Il totale dei coinvolti ammonta a una trentina, di cui diciassette vittime e una dozzina di feriti di varia gravità. Un episodio tra i più sanguinosi, per la nostra provincia, di cui però in pochi (forse) hanno reale contezza specie a causa del tempo ormai trascorso, ovvero ottant’anni oggi. Parliamo della strage all’orfanotrofio Perucchetti di Centallo, occorsa il 29 dicembre del 1944 a opera di un P47-Thunderbolt del gruppo caccia “Roussillon” della France Libre decollato da Salon.
Ma come si è arrivati al bombardamento di un orfanotrofio, un chiaro errore dell’aviazione del Mediterranean Command Allied Air Force – che riuniva le unità francesi, inglesi, brasiliane, stratunitensi e sudafricane attive in provincia Granda -, che va ad aggiungersi agli eventi cuneesi dell’ospizio dei Poveri Vecchi e di via Peveragno, occorsi il 28 agosto 1944 e l’11 febbraio 1945 e che hanno portato a un totale di 52 morti?
Secondo quanto riportato dallo storico Sergio Costagli sin dal gennaio 1944 l’unità di approvvigionamento divisionale delle truppe tedesche operava in effetti in alcuni edifici centallesi e a giugno l’orfanotrofio fu in parte occupato da un reparto della Lutwaffe2. Tanto che la sezione d’intelligence del North West African Air Forces (forze aree sudafricane) indicavano Centallo come uno degli obiettivi tattici da bombardare, assieme all’aeroporto di Levaldigi, a seguito anche delle informazioni date dalla fonte “Fantini” tramite la radio della missione inglese CLARION a Prea, in valle Ellero. Probabile, però, che nessuno abbia avvisato in tempo i servizi alleati del fatto che il comando tedesco avesse abbandonato l’edificio nell’autunno 1944, dopo uno smitragliamento occorso il 14 ottobre precedente.
Una disgrazia figlia di fasi concitate della guerra, che il “Piemonte Repubblicano” nell’edizione del 30 dicembre 1944 commentava così: “Alle ore 13,30, con una visibilità perfetta, l'apparecchio nemico si è abbassato a bassissima quota sopra l'orfanotrofio femminile Perucchetti e perciò ha potuto scorgere, come ci dichiarò la Madre Superiore, i bimbi intenti al gioco nel cortile. L’apparecchio ripassò ancora e sganciò una bomba colpendolo in pieno. Erano ricoverate trenta creature tra bambine e giovanette, delle quali alcune orfane di entrambi i genitori. L’edificio che crollò in pieno le seppellì sotto le macerie assieme alle suore. […] i primi corpi cominciarono ad essere estratti, ed a sera, diciassette erano i cadaveri, tra i quali quelle di due suore e dodici i feriti".
Ricorrenze di eventi che si sarebbero potuti evitare. E che in un periodo natalizio come quello odierno, in cui la guerra è tornata nella quotidianità di tanti paesi vicini e lontani al nostro, risuonano con ancor più forza.