Riceviamo e pubblichiamo.
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Riceviamo tantissimi messaggi di cordoglio per la scomparsa del professor Giancarlo Bounous, che testimoniano l'affetto per chi ha lasciato un segno indelebile nel campo accademico e non solo.
La sua carriera, iniziata con una laurea in Scienze Agrarie nel 1971, è stata caratterizzata da un percorso straordinario che lo ha portato a ricoprire il ruolo di Professore Ordinario di Arboricoltura e Direttore del Dipartimento di Colture Arboree dell'Università di Torino, nonché fondatore del Centro di Castanicoltura. La sua esperienza l'ha condotto in oltre venti Paesi del mondo, dove ha studiato e collaborato con istituzioni di prestigio, protagonista nella valorizzazione delle colture arboree e della castanicoltura in particolare.
Giancarlo, grande arboricoltore, ha tradotto le conoscenze acquisite nei suoi viaggi in progetti concreti ed è stato un visionario. Vogliamo ricordare due dei suoi lasciti.
Nel 2004, di fronte a un grande prato nella bassa Valle Pesio, Giancarlo disse, con l'entusiasmo che lo caratterizzava: "Questo è il luogo ideale dove realizzare un Centro di ricerca per la Castanicoltura". Ci lavorò incessantemente per anni ed in oltre due decadi quel prato si è trasformato nel Castanetum, contestualizzato in un Centro di ricerca unico nel suo genere, ora Centro Nazionale di rilevanza internazionale, dove, proprio come immaginava lui, ricercatori, castanicoltori, amministratori e vivaisti di tutto il mondo lavorano insieme per creare innovazione.
Altrettanto significativo è il contributo del Prof. Bounous alle attività di cooperazione internazionale, la cui eredità è visibile nei tanti giovani studenti africani che oggi visitano il nostro Dipartimento, nei molti nostri giovani che cooperano in Africa e nell'attivazione di un percorso di studio ad hoc che capitalizza la passione per la cooperazione che Giancarlo ha trasmesso, rafforzando la sua idea, quanto mai attuale, che l'educazione sia un ponte tra popoli.
Il Centro di Castanicoltura e la cooperazione internazionale hanno una matrice comune nell'interpretazione che il Prof. Bounous ha avuto dell'università. Con lui si faceva terza missione, quando ancora non era chiamata così, con lui l'università era aperta alla società e dava vita a un processo di co-creazione della ricerca, nonostante questo fosse visto con diffidenza da quella parte di accademia "troppo spesso asserragliata in un laboratorio", come diceva Giancarlo.
Oggi l'Unione Europea incoraggia questi processi e li definisce living lab. Anche in questo Giancarlo è stato un precursore. Il primo living lab era il suo ufficio. Quando vi entravamo potevamo incontrare dai ricercatori del Tennessee o dell'Australia, al frutticoltore che chiedeva informazioni sulle cultivar di mirtillo per la sua azienda, al politico che voleva agire sul territorio. Da questo vulcano creativo ne uscivano progetti temerari e innovativi.
L'eredità più bella del Prof. Bounous è visibile oggi non solo nelle istituzioni che ha contribuito a creare, ma soprattutto nelle nuove generazioni di ricercatori che portano avanti con passione i suoi insegnamenti nel Centro di Castanicoltura e nella cooperazione internazionale, cercando di costruire un futuro basato su conoscenza e inclusione.
A fianco di ciò che oggi è sotto gli occhi di tutti, c'è un aspetto che Giancarlo consentiva di cogliere a chi lo conosceva a fondo. Dietro la sua esteriorità talvolta austera si celavano una profonda sensibilità e un grande senso di umanità. Era solito ricordarci che "nella vita si è prima Signori e poi professori". Questo è stato il suo modo di essere e di lavorare con noi. Tante lezioni di arboricoltura e ancor più lezioni di vita: innumerevoli sono i motivi per ringraziarlo.
Abbiamo riso molto con Giancarlo, perché con lui non si trattava solo di lavoro, ma di creare un ambiente in cui il divertimento e la felicità individuale fossero importanti tanto quanto i risultati. Era sempre interessato alla vita privata di ognuno di noi, alle nostre famiglie e alla nostra felicità.
Raramente abbiamo conosciuto una persona che fosse così amante della vita.
Gabriele Beccaro, Gabriella Mellano e tutti i collaboratori del Centro di Castanicoltura, Chiusa di Pesio