Politica - 14 gennaio 2025, 18:39

La consigliera regionale Giulia Marro in visita alla REMS di Bra

“Il solo approccio contenitivo è limitante non solo per i detenuti, ma anche per chi lo mette in pratica", ha sottolineato al termine della visita

La consigliera Marro davanti alla Rems di Bra

Riceviamo e pubblichiamo:

Questa mattina, la consigliera regionale Giulia Marro ha visitato la Residenza per l’Esecuzione delle Misure di Sicurezza (REMS) di Bra, una delle due strutture piemontesi dedicate all’accoglienza di autori di reato affetti da disturbi mentali e considerati socialmente pericolosi. L'altra REMS si trova a San Maurizio Canavese, entrambe con una capacità massima di 20 posti ciascuna.

Le REMS sono realtà uniche nel panorama sanitario italiano: strutture residenziali con funzioni terapeutiche e socio-riabilitative, in cui i pazienti vengono presi in carico per ricevere cure che, spesso, non sono mai state garantite loro in precedenza, né in carcere né altrove, come ha spiegato la dott.ssa Francesca Barbaro che ha accompagnato la consigliera Marro nella sua visita insieme al collega dott. Luca Patria. Dopo diverse visite ai principali istituti penitenziari piemontesi, ciò che ha colpito la consigliera è stata l’assenza di agenti della polizia penitenziaria all’interno della REMS. Qui, i detenuti sono considerati innanzitutto pazienti. “Si cerca un approccio curativo, non puramente contenitivo, e questo fa evidentemente una grande differenza”, ha dichiarato Marro.   

Dal lungo confronto con medici, psicologi ed educatori operanti nella struttura sono emersi alcuni elementi importanti: negli anni la popolazione straniera è aumentata e l’età media si è abbassata; persone senza le competenze relazionali degli adulti, con difficoltà legate alla conoscenza della lingua e passati traumatici. Spesso non hanno i documenti in regola e a questo si lega una forte difficoltà riscontrata dal punto di vista legale: la Questura di Cuneo difficilmente rilascia loro permessi di soggiorno nonostante i comprovati problemi di salute. 

Questo impedisce un’adeguata presa in carico, per esempio rendendo impossibile l’ottenimento di certificati di invalidità e complicando un progetto di vita che l’equipe del REMS potrebbe costruire con la collaborazione degli assistenti sociali. Dialogando con il personale della REMS è emerso anche un altro elemento: l’importanza del territorio per la buona riuscita dei percorsi di cura. Corsi di teatro, gite, attività di volontariato permettono a queste persone di fare un salto in avanti nel loro percorso. 

Quanto il territorio è accogliente e risponde ai bisogni di chi è più in difficoltà, questo si riflette non solo sulla salute e sull’equilibrio di chi è in cura, ma sul benessere di tutta la collettività. “La marginalizzazione e il conflitto crescono quando non vediamo queste persone come parte della nostra società. L’unica alternativa alla recidiva o al trasferimento continuo è curarle e includerle”, ha affermato la consigliera Marro, sottolineando la necessità di politiche sociali e sanitarie che affrontino il problema alla radice.

La visita ha evidenziato anche l’importanza del dialogo e del supporto psicologico per il personale che opera con utenti complessi. La supervisione regolare è un elemento chiave per gli operatori della REMS, ma lo stesso tipo di supporto è spesso carente per il personale di polizia penitenziaria. “Il solo approccio contenitivo è limitante non solo per i detenuti, ma anche per chi lo mette in pratica. La formazione continua e il supporto psicologico per gli agenti penitenziari devono diventare una priorità”, ha concluso la consigliera.

cs