Cronaca - 04 dicembre 2024, 08:57

Cane alla catena chiuso in un box restituito alla proprietaria a Genola, Stop Animal Crimes: "Continueremo a vigilare"

L'associazione commenta così la notizia della restituzione dell'animale, evidenziando che proseguono le indagini per maltrattamenti

Le guardie zoofile di Stop Animal Crimes Italia hanno denunciato all’autorità giudiziaria una donna di Genola per il reato di maltrattamento animali, in seguito al rinvenimento di un cane rinchiuso all’interno di un box fatiscente di ridotte dimensioni e legato con una corda di un metro, tra proprie feci e rifiuti vari.

Secondo le dichiarazioni rese dall’indagata, il cane era già scappato una volta aggredendo un ciclista: il box risultava costruito con materiale di risulta e fatiscente, esponendo il cane a ferite e quindi alla fuga; nel box sono stati ritrovati oggetti di plastica e rifiuti vari, il tutto in configurazione dell’ipotesi di reato di maltrattamento animali, per il quale la Procura della Repubblica di Cuneo sta procedendo con le indagini.

Il cane, con la nuova legge regionale 16 del 2024 non può più essere detenuto a catena. Quale essere senziente, come tutti gli animali da compagnia, deve essere detenuto rispettando la sua etologia; non può quindi essere relegato isolato in strutture non idonee e privato delle dovute relazioni sociali con l’umano, essendo un animale per natura sociale. Violare le prescrizioni di legge può provocare al cane lesioni psicologiche, oltre che fisiche, sviluppandone per esempio l’aggressività.

Aggiungono dall'associazione: "In seguito a sopralluogo eseguito dalle Autorità Istituzionali delegate dal Magistrato, è stata disposta la restituzione del cane al suo proprietario, pur proseguendo le indagini per il reato di maltrattamento. Come Associazione nazionale di tutela animale, continueremo a lavorare per sensibilizzare l'opinione pubblica e l'Autorità Giudiziaria in tema di maltrattamento degli animali, secondo la cui giurisprudenza e normativa specifica vanno ormai nella direzione già consolidata per cui il reato di maltrattamento animale previsto dal codice penale non si configura esclusivamente laddove l'animale manifesta lesioni o patologie evidenti ma anche e, diremmo, soprattutto, laddove l'animale da compagnia pur non manifestando maltrattamenti fisici viene costretto a vivere in ambienti angusti e insalubri (condizioni che spesso sviluppano aggressività) ovvero privato della etologicamente necessaria socializzazione con l'uomo ossia che il suo accertamento non è attribuito de plano alle ASL veterinarie (che in luogo dell'accertamento del reato prediligono impartire prescrizioni), ma è facoltà/diritto/dovere di tutta la Polizia Giudiziaria, guardie zoofile incluse (come disposto dalla L. 189/2004)."

redazione