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Cronaca | 09 gennaio 2025, 07:10

Neurochirurgo accusato di violenza sessuale da una paziente: "Ho impiegato mesi per denunciare, avevo un blocco"

A parlare la paziente, una giovane donna. La visita si sarebbe consumata nel 2021: una volta conclusa l'uomo avrebbe anche dato il numero di telefono personale alla ragazza, chiedendole di contattarlo

Immagine di repertorio

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Proseguirà il 22 gennaio in tribunale a Cuneo il processo a carico di un neurochirurgo che nel 2021 venne denunciato da una giovane donna per violenza sessuale. A raccontare in aula ciò che sarebbe accaduto nel corso della seconda visita è stata la donna, costituitasi parte civile: “Ci sono voluti mesi per superare il blocco - ha ammesso -. Percepivo il mio corpo come schifoso. Toccato senza neanche lo schermo di protezione dei guanti. Sento ancora questa sensazione di schifo. Ci devo sempre fare i conti”.

Nell’ottobre di quell’anno la paziente, a causa di dolori alla zona lombare tanto forti da precluderle lo svolgimento delle sue attività quotidiane,  si era rivolta allo specialista sotto indicazione dello studio fisioterapico che l'aveva in cura. La prima visita - stando a quanto dichiarato dalla stessa, che in quell’occasione venne accompagnata dalla madre -  avvenne nell’ottobre di quell’anno e tutto si svolse nella normalità. Fu durante la seconda, svoltasi a novembre, che qualcosa era andato storto. Da quanto emerso dal racconto della giovane, in quell’occasione avrebbe subìto alcuni palpeggiamenti che, a suo dire, nulla avrebbero avuto a che fare con lo scopo dell’esame: “Ero spaesata - ha continuato -. Tremavo ad ogni tocco. Prima era stato uno sfioramento, questi erano toccamenti decisi e presenti”.

Come spiegato nel corso dell’udienza ci sarebbero stati poi ulteriori dettagli, nell’atteggiamento del professionista, che non l’avrebbero convinta: “Mi diede il suo numero di telefono personale - ha precisato -  e mi disse di scrivere un messaggio per fargli sapere come stessi, cosa che nella prima visita non aveva fatto. Prima di aprire la porta mi aveva anche dato una carezza sulla testa, dicendo ‘mi raccomando scrivimi un messaggino, non mi fare preoccupare”.

CharB.

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