Come nel luglio scorso, in frazione Villaretto nel comune di Pontechianale in valle Varaita, nella giornata di mercoledì 4 dicembre è stata rivenuta una carcassa di lupo impiccato a un cartello con un cordino blu, all’ingresso di Frabosa Soprana, nel Monregalese. Un gesto deprecabile che la prima cittadina del piccolo centro, Iole Caramello, ha subito condannato. Con lei, a prendere le distanze, anche l’azienda Vinai Fratelli Trasporti Legname di Fontane, il cui nome compare sui cartelli pubblicitari alle spalle dell’animale.
A seguito del ritrovamento del cadavere, L’Enpa (l’Ente Nazionale protezione animali) ha presentato a una denuncia contro ignoti, iscritta poi nel modello del registro degli indagati n. 44, alla Procura di Cuneo. Un atto dovuto, per l’Ente, che servirà a far luce sulla dinamica ed a individuare il o i responsabili del gesto. “Se fosse confermato il bracconaggio - si legge nel comunicato online diffuso da Enpa- come noi sospettiamo, questo sarebbe uno degli effetti perversi del declassamento del lupo deciso ieri dalla Convenzione di Berna; una decisione che, come temevamo, sta contribuendo a soffiare sul fuoco dell’intolleranza alimentato da certi amministratori pubblici, allevatori estremisti e armieri, di cui il nostro Governo si è fatto portavoce anche in Europa. L’obiettivo di questa vera coalizione anti-lupo non è quello di convivere con la specie, ma di farle una guerra senza quartiere”.
L'Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente ha messo una taglia di 2000 euro per chiunque fornisca informazioni utili a identificare e condannare il responsabile o i responsabili di questo vile gesto.
Un gesto immorale tanto quanto, si potrebbe dire, lo sia il diritto penale in questa situazione: perchè nello specifico, qualora l’esame necroscopico dovesse appurare che al momento dell’impiccagione il lupo fosse già morto, il reato non ci sarebbe.
Il reato di “uccisione di animale” - previsto all’art. 544 bis del codice penale -, punisce infatti chi “per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un’animale”. Il vile gesto sarebbe quindi penalmente perseguibile solo se il lupo fosse stato impiccato da vivo o almeno, moribondo.
Nel caso che coinvolse Villaretto, l’esame necroscopico condotto dall’ospedale veterinario di Torino confermò che il lupo sarebbe i morto a seguito di un impatto, presumibilmente investito. Pertanto la sua impiccagione non avvenne da vivo.
È notizia dei gironi scorsi che la Camera dei Deputati abbia approvato la nuova legge in materia di maltrattamenti sugli animali, prevedendo l’inasprimento di pene per chi commette illeciti. Nel caso di specie, la risposta sanzionatoria per chi cagiona la morte di animale si è fatta più severa: la legge ora stabilisce che chi uccide un animale rischia la reclusione minima di 6 mesi fino ad un massimo di 4 anni qualora l’illecito sia commesso con crudeltà. A questo, si aggiunge anche la pena pecuniaria, che potrà arrivare fino a 60mila euro di multa.
Relativamente al comportamento in caso di incidente, l’art. 189 del decreto legislativo n. 285/1992 (codice della strada) ha previsto, a partire dal 2010, che l’investimento di animali sia di affezione che protetti - come il caso del lupo -, sia da configurarsi come illecito amministrativo, e pertanto punito con una multa. Viene infatti stabilito che l’automobilista, in caso cagioni un incidente, che non si fermi e non presti soccorso all’animale, debba essere sanzionato con un pagamento di una somma che va dai 421 euro a 1.691 euro. Nel caso, invece, di più persone la multa va dagli 85 euro ai 337 euro.