Il verdetto era atteso per oggi. Invece l’udienza tenuta lungo l’intera giornata presso il palazzo di giustizia di Asti è stata occupata dagli interventi delle difese. Cosicché occorrerà attendere il prossimo 24 febbraio per conoscere le decisioni che la corte presieduta da Alberto Giannone e composta anche dai giudici a latere Victoria Dunn e Francesca Rosso avrà preso nei confronti dei sei imputati che il 14 marzo 2022 erano stati rinviati a giudizio nel processo nato dall’inchiesta "Feudo", ’indagine condotta nel 2020 dal Nucleo Economico Finanziario della Guardia di Finanza di Cuneo sulle presunte malversazioni nella gestione amministrativa del Comune di Santo Stefano Roero.
I sei – l’ex sindaco Renato Maiolo, l’ex segretaria comunale Anna Di Napoli, la responsabile del servizio finanziario del Comune Federica Borello, l’architetto braidese Cinzia Gotta, il geometra albese Giovanni Careglio e un ultimo professionista nella veste di consulente del municipio, Marco Musso –, sono chiamati a rispondere a vario titolo di reati che vanno dalla truffa aggravata ai danni dello Stato al falso morale e materiale alla turbativa d’asta – accuse cui, nel caso di Maiolo, si aggiungono quelle di peculato, minacce e porto abusivo d’armi –, tutte o quasi riconducibili alle presunte malversazioni e sprechi di denaro pubblico riconosciute come causa di un deficit finanziario nelle casse del Comune che la Procura Regionale della Corte dei Conti aveva già quantificato in 1,3 milioni di euro.
Nell’udienza dello scorso 24 novembre la pubblica accusa rappresentata dal pubblico ministero Davide Lucignani aveva chiesto per loro condanne per complessivi 27 anni e 8 mesi, con la pena più grave costituita dai 6 anni richiesti per l’ex primo cittadino, mentre il Comune di Santo Stefano Roero, costituito parte civile con l’avvocato Giulio Calosso, aveva chiesto alla corte la condanna degli imputati e il risarcimento dei danni subiti dall’ente, con la liquidazione in sede civile e una provvisionale immediatamente esecutiva.
Durante le otto ore dell’udienza iniziata alle 9 di stamane e terminata soltanto a pomeriggio inoltrato i difensori di tutti gli imputati hanno chiesto per i loro assistiti la formula assolutoria, a partire dall’avvocato Gromis, che difende Borello, e proseguendo coi colleghi Moramarco (per Musso), Malerba (Gotta), Morra (Careglio) e Ponzio (Maiolo).
"Questa vicenda difetta di ogni logica – ha argomentato l’avvocato Roberto Ponzio per il suo assistito –. Renato Maiolo è imputato per venti gravi ipotesi di reato teoricamente commessi in un arco temporale compreso tra il 2018 e il 2020. Ma lui oggi ha 77 anni ed è incensurato. E’ logico pensare che in 70 anni abbia tenuto una condotta intemerata per poi diventare un delinquente seriale? Le imputazioni riguardano peraltro le funzioni da sindaco da lui esercitate dal 2004 al 2019. Ma anche qui: è logico ipotizzare che per 14 anni un soggetto tenga un comportamento corretto e per poi diventare un incallito criminale? Parliamo invece – ha proseguito il legale albese – di una persona che ha servito le istituzioni, piuttosto che servirsene. Una persona onesta, che non ha sottratto nulla, ma che ha operato a beneficio della comunità. Se dovesse emergere che i suoi comportamenti sono la causa di un dissesto ne risponderà davanti alla Corte dei Conti, ma le aule giudiziarie servono per appurare reati e Maiolo non ne ha commessi. Ha trasformato un paese intervenendo su scuole, strade, portandovi la rete del metano, agendo solo per spirito di servizio. Deve essere assolto, gli deve essere ridato quell’onore ora offuscato dagli strepiti mediatici di questa vicenda".
Durante l’udienza fissata per il prossimo la fine di 24 febbraio è ancora attesa l’intervento dell’avvocato Serse Zunino per Anna Di Napoli, dopodiché si arriverà a sentenza.