi a chi comanda, che invece deve assumersi la responsabilità di continuare in queste condizioni. Per questo riteniamo sia tempo di cambiare la guida della federazione a Cuneo con la nomina di un Commissario.

Noi, anche al di fuori del coordinamento provinciale – per quel che vale e varrà questo organo, visti i presupposti – continueremo ad impegnarci per il partito. In primo luogo per misurarci con voi, per dimostrare la nostra linea, le nostre idee e il nostro attivismo. In secondo luogo per sostenere la nostra consigliera regionale e i sindaci e gli amministratori che ci manifestano il loro consenso. Ne è esempio probante dei nostri intenti il fatto che quasi tutte le manifestazioni riconducibili a FdI sono state ideate e organizzate dal nostro gruppo”.

Afferma nello specifico Giordana: “Faccio queste affermazioni anche alla luce di concrete critiche sul piano operativo, che non imputo a cattiva volontà (ci mancherebbe!), ma ad inesperienza, a impreparazione e soprattutto alla volontà di non avvalersi di persone esperte, capaci e con seguito che il partito può vantare”.

Aspre e reiterate le osservazioni alla conduzione del partito: “Alle varie riunioni promosse dalle istituzioni non ci si preoccupa di fare partecipare i nostri dirigenti: come li si istruisce, come li si fa conoscere? Nessuna riunione informativa per gli iscritti viene convocata sulla situazione politica nazionale e locale. Nessun parlamentare è invitato a tenere rapporti nella nostra provincia su temi di cui hanno competenza. Si è mai pensato per la formazione dei nostri giovani di incentivare chi può avviare una sia pur modesta “scuola di partito”? Nessuna adeguata istruzione sulle tematiche di rilievo viene data ai nostri amministratori. Anzi, per le recenti elezioni provinciali si sono rivolti ammonimenti per la destinazione del voto, anziché preoccuparsi di dichiarare perché ci si candidava in Provincia, e che cosa si volesse fare per la rinascita dell’Ente (battaglia storica della Destra).

FdI, il vantato primo partito – rilevano i firmatari del documento - non riesce ad essere tangibilmente presente nei grandi Comuni del cuneese. Scelte elettorali importanti sono frutto di decisioni verticistiche discutibili che spesso privilegiano candidati che non ci appartengono. Alle recenti elezioni regionali, per meri calcoli di parte, è stata compromessa la campagna elettorale di nostri validi candidati, con il risultato preoccupante che essi non sono fra i primi dei non eletti (Russo e Tassone)”.

Le critiche sono dure e dettagliate:

“Palesi – dicono - sono le insufficienze sul piano organizzativo. I responsabili dei vari circoli non si conoscono o quasi fra di loro. La stessa cosa vale per i collegamenti con gli iscritti, numerosi dei quali sono capaci e da valorizzare. Scarsissima è la presenza di FdI sugli organi di informazione locali. L’ufficio stampa è fantasma. Non si conoscono le funzioni dei dipartimenti: chi sono gli incaricati e che cosa fanno? Latenti sono le situazioni di tensione personali all’interno della federazione che non si è in grado di rimuovere. Non si vuole capire che il Partito non è fatto solo dagli “eletti” nelle istituzioni, ma da dirigenti istruiti ed attivi, da militanti che non vanno utilizzati solo come “galoppini”.

Queste le conclusioni: “Poniamoci queste domande che riguardano tutti noi: siamo in condizione di reggere il confronto con le altre federazioni di Fratelli d’Italia del Piemonte per quanto riguarda legittime aspettative e incarichi per i nostri esponenti cuneesi? Tenuto conto che i successi per FdI che si riscuotono con la politica nazionale si riverberano su tutti i territori provinciali, hanno le altre federazioni maggiore peso politico nei nostri confronti? Vi siete accorti, leggendo notizie stampa del Piemonte, che la federazione FdI di Cuneo, che vanta oggi una deputata, un assessore regionale, due consiglieri regionali, per non parlare di un ministro, è poco citata e ancor meno considerata in occasione di nomine di rappresentanza e di incarichi?”.

Se non fosse che la definizione poco si addice, si potrebbe parlare di scelta “aventiniana” della componente identitaria, che giovedì sera 23 gennaio, a Villa Salina a Moretta, presenterà ufficialmente l’associazione politico-culturale “Panta rei”.

Un’associazione che – data l’aria che tira – ha tutte le caratteristiche di una vera e propria corrente anche se tra i Fratelli questo termine non piace a Giorgia e per questo è rigorosamente bandito.

GpT