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Economia | 11 dicembre 2024, 11:44

Torino provincia più cassaintegrata d’Italia, Cuneo isola felice (-35%)

Nei primi mesi dell’anno Piemonte a +54% nell’utilizzo di ore di ammortizzatori sociali. La Granda a -35%

Il Piemonte è la quarta regione per ore richieste, dopo Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna

Il Piemonte è la quarta regione per ore richieste, dopo Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna

In Piemonte, da gennaio a settembre 2024, come evidenziano i dati del Servizio Lavoro, Coesione e Territorio della UIL Nazionale, sono state richieste 33.551.869 ore di cassa integrazione, in aumento del 60% rispetto allo stesso periodo del 2023 e 855.644 ore dei fondi di solidarietà gestiti dall’Inps (che coprono i lavoratori privi di strumenti di sostegno al reddito). Complessivamente, quindi, sono state utilizzate 34.407.513 ore di ammortizzatori sociali (+54,5%).

A livello nazionale sono state autorizzate 362.076.539 ore, con un incremento del 18,8%.

Il Piemonte è la quarta regione per ore richieste, dopo Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.

DATI PROVINCIALI

L’andamento nelle province piemontesi, considerando solo le ore di cassa integrazione, nel confronto tra i primi nove mesi del 2024 e del 2023, è stato il seguente: Biella +188,2%, Novara +148,7%, Torino +87%, Asti +41,3%, Vercelli +33,6%, Verbania -6,7%, Alessandria -10,1%, Cuneo -35%.

Torino, con 20.973.757 ore, è, di gran lunga, la provincia più cassaintegrata d’Italia, seguita da Milano e Vicenza.

“I dati relativi alle richieste di ore di cassa integrazione nei primi nove mesi del 2024 confermano lo stato di sofferenza del tessuto produttivo piemontese, maggiore rispetto al resto del Paese – dichiara il segretario generale Uil Piemonte Gianni Cortese. Le transizioni in atto impattano particolarmente sul settore dell’automotive, investendo, oltre che l’unico produttore di veicoli, anche l’intera filiera della componentistica, a rischio di sopravvivenza per quasi metà delle imprese. Proprio in questi giorni aumentano le preoccupazioni di un possibile effetto domino indotto dagli annunci di licenziamenti che bisogna immediatamente bloccare con l’intervento del Governo. È evidente che la situazione in atto in buona parte dell’Europa dovrebbe indurre la Commissione Europea a valutare attentamente il percorso del Green Deal e le misure necessarie per accompagnarlo. Servono strumenti specifici e finanziamenti cospicui, alimentati dal debito comune. La produzione industriale in Italia, giunta all’ennesima battuta d’arresto è più di un campanello d’allarme, che richiede scelte governative strategiche non più rinviabili, per preservare la nostra manifattura, ancora seconda per importanza in Europa e ottava nel mondo”.

Redazione

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