Attualità - 17 gennaio 2025, 08:34

Pronti per la Giornata mondiale della pizza?

Segreti e curiosità del piatto simbolo d’Italia che si celebra il 17 gennaio

«Oggi pizza!». Mattarello in pugno e tutti pronti a festeggiare la Giornata mondiale della pizza, detta anche World Pizza Day, che non ha bisogno di spiegazioni, perché esalta un piatto che mette d’accordo proprio tutti, come capita soltanto ai grandi capolavori dell’arte.

Si celebra oggi, 17 gennaio, sfornando pizze di ogni genere: classica, a portafoglio, fritta, al taglio, o gourmet. E ancora 4 formaggi, 4 stagioni, Margherita, marinara, è buona con qualunque ingrediente, dal più tradizionale a quelli sperimentali, simbolo della cucina made in Italy, il cui nome resta invariato in tutte le lingue.

La data non è stata scelta a caso. Il 17 gennaio è infatti il giorno nel quale si celebra Sant’Antonio Abate, patrono del fuoco e, per estensione, dei pizzaioli. Sembra che in tale occasione i pizzaioli napoletani chiudessero le loro attività, concedendosi un giorno di riposo, per riunirsi e accendere un falò di ringraziamento per il loro patrono.

Una festa che mancava, istituita nel 2018, dopo che l’Unesco il 7 dicembre 2017 ne riconoscesse il valore, dichiarando patrimonio immateriale dell’Umanità il lavoro, la dedizione, la ritualità dei pizzaioli napoletani, maestri e inventori di questo piatto culto.

Insomma, la pizza è una questione non seria, serissima. Secondo la leggenda, la prima pizza Margherita venne sfornata a Napoli tra l’11 e il 12 giugno del 1889. Si racconta che il pizzaiolo Raffaele Esposito, della pizzeria Brandi, sarebbe stato convocato alla Reggia di Capodimonte e, utilizzando i forni del posto, avrebbe ideato quella pizza con i tre colori della bandiera italiana, dandole il nome della regina Margherita. La ricetta tradizionale prevede come ingredienti: pomodoro, mozzarella di bufala campana, basilico e olio d’oliva. E la cottura è rigorosamente nel forno a legna.

La prima pizzeria della storia si chiama Port’Alba e fu aperta a Napoli nel lontano 1738 per rifornire i venditori ambulanti di pizza, ma in seguito mise anche tavoli e sedie a disposizione dei clienti. Ancora oggi le sue pizze vengono cotte nel vecchio forno rivestito di pietra lavica.

Sebbene oggi venga associata principalmente alla tradizione culinaria napoletana, la sua evoluzione risale a molto prima della nascita della pizzeria. Gli antichi Greci e Romani erano soliti cuocere delle focacce, simili per certi versi a quella che oggi chiamiamo pizza.

Il termine pare derivi dal vocabolo longobardo “bizzo-pizzo”, dal tedesco “bizzen”. Collegato all’inglese “bite”, significa morso. Da morso a boccone, a pezzo di pane, fino a focaccia. Nonostante la base della pizza sia uguale in tutto il mondo, le sue varianti sono tantissime e il modo di condirla può cambiare da paese a paese.

Tutte “buone” ragioni per mettere le mani in pasta e seguire il consiglio musicale dell’indimenticato cantante napoletano Pino Daniele: «Fatte ‘na pizza c’a pummarola ‘ncoppa vedrai che il mondo poi ti sorriderà».

Silvia Gullino