/ Curiosità

Curiosità | 04 gennaio 2025, 10:42

Gennaio, origine e curiosità sul primo mese dell’anno

Prende il nome dal dio romano Giano, rappresentato con due volti, uno che guarda l’anno nuovo e l’altro che guarda l’anno vecchio

Una scultura del Dio romano Giano

Una scultura del Dio romano Giano

«Non v’è gallina o gallinaccia che di gennaio uova non faccia» oppure «Gennaio all’asciutto, grano dappertutto», sono solo alcuni dei proverbi sul primo mese dell’anno caratterizzato dal freddo e, nel mondo contadino, dal lavoro duro in attesa dell’arrivo della primavera e dei raccolti.

Gennaio è anche un mese ricco di curiosità, dall’antica storia del suo nome alle numerose teorie sul perché si trova in prima posizione nel calendario.

Da dove nasce il nome?

Il nome del primo mese dell’anno deriva da Giano (Ianus in latino), il dio romano del passaggio e degli inizi, che aveva la capacità di guardare avanti e indietro, poiché era dotato di due volti, possedeva cioè la conoscenza del passato e la capacità di prevedere il futuro. Dono fattogli da Saturno, dio dell’agricoltura, che, spodestato dal figlio Giove, trovò ospitalità e accoglienza presso Giano, condividendo con lui la regalità e portando l’età dell’oro. Nel mito Giano avrebbe regnato come primo Re del Latium fondando una città sul monte Gianicolo e donando la civiltà agli Aborigeni, suoi originari abitanti. Con la ninfa Camese avrebbe generato numerosi figli, tra i quali il dio Tiberio, signore del Tevere.

Perché è il primo mese dell’anno?

Fin quando i romani utilizzarono il calendario lunare, l’anno iniziava a marzo, in concomitanza con l’equinozio di primavera, e gennaio e febbraio non esistevano. Fu Numa Pompilio, il secondo dei 7 re di Roma, a introdurre i due mesi mancanti, gli unici interamente invernali. Fu poi dopo la riforma di Giulio Cesare del 46 a.C. che il mese di gennaio divenne il primo dell’anno. La scelta di questa data non era casuale: era un omaggio al dio Giano, una figura mitologica con due volti, che simboleggiava sia il passato che il futuro, un concetto perfetto per celebrare il nuovo anno. Un momento di “passaggio”, anche metaforico, che venne probabilmente accettato nel mondo cattolico da papa Gregorio XIII e riconosciuto convenzionalmente come momento iniziale dell’anno nuovo. Perfino Sant’Agostino ne parla ne La città di Dio come del custode dei “passaggi”, terreni e ultraterreni, materiali e immateriali

Il significato simbolico di gennaio

La fine del vecchio e l’inizio del nuovo anno sono simbolicamente una porta, il punto di congiunzione di un ciclo infinito di morte e rinascita che l’essere umano ha da sempre utilizzato per dare senso alla propria vita. Il trascorrere degli anni segna i passaggi della propria storia, sono le pietre miliari tra i «Farò», «Ho fatto» e i «Dovrei fare», quelli che vengono sono le speranze di cambiamento, redenzione, quelli passati sono orgoglio, rimpianto o opportunità di crescita. Nella mitologia la divinità che incarna questo passaggio è Giano, Ianus in latino, dio bifronte che trova il suo antenato nell’etrusco Culsans.

Giano era uno straniero, originario della Tessaglia ed esiliato a Roma, dove sarebbe stato accolto favorevolmente dal re Camese, il quale avrebbe diviso il proprio regno con lui. Giano avrebbe allora costruito una città sulla collina che avrebbe preso il nome di Gianicolo in onore del dio. Quella di Giano, nelle narrazioni, rappresenta l’ideale dell’Età dell’oro fatta di onestà tra gli uomini, abbondanza e pace profonda. Giano avrebbe inventato l’uso delle navi e quello della moneta e avrebbe incivilito le selvagge popolazioni del Lazio che non conoscevano le città, le leggi, né la coltivazione del terreno. Il suo apporto per il progresso dell’umanità sarebbe stato talmente importante da spingere i romani a divinizzarlo dopo la sua morte.

Era considerato iniziatore di ogni cosa, dio del passaggio di una simbolica porta che poteva chiudere e aprire. Il mese di gennaio prende il nome da questa divinità e da questa credenza. Nel culto privato, Giano era invocato ogni mattina come «Pater matutinos». Era anche invocato prima di avvenimenti importanti quali raccolti, matrimoni e nascite. La casa di Giano, che si trovava nel foro romano, era un piccolo edificio quadrato di bronzo con porte a ogni estremità. Tra di esse c’era una statua con due facce che guardavano nelle direzioni opposte: veniva aperto con una cerimonia formale prima di una guerra e le porte rimanevano aperte fino a quando le armate erano in campo, per permettere al dio, in caso di necessità, di intervenire nella battaglia. Nell’arte romana era raffigurato come un portinaio con bastone e una chiave in mano e due facce barbute poste una contro l’altra che guardano in direzioni opposte.

Le festività di Giano erano chiamate «Feriae», giorni di festa che aprivano l’anno, ma nei quali si lavorava, come buon auspicio per l’anno a venire. Da qui la contraddizione moderna di chiamare giorni feriali le giornate lavorative. Nel giorno di festa aprivano le botteghe, gli uffici e il tribunale per qualche ora, o anche meno. Anche nei campi i contadini lavoravano per un po’ e poi tornavano a casa a festeggiare. In quel giorno era usanza festeggiare anche Dioniso, invocando un bambino in fasce che rappresentava la rinascita del dio stesso come lo spirito della fertilità. Si usava declamare e onorare con molti brindisi una statuetta di legno, poggiata su una piccola roccia. Nell’ultimo brindisi si versava un po’ di vino sulla roccia e si toccava la fronte del dio bambino con le dita intinte nel vino. Da qui nasce l’idea che porti fortuna, quando si rovescia un bicchiere di vino, bagnarsi le dita e toccarsi la fronte con quel vino.

Riti del mese di gennaio

Il legame con il dio Giano, e il suo ruolo di apripista nel calendario annuale, fa sì che gennaio sia simbolicamente associato al rinnovamento e alla rinascita, momento ideale per disfarsi di ciò che non fa più per noi e abbracciare un nuovo inizio con lo spirito giusto.

Significato che ritroviamo anche nei falò dell’Epifania: originariamente servivano infatti ad allontanare le influenze maligne dell’anno passato scacciando il vecchio, per propiziare la fortuna e la prosperità nell’anno nuovo.

Ecco perché gennaio in molte culture è considerato il mese perfetto per stabilire nuovi obiettivi, riflettere sull’anno passato, considerare cosa ha funzionato e cosa no, imparare da queste esperienze e prepararsi a pianificare l’anno successivo. D’altronde è anche associato al numero Uno, a sua volta simbolo di rinascita e rinnovamento.

Persino la candida neve che cade a gennaio in diversi paesi del mondo, secondo alcune tradizioni spirituali sarebbe simbolicamente associata alla pulizia, alla purificazione necessaria per allinearsi al nuovo inizio. La neve simboleggia inoltre le potenzialità e le possibilità del nuovo anno, in attesa di essere modellata e trasformata.

Curiosità sul primo mese dell’anno

Gennaio porta con sé i giorni più freddi dell’anno. Sapete quali sono? Sono gli ultimi tre giorni del mese e probabilmente il primo di febbraio, definiti i giorni della merla. Perché vengono detti proprio i giorni della merla? Secondo la leggenda una merla era regolarmente strapazzata da gennaio, mese freddo ed ombroso, che si divertiva ad aspettare che lei uscisse dal nido in cerca di cibo, per gettare sulla terra freddo e gelo. Stanca delle continue persecuzioni, la merla un anno decise di fare provviste sufficienti per un mese e si rinchiuse nella sua tana, al riparo, per tutto il mese di gennaio, che allora aveva solo 28 giorni. L’ultimo giorno del mese, la merla, pensando di aver ingannato il cattivo gennaio, uscì dal nascondiglio e si mise a cantare per sbeffeggiarlo. Gennaio se ne risentì così tanto che chiese in prestito 3 giorni a febbraio e si scatenò con bufere di neve, vento, gelo e pioggia. La merla si rifugiò alla chetichella in un camino e lì restò al riparo per 3 giorni. Quando la merla uscì era sì salva, ma il suo bel piumaggio si era ingrigito a causa della fuliggine del camino e così essa rimase per sempre con le piume grigie. E ancora secondo la leggenda, se i giorni della merla sono freddi, la primavera sarà bella; se sono caldi, la primavera arriverà in ritardo.

Conclusione

Sospeso tra passato e futuro, come il dio che gli dà il nome, gennaio è il mese della ripartenza. È il mese che apre un percorso lungo 12 mesi, ricco di aspettative. È il momento del grande freddo, ma anche quello che apre le porte alla primavera e alla rinascita della natura. E proprio per questo suscita tanta curiosità e speranza in un anno felice e produttivo.

Silvia Gullino

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A GENNAIO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
Prima Pagina|Archivio|Redazione|Invia un Comunicato Stampa|Pubblicità|Scrivi al Direttore|Premium