Attualità - 11 dicembre 2024, 11:37

Erik Lazzari: un professore 2.0 tra educazione tradizionale e innovazione digitale

Dalla scuola al web, il giovane docente trasforma la passione per le materie umanistiche in una missione educativa moderna, avvicinando gli studenti attraverso articoli, video e metodologie interattive

Erik Lazzari, giovane insegnante di materie umanistiche

Erik Lazzari, giovanissimo professore di Lettere (classe 2001) e presidente dell’Università delle Tre età di Bagnolo Piemonte, ha trasformato la sua passione per la letteratura, la storia e il latino in una “missione” educativa digitale.

Nonostante la sua giovane età, insegna Lettere nella scuola secondaria e ricorre ad una metodologia di apprendimento accessibile e interattiva.

Ha insegnato anche nella casa di reclusione "Morandi" di Saluzzo dove c'è una sezione del liceo Artistico "Soleri-Bertoni".

Nel 2018 aveva già aperto un sito web in cui pubblicava articoli gratuiti per aiutare gli alunni nello studio delle materie umanistiche.

Negli ultimi mesi, inoltre, Lazzari ha iniziato a realizzare contenuti sui social network, in particolare su TikTok e Instagram, spiegando in pochi minuti concetti chiave di letteratura, grammatica italiana, storia e latino.

Strategia che ha permesso al blogger di essere un punto di riferimento per molti giovani studenti, avvicinando così il mondo scolastico alle piattaforme social più utilizzate dalle nuove generazioni.

Lo scorso mese di novembre è stato intervistato negli studi di Storytime – Radio Canale Italia – di Milano, proprio per esporre le sue strategie di insegnamento e parlare del suo sito Internet.

[Erik Lazzari con gli studenti di una classe del Liceo Scientifico "Piero Gobetti" di Omegna]

Com’è nato il suo percorso di professore di Lettere?

"Prima di intraprendere il percorso come docente di Lettere nella scuola secondaria, per quasi un anno, ho svolto alcune supplenze nella scuola primaria. 

Successivamente ho lavorato un anno in un istituto alberghiero, poi nella scuola secondaria di I grado e infine in alcuni licei.

Ho avuto altresì la possibilità di lavorare nella sezione carceraria di un liceo artistico, esperienza molto arricchente. Ho dunque insegnato italiano, storia, geografia e latino. Non avendo una cattedra fissa non so mai quale sia il mio destino".

Ha insegnato anche nella casa di reclusione "Morandi" di Saluzzo, com’è stata questa esperienza?

"Quando mi è stata proposta una cattedra di Italiano e Latino al Liceo “Soleri – Bertoni” di Saluzzo, con alcune ore di Italiano e Storia nella sezione carceraria, ho accettato con entusiasmo e un pizzico di timore. L'idea di lavorare in un carcere ad alta sicurezza mi spaventava: avevo davanti a me un ambiente sconosciuto, che immaginavo carico di tensione e rigidità, ma avevo comunque accettato perché mi affascinava insegnare in un contesto tanto diverso.

Il primo giorno, entrando nella casa circondariale, ho dovuto depositare all’ingresso tutti i dispositivi elettronici, ho sentito il peso delle porte che si chiudevano alle mie spalle. Il suono metallico delle serrature sembrava scandire ogni passo e la distanza tra la scuola e il mondo esterno si faceva sempre più tangibile. Non ero abituato a rimanere per diverso tempo senza il mio telefono, il tablet e il computer. Entravo nella “sezione scolastica” con il solo libro di testo. Appena arrivato in classe ho iniziato a interagire con gli studenti e quel “timore” iniziale si è subito dissolto.

Gli studenti che ho incontrato, alcuni giovani altri più anziani, mi hanno accolto molto bene: mi davano addirittura del “voi”. Io davo del “lei”. Ai miei occhi non erano “detenuti”, bensì persone desiderose di imparare e di mettersi in gioco attraverso la cultura. 

Le lezioni che svolgevo erano leggermente diverse rispetto a quelle tradizionali: non avendo gli studenti un libro di testo, ricorrevo spesso alla lezione frontale, scrivevo alla lavagna e loro prendevano, accuratamente, appunti. Volevano tutti essere “alunni modello”. Non sono ovviamente mancati i momenti di dialogo e di risate. Quando la giornata si è conclusa, mi sono reso conto che avevo abbattuto due barriere: quella fisica delle mura del carcere e, soprattutto, quella mentale costituita da pregiudizi e paure".

Quali metodologie utilizza per insegnare ai giovani d’oggi?

"Rendere l’insegnamento attivo è una mia priorità. Insegnare con passione significa cercare sempre nuovi metodi per rendere la lezione coinvolgente e stimolante.

 La classica lezione frontale non può sicuramente essere tralasciata, ma considerando che, oggigiorno, i tempi di attenzione degli allievi sono in calo, ritengo opportuno ricorrere a metodologie come il cooperative learning, il brainstorming e la flipped classroom (Quando si organizza una lezione orientata alla messa in pratica delle conoscenze che gli studenti hanno appreso in autonomia). Ad esempio, dopo aver spiegato un argomento di letteratura o poesia, suddivido la classe in piccoli gruppi e assegno agli allievi il compito di individuare alcune figure retoriche. Gli alunni hanno a disposizione qualche minuto e il primo gruppo che riesce a trovarne di più vince una caramella. Successivamente riprendo la lezione frontale per consolidare l’argomento. Questo approccio, semplice ma dinamico, risulta essere molto apprezzato. Questo è solo un esempio, utilizzo diverse tecniche. Tali metodologie favoriscono la partecipazione attiva degli studenti, la collaborazione tra pari e lo sviluppo di competenze fondamentali come la socializzazione e il pensiero critico". 

Per quanto riguarda le valutazioni su che base dà i voti?

"Anche nel momento della valutazione cerco di introdurre elementi che rendano l’esperienza più stimolante. Sono molto apprezzate le strategie didattiche per consegnare le verifiche corrette come, ad esempio, “aspettativa e realtà” oppure “gratta e scopri il voto”. Per quest’ultima ho acquistato degli adesivi che incollo sopra la valutazione; gli alunni, in classe, devono grattare lo sticker per scoprire il voto. Questo trasforma il momento della valutazione, che non deve essere causa di ansia, in un’esperienza che i ragazzi attendono con entusiasmo. Ritengo fondamentale, per quanto possibile, riconsegnare le verifiche e i temi corretti il giorno successivo alla prova; ciò permette agli alunni di essere subito informati circa i risultati raggiunti e di valutare il loro grado di comprensione degli obiettivi previsti. Nel caso in cui la maggior parte degli studenti non ottenga la sufficienza, fortunatamente non mi è mai successo, è inutile proseguire con il nuovo argomento; è invece necessario rivedere il precedente, cambiando anche il metodo di spiegazione. Solo quando i concetti sono stati completamente consolidati è possibile procedere con il programma. Credo che questo approccio sia questione di rispetto reciproco: io pretendo che gli alunni arrivino preparati a scuola ed è giusto che loro pretendano la correzione delle verifiche nel minor tempo possibile. Tengo a rimarcare che il voto è solo un numero che valuta il contenuto di uno specifico compito e non indica il valore di una persona. Come ripeto sempre ai miei studenti: se una verifica va male non è un problema. A tutto c’è un rimedio".

Cosa l’ha spinta a creare un sito web per condividere gratuitamente articoli di italiano e storia?

"Ho sempre desiderato avere un sito internet, così nel 2018 ho realizzato il mio sogno. Dopo un lungo lavoro di programmazione, ho iniziato a caricare i miei primi articoli. Il sito ha subito ottenuto molte visualizzazioni, pertanto ho continuato a pubblicare contenuti di qualità per tutti gli studenti, specialmente per coloro che cercano risorse utili per approfondire le materie umanistiche o per prepararsi alle verifiche. L’idea è anche nata dal fatto che la maggior parte dei giovani preferisce studiare tramite internet, attraverso un computer o uno smartphone, piuttosto che sui libri scolastici. Probabilmente per una questione di comodità, poiché i contenuti sono accessibili in qualsiasi momento, ma anche perché , nella maggior parte delle volte, gli articoli sono più chiari, strutturati e meno dispersivi". 

Come sono nati i suoi video educativi su TikTok e Instagram? 

"La costante, e sempre più frequente, diffusione dei social media tra i ragazzi mi ha permesso di capire quanto sia importante portare le spiegazioni dove i giovani trascorrono il loro tempo. Ho dunque iniziato a creare brevi video in cui spiego argomenti di letteratura, grammatica, storia e latino in modo semplice e immediato. Il formato video risulta più attraente per i ragazzi rispetto alla lettura di un articolo e facilita la comprensione di argomenti complessi".

Quale riscontro ha avuto con questo metodo d’insegnamento?

"La risposta è stata da subito positiva. Studenti, genitori e appassionati di discipline umanistiche mi scrivono per ringraziarmi dei contenuti e dei video che pubblico. Molti miei alunni mi seguono anche fuori dall’aula, utilizzando queste risorse per il ripasso o per comprendere meglio ciò che studiamo in classe. È gratificante vedere che il mio lavoro ha un impatto positivo". 

Quali sono i suoi prossimi progetti?

"Vorrei ampliare i contenuti del sito e registrare nuovi video, pubblicando anche nel mio canale YouTube. In anteprima, vorrei realizzare dei video per i docenti alle prime armi e, perché no, scrivere un libro sulla gestione della classe e sulle metodologie che utilizzo e che utilizzerò nelle mie lezioni. Mi piacerebbe altresì portare queste risorse verso un pubblico più vasto, magari collaborando con altre piattaforme educative. Ringrazio tutti coloro che mi seguono e mi supportano in questo progetto: sono contento di sapere che i miei contenuti siano utili e apprezzati. Un grazie ai genitori che utilizzano le mie spiegazioni per aiutare i propri figli nello studio e un grazie anche ai colleghi che fanno vedere i miei video ai propri alunni".

È possibile leggere gli articoli all’indirizzo eriklazzari.it, mentre per i canali social è sufficiente scrivere erik_lazzari nelle relative piattaforme.