Una panoramica tra luci e ombre emerge scorrendo il nono dossier delle criticità strutturali e logistiche delle tredici carceri per adulti in Piemonte e dell’Istituto penale minorile di Torino, presentato ieri mattina a Palazzo Lascaris. Presenti per l’occasione il garante regionale per le persone detenute Bruno Mellano, il componente per l’ufficio di presidenza Mario Salvatore Castello e i garanti delle carceri di Torino, Ivrea e Vercelli e, per il carcere “Cerialdo” di Cuneo il garante (ed ex sindaco) Alberto Valmaggia.
Durante l’incontro il garante regionale Mellano ha sostenuto come “ci sono prospettive d’intervento significative, pari a 250 milioni di euro, per il miglioramento delle 189 carceri italiane. Alcuni di essi sono già stati stanziati per strutture piemontesi ma occorre insistere affinché vengano eseguiti in tempi ragionevoli e con attenzione all’esecuzione penale, dal momento che non è importante soltanto la sicurezza ma anche permettere alle amministrazioni penitenziarie di avere gli strumenti per fare formazione, creare istruzione e lavoro e, in definitiva, scongiurare i rischi di recidiva”.
[Bruno Mellano]
Una questione che secondo Castello non riguarda solo chi il microcosmo del carcere lo vive quotidianamente ma l’intera società: il delegato ai rapporti con i garanti piemontesi ha chiesto “l’impegno di tutti per migliorare le carceri e le condizioni dei carcerati, della polizia penitenziaria e degli operatori”.
L'esempio (positivo) di Fossano dopo l'adeguamento degli spazi
I garanti hanno riportato il novero di criticità affrontate dai vari istituti nel corso degli ultimi dodici mesi: sovraffollamento, inadeguatezza degli spazi, carenze sanitarie ed educative che accomunano tutte le strutture. Il 2024 ha visto sette suicidi – sugli 88 a livello nazionale – nelle carceri piemontesi, e i dati sulla recidiva parlano di sette detenuti su 10 che tornano in carcere dopo esserne finalmente usciti.
Nello specifico della struttura cuneese Valmaggia ha sottolineato come il problema principale per realizzare i necessari interventi non sia “il reperimento dei fondi ma le tempistiche, che si trascinano sia per la manutenzione ordinaria sia per quella straordinaria. Aumentano anche le segnalazioni di problematiche sanitarie, cui non sempre vengono date risposte adeguate”.
Positivo però l’esempio del carcere di Fossano (109 detenuti al 30 novembre scorso sui 136 possibili) che – assieme a quello di Vercelli e Verbania – ha affrontato nel corso dell’anno un’opera di adeguamento degli spazi, segno che gli appelli non siano del tutto caduti nel vuoto.
[Alberto Valmaggia]
Il focus sulla Granda tra sovrafollamento e manutenzioni da realizzare
Il dossier presentato da Mellano fotografa anche, ovviamente, le singole situazioni delle quattro case circondariali della provincia di Cuneo.
Se Fossano è già stata citata – con merito – la “Giuseppe Montalto” di Alba conta al 30 novembre scorso 42 detenuti su una capienza attuale di 49 unità e risulta ancora oggi per la maggior parte chiuso: sono in utilizzo solo le due palazzine a sé stanti dedicate una alla Casa Lavoro per gli internati e l’altra dedicata ai lavoranti semiliberi o ex articolo 2. Le criticità strutturali risultano derivare dalla carenza di spazio: i locali detentivi, le aule, gli spazi trattamentali e l’ufficio comando sono concentrati in spazi ridotti. Nel corso del 2024 sono stati spostati al primo piano i locali degli ambulatori medici e infermieristici che erano di ridotte dimensioni e collocati nel corridoio di passaggio. I locali esterni, predisposti con il ricorso a container prefabbricati, continuano ad apparire poco utilizzati per le attività trattamentali.
Il “Cerialdo” di Cuneo vede la presenza al 20 dicembre di 370 detenuti di cui 46 in regime di 41bis sui 381 posti disponibili e se non necessità di interventi strutturali significativi abbisogna piuttosto di puntuale e tempestiva manutenzione ordinaria su tutta la struttura. Per rendere sì decoroso un ambiente di vita già difficile e complicato per sua natura, ma soprattutto per contrastare il degrado, sia naturale dovuto alla vetustà degli edifici che quello prodotto dai detenuti stessi nei momenti di protesta personale o di gruppo che sovente sfociano in rilevanti atti di vandalismo. Eventi questi ultimi che purtroppo nel corso del 2024 si sono ripetuti con una certa frequenza. Rimane aperta poi la questione della sezione isolamento, dotata di sette celle singole in un locale seminterrato distante dalle aree detentive e per cui il garante Garante regionale ha chiesto formalmente la chiusura.
Il “Rodolfo Morandi” di Saluzzo, infine, vede occupate con dati al 30 novembre scorso 358 unità sulle 424 disponibili secondo capienza dichiarata dal Ministero dell’Interno. Le criticità maggiori anche per questa struttura restano legate alla carenza di quadri intermedi della polizia penitenziaria (ispettori e sovrintendenti) e all’iter estremamente lungo delle pratiche che competono alla Magistratura di Sorveglianza, per l’evidente difficoltà in cui versa l’Ufficio di Sorveglianza di Cuneo, in termini di magistrati, cancellieri e amministrativi.
Marro: "Fondi e progettualità per intervenire in maniera efficace"
Presente alla conferenza anche la consigliere regionale di Alleanza Verdi e Sinistra Giulia Marro: "Le problematiche emerse oggi sono le stesse che ho riscontrato nel corso delle visite alle carceri del nostro territorio, 10 su 13 dall'inizio di questa Legislatura – ha detto -. C’è bisogno di serio investimento di fondi per progettualità lungimiranti che possano intervenire in modo efficace nel rendere le infrastrutture carcerarie luoghi degni di vita e di lavoro e la logistica e i servizi rispettosi dei valori costituzionali propri di un Paese civile e democratico. Ringrazio il Garante regionale e i garanti comunali per il loro prezioso lavoro, che ci aiuta ad aggiornare costantemente la fotografia delle reali condizioni di chi vive in carcere e che non possiede altri molti strumenti per farsi sentire da chi è fuori".