Politica - 12 gennaio 2025, 10:25

Saluzzo, gli ex ministri Comino e Castelli sparano a palle incatenate contro la Lega Salvini premier

Salone dell’hotel Griselda affollato per l’incontro del Partito Popolare del Nord – Autonomia Piemontese. L’ex ministro di Morozzo: “Vogliamo essere ben di più che uno sportello psicologico per leghisti delusi”

Il tavolo con tutti i relatori dell’incontro del Partito Popolare del Nord – Autonomia Piemontese

Sembrava di essere tornati indietro di 40 anni – ieri sera a Saluzzo – considerato che le parole d’ordine erano quelle della Lega quando ancora c’era il suffisso Nord, guru indiscusso era Umberto Bossi e intellettuale organico del movimento era Gianfranco Miglio.

Oggi il Partito popolare autonomista del Nord – ancora in fase embrionale – ha come leader gli ex ministri Roberto Castelli (Grazia e Giustizia) e Domenico Comino (Politiche comunitarie) e al posto di Miglio c’è Roberto Gremmo.

In ogni caso, il convegno da loro promosso nel salone dell’hotel Griselda a Saluzzo ieri sera, sabato 11 gennaio, ha registrato una significativa partecipazione di pubblico.

È pur vero che l’ex ministro di Morozzo ha messo le mani avanti dicendo che il nuovo soggetto politico non vuole essere “lo sportello psicologico dei leghisti delusi”, tuttavia pressochè tutti gli interventi sono stati all’insegna di un attacco diretto, continuo e argomentato alla Lega Salvini premier.

Dalle promesse disattese sulle pensioni “Non solo la legge Fornero non è stata abolita – ha detto Comino – ma è stata di molto peggiorata”, per arrivare alla mancata considerazione verso le istanze del Nord, tutte finite nel dimenticatoio.

Frontali e irriverenti gli attacchi a Salvini: “La vicenda del suo processo sul caso Open Arms è stata una marchetta elettorale – ha detto Comino – che ha fatto molto comodo a Salvini, che, infatti, ci ha marciato su per mesi. Incredibile – ha osservato l’ex ministro cuneese – come nei giorni in cui la Suprema Corte eccepiva sulla legge Calderoli sull’autonomia differenziata la Lega non abbia avuto di meglio da fare che allestire gazebo per il suo capitano”.

“Sono sconcertato – ha osservato – che nessuno sia stato in grado di aprire bocca”.

Per Comino, cacciato con ignominia temporibus illis dallo stesso Senatur, il Piemonte ha assoluto bisogno di vedere riportata alla ribalta la questione settentrionale declinata in termini federalisti.

Da segretario regionale, ha evidenziato come l’isolamento del Piemonte sia drammatico. Ha citato le autostrade Asti-Cuneo e Torino-Savona, ha evidenziato i nodi dei trafori del Tenda, Frejus e Monte Bianco ponendo l’accento sul fatto che “un miliardo a mezzo di euro nella legge finanziaria sono stati dirottati – per espressa richiesta del ministro dei Trasporti e vicepremier Salvini – al ponte dello Stretto di Messina di cui nessuno conosce ad oggi lo stato dell’arte”.

Castelli, già ministro Guardasigilli e ora segretario federale del Partito popolare autonomista, ha evocato scenari foschi: “La Lega non c’è più da quando ha deciso di accettare la personalizzazione nel simbolo stesso con la dicitura “Salvini premier”.

Noi piemontesi – ha affermato rivolto a una platea composta da un’ottantina di persone – dobbiamo decidere se affondare insieme al resto del Paese oppure se tentare di salvarci da soli, perché solo da soli possiamo avere qualche speranza”.

“Dobbiamo fare come i Testimoni di Geova – ha esortato Castelli – suonando i campanelli ai nostri vicini di casa e concittadini spiegando loro che solo in questo modo può esserci speranza di salvezza”.

Comino e Castelli, all’unisono, hanno concordato sulla necessità – a loro avviso imprescindibile – di legare la rappresentanza istituzionale territoriale alla tassazione.  In ciò confortati dalle testimonianze di due rappresentanti “stranieri”, uno della Savoia, l’altro della Svizzera.

La chiusura dei lavori è avvenuta sulle note di “Piemont Liber”, un canto indicato da Gremmo come possibile inno nazionale che esorta i piemontesi a “tirese su le braje”.

Anche per i post leghisti vale dunque la legge di Lavoisier: “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”.

In questo caso si ritorna alla storia (anzi alla preistoria) quando gli strali della Lega si indirizzavano con veemenza verso tutto ciò che sapeva di Stato e di meridionalismo.

Giampaolo Testa