Continua a far parlare di sé l’appalto di gestione del “piano neve” della città di Cuneo: dal costo di 7.900.000 euro totali è stato assegnato dal Comune alle cinque imprese che compongono il consorzio “Cuneo Strade” negli ultimi mesi del 2024, durerà cinque anni – con l’opzione di un prolungamento di altri tre – e metterà in campo in vista delle future nevicate 150 persone reperibili con 76 mezzi con lame spartineve o pala, cinque lancianeve, 37 mezzi spandisale, 14 autocarri e 50 spalatori a mano.
L’assegnazione da parte dell’ente ha già occupato il dibattito amministrativo cuneese nel corso delle ultime settimane, con diverse forze di minoranza risentitesi per la mancata comunicazione preventiva al Consiglio comunale (e la scoperta della notizia tramite alcuni articoli, anche del nostro giornale). Discussione che si è largamente protratta anche nella riunione della III commissione consiliare tenutasi il 19 dicembre scorso, nel quale il “piano neve” è stato presentato e analizzato nelle sue parti costitutive.
Tra chi ha più contestato il documento il gruppo degli Indipendenti, che fa capo all’ex assessore Giancarlo Boselli. Il quale ha redatto una lettera inviata al segretario generale del Comune, alla sindaca Patrizia Manassero, al presidente del Consiglio Marco Vernetti, all’assessore Alessandro Spedale, alla presidente della III commissione Carla Santina Isoardi e al dirigente Massimiliano Galli, in cui pone l’attenzione sul capannone del sale di via Aldo Viglione (citato all’interno dello stesso progetto come “opera mobile”).
“Ogni pilastro del capannone in oggetto sul fondo presenta ruote che poggiano su una rotaia in lamiera, con la sommità del muro in cemento armato che contiene il sale – si legge nella lettera -. Il muro in cemento armato sembrerebbe di tre lati continui con altezza dal piazzale di oltre un metro o due, se non di più: si vede chiaramente che è stato sopraelevato aumentandone l’altezza con una nuova gettata, forse per realizzare la struttura. Sembra evidente che tale struttura in cemento armato è fissa nel terreno con fondazioni e non semplicemente appoggiata”.
“Ogni pilastro a fianco delle ruote è collegato solidamente al muro in cemento armato con una staffa in acciaio zincato tassellata al muro, quindi rende fissi i pilastri e solidi con il basamento, che ha fondazioni nel terreno – prosegue Boselli -. Oltre queste staffe in acciaio vi sono dei tiranti realizzati con catene di acciaio collegate con i primi pilastri per ogni lato e al muro in cemento armato con staffe tassellate e bulloni. Dal primo pilastro di sinistra si nota un cavo elettrico dell’impianto di illuminazione che collega la struttura in ferro con il basamento”.
Il capogruppo sottolinea quindi come non si possa considerare la struttura come “mobile” in quanto una veloce movimentazione risulterebbe impossibile. E si chiede: “Una struttura così andrebbe realizzata previo titolo abilitativo? Necessiterebbe di collaudo depositato, anche ai fini della sicurezza sul lavoro delle maestranze che operano per la movimentazione del sale? La zona è libera da vincoli edilizi/urbanistici e/o paesaggistici che permettono tale costruzione?”
La questione verrà con tutta probabilità nuovamente dibattuta lunedì 13 gennaio, nella nuova convocazione della III commissione consiliare in programma per le 18 in sala Consiglio.