Attualità - 17 gennaio 2025, 08:39

Bra, la bella storia di Renato Maunero, ‘L Cravè di Cherasco, raccontata al Caffè letterario

Tanti applausi giovedì 16 gennaio per un uomo diventato pastore, agricoltore e casaro per passione

Renato Maunero insieme agli amici del Caffè letterario di Bra

«Che fai tu luna in ciel? Dimmi che fai, silenziosa luna?». Quando si parla di pastori viene alla mente Leopardi, con i suoi primi versi del “Canto notturno di un pastore errante dell’Asia”. Ma anche «Isciacquio, calpestio, dolci romori. Ah, perché non son io co’ miei pastori?», che sono gli ultimi versi di un’altra famosa poesia su questo tema: “I pastori” di Gabriele D’Annunzio.

Vengono alla mente, perché parliamo di Renato Maunero, classe 1964 ed ex commerciante braidese, che giovedì 16 gennaio si è raccontato a Silvia Gullino (che scrive) e Gianni Milanesio (fiduciario di Slow Food Bra) per il Caffè letterario di Bra, ospite dell’associazione Albedo e di BrArte, facendo gustare al pubblico il fascino della ruralità più intima e concreta.

Non solo una vita vicina allo stile leopardiano e alle decadenti aspirazioni bucoliche del Vate. Parlando di lui, si scopre soprattutto il mondo descritto dal Vangelo: il pastore «Dà la vita per le pecore» (Gv 10,11), le conosce e le chiama «Una a una» (Gv 10, 3).

La serata ha illustrato la svolta green di Renato, che nel 2008 è diventato ‘L Cravè, come spiega lui stesso: «Per 22 anni ho lavorato nello storico negozio di Sport Look a Bra, in via Marconi. Ad un certo punto ho capito che era arrivato il tempo di seguire un’altra strada e dare sfogo alla mia passione per la natura e gli animali. È stata la realizzazione di una vita».

Sull’onda di questa consapevolezza, si è lanciato in una nuova avventura, probabilmente ispirato dal padre e dal suo orto: aprire un’azienda agricola e avviare un allevamento di capre nella cascina di via La Morra, a Cherasco.

Che sia inverno, primavera, estate o autunno, qui il paesaggio è davvero unico con le sue sfumature di colori e profumi, con il bianco candore della neve o con lo sbocciare dei fiori nei verdi prati a favorire la pratica della pastorizia. Soprattutto quando si raggiunge l’Alta Langa con la transumanza. Un rito antico, un mestiere duro, ma permeato di biblica e dannunziana poetica. «Qui si fa ancora tutto come una volta. Ho iniziato con tre capre, oggi sono una settantina e le chiamo per nome, perché sono di famiglia. Come le persone, nessuna è identica a un’altra e io le riconosco. Le porto al pascolo per 8-9 mesi all’anno, mentre in inverno le nutro con il fieno che arriva dai campi attorno alla mia cascina».

Missione compiuta? Macché, siamo solo all’inizio. Da lì è poi arrivata la produzione di formaggio. Una filiera a km zero che parte dal pascolo, passa dal banco del mercato e arriva in tavola sotto forma di robiola. «La produzione è limitata, perché utilizzo solo il latte delle mie capre e mi fermo nei mesi in cui sono gravide o allattano. Le mie robiole sono un formaggio a lattoinnesto, una coltura batterica che si prepara in caseificio da latte crudo, munto non più di 2 ore prima, con caglio vegetale. Sono da gustare sia fresche, fatte qualche giorno dopo la mungitura, sia in versione stagionata. Punto sulla qualità e non sulla quantità».

Francamente non avremmo potuto dirlo meglio. Uno spot per l’arte casearia, fantastico e contro ogni pronostico. «Non sei nato pastore, mi dicevano! - rivela Renato -. Non era né semplice né scontato, ma questa vocazione per la terra ce l’avevo dentro e così ho continuato a lavorare con sacrificio e passione. Fino a quando le cose sono venute bene e ora mi godo le soddisfazioni».

Consigli per il successo? «Il lavoro in campagna mette in sintonia con l’ambiente che ci circonda. Certo, si fa fatica, ma non deve spaventare. Non ostinarti in professioni dove c’è troppa concorrenza: fai cose semplici, che possono essere apprezzate. Sii determinato, resta umile e serio. I risultati arrivano».

E che risultati! Primo. La Robiola del Cravè ha ottenuto la De.Co. (Denominazione Comunale) di Cherasco, un riconoscimento istituito nel 2018 con l’obiettivo di valorizzare i prodotti che seguono il rigido disciplinare previsto e di garantire il consumatore finale su tutta la filiera.

Secondo. Renato Maunero, che è anche consigliere di Slow Food di Bra, si è aggiudicato il primo premio per i formaggi erborinati, nell’ambito della manifestazione che si è svolta a Bergamo in memoria di Agitu Ideo Gudeta, la pastora etiope assassinata nel 2020, diventata simbolo dell’integrazione, della tutela dell’ambiente e dell’imprenditorialità femminile.

“Fieno solidale” è l’ultimissima iniziativa che sta portando avanti insieme a Slow Food Bra per aiutare gli allevatori siciliani in difficoltà a causa della siccità. Si può contribuire attraverso un versamento con Satispay (profilo Slow Food Bra) o un bonifico bancario (Iban IT31Y05387 22500 000047403139).

Inutile dire che Renato Maunero, con la sua semplicità e il suo irrefrenabile entusiasmo, ha conquistato il pubblico presente, dimostrando grande attaccamento alla sua terra, che è il succo della vita. Riuscire a sentire il legame con i nostri luoghi, tenerli stretti nel cuore fino alla fine, scegliendo di puntare tutto sui valori della natura e dell’ambiente: forse è una storia che abbiamo già sentito, ma che ci piace sempre riascoltare.

Per tutti, l’appuntamento con il Cravè è al Mercato della Terra di Bra in programma ogni terza domenica del mese, dalle 8 alle 17, sotto l’ala di corso Garibaldi, insieme a tanti altri produttori e le rispettive eccellenze a km zero. Parole d’ordine? Buono, pulito e giusto.

Silvia Gullino