Deve ancora essere approvata e a gennaio l'Unione Montana Valle Stura presenterà il progetto, ma c'è chi già tra le strutture ricettive esprime la propria contrarietà alla tassa di soggiorno in valle a favore di una proposta di incentivo.
Una posizione netta, quella espressa nella lettera inviata alla nostra redazione, in cui si esprime l'intenzione di recesso dal Consorzio Valle Stura Experience (nato nel luglio del 2018, che riunisce circa 40 soci) qualora venisse introdotta. La riportiamo di seguito.
“Considero l'imposta ingiusta e dannosa per l’economia locale - si legge nella lettera - , in particolare per il settore turistico. Sebbene venga spesso presentata come una tassa neutra, essa finisce per rappresentare un onere aggiuntivo per i visitatori che scelgono di trascorrere il proprio soggiorno in una determinata località. Questo, inevitabilmente, penalizza le strutture ricettive, specialmente durante la bassa stagione, quando l'afflusso di turisti è già limitato. La tassa, quindi, si rivela controproducente, riducendo ulteriormente la competitività delle strutture ricettive.
Invece di gravare sui turisti – prosegue la nota -, sarebbe più utile incentivarli, offrendo vantaggi economici che possano stimolare il loro interesse e favorire il passaparola positivo. In questo contesto, la tassa di soggiorno appare come un ostacolo, contrapposto al principio di attrarre turisti attraverso incentivi. Premiare i turisti sin dall'inizio, anziché tassarli ulteriormente, sarebbe un approccio più efficace. Ad esempio, l'introduzione di un "Premio di Soggiorno" come incentivo offerto prima del soggiorno potrebbe stimolare l'interesse dei visitatori, favorendo la competitività delle strutture ricettive e un ambiente più favorevole per il turismo.
Oltre all’impatto economico sui visitatori, la tassa di soggiorno comporta un onere operativo significativo per le strutture ricettive. Queste agiscono come esattori per conto dei comuni, incassando la tassa e successivamente versandola nelle casse comunali. Il versamento della tassa avviene tramite modello F24, gestito dal commercialista, con relativi costi aggiuntivi per la struttura. Questo processo aggiunge oneri sia in termini di tempo che di risorse, per la gestione degli incassi, la registrazione delle presenze e la gestione fiscale.
Le strutture devono registrare ogni pagamento della tassa, emettere una ricevuta fiscale e tenere traccia delle presenze. In caso di controllo, devono fornire documenti che dimostrano, ad esempio, quali ospiti sono esenti dalla tassa (come minorenni, disabili, accompagnatori, forze dell'ordine o soggiornanti da più di 10 giorni). Se la tassa non viene versata al Comune o non si prova l'esenzione, si può essere accusati di evasione fiscale.
Questi oneri burocratici, uniti ai costi operativi e alle spese relative al commercialista, aumentano il carico per le strutture. Potrebbero essere invece meglio incentivati a promuovere il turismo senza dover agire come intermediari fiscali per i comuni.
In sintesi, ritengo che l'introduzione di un "Premio di Soggiorno" rappresenterebbe un approccio più equo ed efficace per incentivare il turismo e supportare l’economia locale, riducendo il carico burocratico e operativo per le strutture ricettive.
Desidero comunicarvi che la mia visione di "turismo" non converge con l'adozione della tassa di soggiorno. Pertanto, qualora il Consorzio dovesse esprimere un parere favorevole nei suoi confronti, mi troverei costretto a riconsiderare la mia partecipazione e, in tal caso, a interromperla.
Rimango a disposizione - conclude la lettera - per continuare il confronto su questa tematica”.