Riceviamo e pubblichiamo la lettera del lettore Marco Bravi, che commenta l'articolo uscito sul nostro giornale in merito agli avvistamenti di un branco di lupi nel Parco Fluviale di Cuneo.
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È di certo un inquietante dilemma per chi possiede animali domestici senza scopo di sfruttamento (e quindi idealmente li ama) vederli minacciati una volta tanto non dall'uomo, ma da altri animali: i lupi. Osservati ad avvicinarsi alle stalle di asini e pecore nel parco fluviale di Cuneo, generano giusta apprensione e segnalazione alle autorità competenti.
Inutile negare che decidere "chi salvare" significa entrare nelle controverse tematiche dello specismo che spesso scade o nella razionale tutela degli animali come proprietà oppure nella demagogia utopica del "tutti salvi". Di certo vanno approfondite le cause. La proposta ipotesi della discesa a valle a causa della saturazione degli areali da parte di altri esemplari, pur con autorevoli proponenti, è sviante sulle reali cause scatenanti e può essere interpretata come assolutoria sulla genesi umana del problema.
Esso va infatti ricondotto alla riduzione o allo spostamento, a causa del prelievo venatorio, di specie predabili dai lupi negli areali di montagna. Non è certo un caso che gli avvistamenti sia di prede (per esempio caprioli) che dei lupi predatori in aree suburbane avvenga in periodi di apertura della caccia.
È una questione di equilibrio, quella cosa che l'uomo non riesce a fare in nessun campo, tantomeno quello ambientale. Lasciar fare alla Natura non nel caso specifico, ma in generale, è l'unica strada percorribile e di buon senso, ma interrotta da troppi interessi particolari e lobby venatorie che già stanno spingendo, con pressioni economiche e di clientela, ad una riduzione dello stato di protezione del lupo. A perderci, come sempre, sono tutti gli animali.