Quattromila in Italia. Mille in più se si allarga lo sguardo al Nord Europa. Oltre 400 nella sola provincia di Cuneo. Sono i lavoratori del gruppo Dana interessati dai piani coi quali il colosso Usa punta a dismettere le sue attività del settore "off-highway".
Multinazionale fondata nel 1904 a Maumee, in Ohio, negli Usa, presente in 31 nazioni con un fatturato da 10,5 miliardi di dollari e impianti che oggi impegnano 41mila addetti nella produzione di assali, alberi di trasmissione e meccatronica per veicoli commerciali e non, il gruppo statunitense ha ora deciso di fare a meno delle sue attività legate alle trattoristica e in particolare alla fornitura di sistemi di guida e movimento per veicoli pesanti in mercati quali agricoltura, movimentazione materiali, estrazione mineraria, edilizia e silvicoltura. Tra queste quelle italiane e tra quelle italiane l’ex Graziano Trasmissioni di località Piano a Sommariva Perno (217 dipendenti, nella foto sotto un recente sciopero) e lo stabilimento di via dell’Aviazione a Cervere (190 addetti, nella foto in basso lo stabilimento).
"I proventi di una potenziale vendita consentiranno a Dana di rafforzare il suo bilancio attraverso una leva finanziaria sostanzialmente ridotta e di restituire il capitale agli azionisti", ha fatto sapere la società con una lunga e articolata nota con la quale lo scorso 25 novembre ha anche indicato in Goldman Sachs e Morgan Stanley & le società di consulenza incaricate della vendita.
Questo prima di aggiungere che al momento "non vi è alcuna garanzia che il processo di vendita per il comparto off-highway si tradurrà in una transazione e che non vi è alcuna tempistica per la conclusione del processo", e che "la società non intende rilasciare ulteriori commenti in merito a questa questione, a meno che e fino a quando non si ritenga che un'ulteriore divulgazione sia appropriata".
"Vendono i gioielli di famiglia per fare cassa a vantaggio degli azionisti", l’interpretazione della scelta che arriva dalla Fiom Cgil cuneese, dove il componente della segreteria Domenico Calabrese guarda con una certa preoccupazione ai possibili sviluppi di una scelta che, ma lo dice l’azienda stessa, "non sarebbe figlia di una situazione di difficoltà economica, pur in presenza di una congiuntura in questo momento negativa, o a una razionalizzazione produttiva, ma appunto della volontà del management di realizzare risorse da distribuire agli azionisti", ricordando che Dana rappresenta una delle aziende dalla più antica quotazione a Wall Street, dove rientra tra le Fortune 500, la lista delle società Usa dal maggiore fatturato .
Anche da qui la lettura di alcune azioni recentemente intraprese dalla proprietà su cinque stabilimenti italiani – come la richiesta di ammortizzatori sociali fatta in primavera e più recentemente, appena prima che nei giorni scorsi se ne chiarisse la vera ragione, quella di poter accompagnare alla pensione un certo numero di lavoratori. Iniziative volte a rendere più snella la realtà dei diversi impianti, tanto che a Cervere si va procedendo con la cassa integrazione ordinaria e a Sommariva Perno coi contratti di solidarietà.
"E’ vero – aggiunge il sindacalista – che il mercato del settore trattori e movimento terra, insieme a quello dell’auto, vive una crisi che si intreccia con quella di sistema che stringe l’Europa e rischia di far male all’Italia. Per cui servono politiche industriali di alto livello, assenti in questa fase, da parte del Governo. Ma qui siamo in una situazione diversa. E’ evidente che si tratta di una discussione da fare a livello centrale, per il nostro Paese: oggi riguarda Dana e domani potrebbe interessare altri pezzi della nostra industria manifatturiera. Una simile vendita deve trovare un soggetto adeguato, se non si vuole rischiare lo 'spezzatino', di smembrare un pezzo di tessuto industriale che oggi porta con sé certe garanzie e prospettive e domani potrebbe non darne più, con perdite per tutto il sistema".
"Adesso abbiamo chiesto spiegazioni – conclude Domenico Calabrese –. A gennaio insisteremo su un tavolo di più ampio respiro per capire fino in fondo quali sono le ragioni vere di questo tipo di scelta e capire se c’è un margine di trattativa o se si tratta di una scelta irreversibile. Se così sarà, come temiamo, dovremmo occuparci immediatamente di sorvegliare affinché il soggetto eventualmente chiamato a subentrare offra tutte le garanzie sotto tutti i punti di vista. Come Fiom di Cuneo ovviamente monitoreremo e subito dopo la fermata natalizia chiederemo chiarimenti".