Al Direttore - 17 dicembre 2024, 07:37

Bra, la scuola invita l'Esercito per parlare di legalità e cyberbullismo. Una mamma: "Stonato e fuori luogo"

Lettera di una signora che denuncia: "Ho trovato davvero fuori luogo vedere a scuola donne e uomini in mimetica, sentirli parlare di argomenti che potevano essere affrontati da altre realtà che li trattano quotidianamente"

Riceviamo e pubblichiamo:

Gentile direttore, 

ho due figlǝ che frequentano l’Istituto Tecnico Statale “E. Guala” di Bra. Sono venuta a conoscenza del fatto che nel terzo anno di frequenza del mio figlio maggiore (2022/23), l’Istituto organizzava con l’Esercito Italiano incontri per parlare di legalità e cyberbullismo. Ho segnalato immediatamente alla rappresentante dei genitori in Consiglio di Istituto, e alla referente scolastica dei progetti, la stonatura di questi incontri.

Per parlare di legalità ci sono diverse associazioni, come per esempio Libera Cuneo. Invece, per il cyberbullismo a Bra la Fondazione Carolina ha recentemente proposto degli incontri https://www.fondazionecarolina.org/2021/ con alcune classi di una scuola. 

Si tratta di una organizzazione fondata da un padre che ha perso la figlia suicida a causa del cyberbullismo, e grazie alla cui pressione è stata emanata la prima legge su questo tipo di reato. 

Le mie istanze sono state ascoltate, ma sempre rinviate ad altre persone o ad altre occasioni.

Ho trovato davvero fuori luogo vedere a scuola donne e uomini in mimetica, sentirli parlare di argomenti che potevano essere affrontati da altre realtà che li trattano quotidianamente, e spesso gratuitamente, come se, con il pretesto di trattare certi argomenti, si volesse presentare la vita militare come fulcro di conoscenza, libertà e democrazia. Quest’anno mio figlio sta frequentando la quinta, ed è arrivata la circolare con la quale si organizza il consueto incontro con l’Esercito Italiano per parlare di opportunità lavorative.

Nuovamente ho fatto presente che non era tollerabile che la scuola creasse un canale preferenziale per l’esercito e non invitasse altre realtà. Ho fatto esempi di associazioni che potrebbero parlare di opportunità lavorative, come medici/infermieri, insegnanti, delle molteplici opportunità di lavoro/studio totalmente gratuite in Europa, per formare cittadini del mondo e non soldati! 

Il volontariato è il nervo che regge il paese a partire dai sistemi di emergenza di sanità pubblica e non solo. In territori di conflitto che siano in Italia o in missioni di pace, oltre ai soldati, ci sono anche le associazioni di volontariato (Save the children, Emergency…), enti non governativi, medici senza frontiere. Ritengo che la soluzione al conflitto non sia l'armarsi e la scuola deve essere portatrice di questo messaggio senza se e senza ma. Non è mia intenzione demonizzare il lavoro dell’esercito, ma non è possibile neanche “normalizzare” la presenza di militari nelle scuole. 

Si dimentica sempre più spesso l’autentico dettato costituzionale che prevede nei luoghi di formazione la promozione di una cultura di pace e che “ripudia la guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti”. La scuola deve essere portatrice di tale messaggio, anche se ormai ovunque sembra che ci stiamo abituando alla Guerra.

Le parole del capo di stato maggiore Masiello non lasciano dubbi: “L’Esercito è fatto per prepararsi alla guerra, punto” senza ipocrisia o false interpretazioni

Natasha Sanna