La stagione del tartufo 2024 ha riservato sorprese e segnato una svolta inattesa per il panorama tartuficolo non solo piemontese. Antonio Degiacomi, presidente del Centro Nazionale Studi Tartufo, traccia un bilancio complesso e affascinante di questi mesi, sottolineando i fenomeni nuovi e le dinamiche insolite che hanno caratterizzato la raccolta e la commercializzazione del prezioso fungo.
"Quest'anno è stato contro le aspettative che sembravano annunciare un buon raccolto, in particolare in Piemonte dove vi sono state piogge abbondanti in primavera, temperature elevate ad agosto, ma seguite da ulteriori piogge e un graduale abbassamento di temperature", spiega Degiacomi. All’inizio i tartufi si presentavano piuttosto acquosi, ma tra metà ottobre e inizio novembre, la qualità del tartufo è molto migliorata, con esemplari profumati e apprezzabili. Tuttavia, il tradizionale picco di novembre, legato al celebre "San Martino", ha deluso le aspettative: "La produzione è crollata in modo drammatico, registrando quantità inferiori anche rispetto alle stagioni più magre".
Questo calo ha interessato non solo il Piemonte ma l’intero panorama nazionale, evidenziando una sorta di "sciopero" dei tartufi. "È un fenomeno che richiederà analisi condotte su diversi anni e una maggiore spinta verso la ricerca scientifica", riflette Degiacomi, sottolineando come forse giochino un ruolo determinante gli stress pluriennali delle piante che hanno vissuto due anni precedenti di forte siccità.
L’importanza del fermo biologico, introdotto per garantire una migliore qualità del prodotto e favorire la diffusione delle spore, è confermata da annate così diverse, ma così difficili. "È un’esigenza valida, che in Piemonte viene gestita con periodi di riposo a maggio e settembre".
Ma i problemi restano: prezzi altissimi, difficoltà nella ristorazione e un rischio sempre più evidente di elitizzazione del tartufo bianco pregiato. "Prezzi così elevati penalizzano tutta la filiera: dai commercianti ai ristoratori, fino al consumatore finale", ammette Degiacomi. La soluzione? "Investire seriamente nella ricerca, migliorare la manutenzione delle tartufaie e aggiornare le pratiche gestionali, piantumare nuove piante per affrontare i cambiamenti climatici e garantire un futuro sostenibile per questa eccellenza piemontese", aggiunge l'esperto.
In questo scenario, Degiacomi sottolinea l’importanza dei giudici del tartufo e delle commissioni qualità nella Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d'Alba, che svolgono un ruolo cruciale nel garantire standard elevati in stagioni così complesse. "Un più ampio controllo qualità esteso a tutte le fiere del Piemonte sarebbe una ulteriore garanzia per il consumatore e una bella promozione”.