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Attualità | 05 dicembre 2024, 19:58

San Michele Mondovì: famiglie devono lasciare l'alloggio Atc, dopo l’appello arriva la querela del sindaco

Il termine di locazione è scaduto. Gli sfrattati: "Chiediamo con urgenza un intervento da istituzioni e comunità". Il sindaco chiarisce: "Affidamento di emergenza di competenza dell’agenzia e già prolungato, la legge vieta altre proroghe"

Il municipio (Google Maps)

Il municipio (Google Maps)

È stata notificata lo scorso 14 novembre la comunicazione dell'Agenzia Territoriale per la Casa (Atc) per l'avvio del procedimento di occupazione senza titolo di un'abitazione di edilizia sociale nel Comune di San Michele Mondovì. Motivazione: la scadenza del termine di locazione dell'immobile.

A riceverlo una famiglia che ha scritto al nostro giornale per segnalare la situazione, evidenziando che un procedimento similare coinvolge anche un altro nucleo residente nello stesso stabile. 

"La nostra famiglia, composta da sei persone di cui quattro figli minori, risiede a San Michele Mondovì da circa tredici anni – scrivono rivolgendosi al nostro giornale –. A causa di gravi problemi strutturali e della presenza di amianto nella nostra precedente abitazione, ci siamo trovati costretti a lasciare la nostra casa. Grazie all'intervento dell'ex amministrazione comunale, circa due anni fa ci è stato assegnato un alloggio popolare (…). L’altra famiglia, composta da una madre single con una figlia minore, ha ottenuto l’assegnazione di un alloggio popolare nel 2018, sempre a causa di una situazione di emergenza abitativa. Recentemente, abbiamo ricevuto una comunicazione con la quale ci viene intimato di lasciare l’alloggio popolare entro 30 giorni. Non ci sono state fornite motivazioni chiare per questa decisione e non abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con la nuova Amministrazione comunale per cercare una soluzione alternativa. Ci troviamo ora in una situazione disperata: (…) rischiamo di finire per strada. Attualmente non siamo in grado di affrontare le spese di affitto di un nuovo alloggio e non siamo in grado di fornire le necessarie garanzie. Inoltre, il breve termine entro cui dobbiamo lasciare l’abitazione non ci consente di trovare una soluzione alternativa in tempi rapidi. (…) siamo sempre stati in regola con i pagamenti relativi all’affitto dell’alloggio popolare". 


Da qui un appello: "Chiediamo con urgenza un intervento da parte delle istituzioni e della comunità per evitare che due famiglie con minori (…) si ritrovino nuovamente senza un tetto. È impensabile che bambini innocenti debbano pagare le conseguenze di una decisione che sembra più politica che legata a reali necessità. Ci rivolgiamo ai lettori di TargatoCn nella speranza che la nostra storia possa sensibilizzare l’opinione pubblica e spingere le autorità competenti a trovare una soluzione urgente e duratura".

Contattato dalla nostra redazione, il sindaco di San Michele Mondovì Daniele Aimone chiarisce: "L'alloggio era stato assegnato per un anno, dalla precedente amministrazione, per emergenza abitativa. Allo scadere del primo anno di locazione abbiamo provveduto a una proroga. I signori sapevano che alla scadenza non sarebbe più stato possibile, per legge, rinnovare nuovamente i termini della concessione. Tengo a precisare che sono state effettuate tutte le comunicazioni del caso, nei tempi più opportuni, utili per loro a trovare una nuova e diversa sistemazione. Sono fortunatamente in buona salute e durante questi due anni di emergenza abitativa avrebbero dovuto provvedere a organizzarsi in tal senso". 

Il primo cittadino informa poi del risvolto penale intanto assunto dalla vicenda. "Nei giorni scorsi lo stesso appello è stato oggetto di un post pubblicato su Facebook e condiviso anche su un gruppo del paese dello stesso social network con contenuti che reputo diffamatori nei confronti miei e dell’Amministrazione comunale che rappresento.

Gli stessi contenuti e toni sono comparsi in forma di pesante lamentela su alcuni fogli affissi pubblicamente sotto i portici lungo via Nielli. A seguito di questi fatti ho ritenuto di sporgere querela ai Carabinieri per il reato di diffamazione, che ho effettuato proprio a fronte di ciò che è stato scritto, che non corrisponde alla realtà dei fatti. Sono un padre di famiglia anche io e trovo triste utilizzare dei minori come scudo per le responsabilità dei genitori".

redazione

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